Salve a tutti.
Sono in anticipo, lo so, ma ho una spiegazione ragionevole che mi scagionerà, almeno in parte, dall'accusa di non avere pazienza.
Il mio alibi è
questo articolo su Erowid(.org) che si intitola "Calea Zacatechichi - The Beginner's Guide": piuttosto sbrigativo e approssimativo, per i miei gusti, ma discretamente illuminante e rassicurante.
Secondo quell'articolo, c'è una decisiva differenza, tra un mero estratto e una vera e propria "resina", che dipende principalmente dalla purezza dell'alcol che si utilizza. Apparentemente, utilizzando un alcol a 95°, tre giorni di infusione sono sufficienti e il risultato sarà eccellente, assai migliore che facendone un thè o un estratto. Anche la quantità minima di pianta secca necessaria, diminuisce sensibilmente.
Il punto focale, in ogni caso, è la potenza della sostanza risultante, che sembra essere diverse (forse anche *parecchie*) volte maggiore di quella di un semplice thè. L'autore, e questo voglio sottolinearlo a mia volta perché nessuno possa dire che sorvolo sui dettagli cruciali, specifica che la dose MASSIMA per un test iniziale dovrebbe essere l'equivalente in resina di 1,5g di Calea secca.
L'autore, però, era anche uno stecchino di poco più di 70kg, mentre io arrivo senza vergogna a 110kg. Credo che la mia dose di partenza sarà di 2g-equivalenti.
Ora, tornando alla mia presunta impazienza, circa un'ora fa (che saranno per lo meno due per quando avrò finito di scrivere questo post!) ho filtrato il mio vasetto di Calea sotto alcol per poi mettere il liquido risultante ad evaporare su di un termosifone. Ma andiamo con ordine.
La prima cosa che ho fatto è stata recuperare il mio vasetto di Calea in infusione e controllarne lo stato. Per puro spirito di pignoleria ho voluto fargli due foto per mostrarvi il curioso fenomeno cromatico per cui, con la parte solida completamente sedimentata sul fondo, il liquido appare rosso-violaceo quando posto sotto una intensa fonte di luce (un led in questo caso); mentre, agitandolo un po' per rimescolare liquido e solido, ecco che il colore passa ad un verde pesto alla genovese.
Voir la pièce jointe 16673
Il passaggio successivo è stato prendere un filtro per caffè, aprirlo e posizionarlo in un imbuto. Poi ho preso una piccola pirofila di pyrex (va bene qualsiasi materiale, purché assicuri la totale assenza di pori e asperità), l'ho posizionata sotto all'imbuto e, dopo aver agitato il vasetto per far sì che tutta la parte solida andasse in sospensione, ho versato l'infuso nel filtro.
Vi dirò, non è come versarsi una tazza di thè appena fatto sulla patta, dove l'umidità filtra quasi istantaneamente e le vostre *uova* diventano sode nel giro di due secondi; è un filtrare lento, che passa da un deludente rivolo ad uno snervante sgocciolio non appena il liquido diminuisce e con esso la pressione. E vi assicuro che nemmeno utilizzare un cucchiaino per smuovere la parte solida così che non vada a fare tappo sul fondo, risolve qualcosa.
A fronte di questa rottura immonda, e siccome il braccio cominciava a farmi male, mi sono ingegnato per rendere l'operazione autosufficiente. Ho preso una piccola cagna da idraulico, un supporto che fosse più alto della pirofila e ho incastrato l'imbuto nel morso della cagna che a sua volta ho appoggiato sul supporto. Soddisfacente e sufficientemente stabile.
Voir la pièce jointe 16678
Quando la parte solida ha iniziato a emergere dal liquido, ho preso il cucchiaino, l'ho smossa e vi ho versato sopra l'equivalente di un quarto di bicchiere di alcol per essere sicuro che non fosse rimasto niente indietro.
Finito nuovamente di filtrare il liquido, la parte solida si presentava proprio come un limo. L'ho quindi smossa nuovamente con il cucchiaino per liberare eventuali sacche di liquido rimaste intrappolate nella palta (non ce n'erano), poi ho afferrato il filtro per i bordi superiori e ne ho strizzato ben bene fuori le ultime gocce. A questo punto, il filtro e il suo contenuto solido erano diventati inutili, perciò li ho gettati.
Voir la pièce jointe 16675
Vorrei proporre alcuni accorgimenti che mi sono venuti in mente durante le varie fasi:
.- per assicurarvi che la cagna non molli la presa imbrattando la tovaglia buona, potete prendere un elastico e metterlo attorno ai manici per tenerla ben serrata
.- se l'imbuto pesa troppo per la cagna e questa tende a sbilanciarsi, potete usare qualcosa di pesante per tenerla ferma, tipo una Bibbia o il dizionario di tedesco della nonna, quello che occupa spazio nella libreria e raccoglie polvere ininterrottamente da ormai cinque anni
.- per mettere l'infuso ad evaporare scegliete un contenitore con i bordi bassi e il fondo ampio, in modo da massimizzare la superficie di evaporazione e il passaggio di correnti d'aria
.- se rumore e pose plastiche non disturbano né voi né i vostri coinquilini (non è il mio caso, purtroppo), potete provare ad usare un phon puntandolo a velocità e temperatura medie verso la superficie del liquido; tenete una distanza minima di mezzo metro tra phon e alcol in modo da non causare incendi (improbabile, ma non si sa mai) e cercate di tenere un angolazione intorno ai 45° così da favorire una corrente d'aria continua e senza ristagni
.- mentre attendete che l'alcol evapori completamente, potete procurarvi degli abbassalingua o degli stecchi da ghiacciolo di legno da usare più tardi per raccogliere la resina; il legno è deformabile e questo assicurerà il massimo contatto con la superficie del contenitore così da raccogliere al meglio tutta la sostanza. Inoltre, avendone un paio, potrete usarli come "bacchette" per maneggiare la pallina, ripartirla e spostarla senza che vi si spalmi sulle dita (almeno questa è la mia idea)
.- dovendo costituire le dosi di resina da assumere basandovi sul peso della pianta *a secco*, vi consiglio di pesare accuratamente il quantitativo che andrete a mettere in infusione, così da poter poi lavorare per proporzioni; io, per esempio, avendo messo in infusione ~10g di Calea, e volendo iniziare con una dose equivalente a 2g di "materiale asciutto", dovrò ripartire la resina risultante in cinque parti uguali
.- quando mettete la pirofila sul termosifone, mettetele sotto una tovaglietta ripiegata per favorire il trasferimento del calore a tutta la superficie della base (stoffa batte aria, anche se acqua batte stoffa)
E' tutto, per ora.
Il prossimo aggiornamento ci sarà (con tanto di foto) quando raccoglierò il frutto delle mie fatiche e un altro ancora arriverà non appena avrò testato sulla qui presente cavia da laboratorio gli effetti della resina (ma senza foto!).
PS: come al solito vi esorto calorosamente ad intervenire per commentare, dire la vostra e suggerire qualsiasi accorgimento o variazione al metodo che vi possa venire in mente. Grazie.
UPDATE: la quantità di alcol residua nella pirofila è ormai ridotta a circa un millimetro o due (dove prima erano oltre cinque) e si nota subito un'ombra di qualcosa che sembra sabbia molto fine, come una spolverata di fondi di caffè, sul fondo. Inoltre, l'alcol stesso sembra più denso e viscoso, che suppongo sia proprio ciò che deve succedere.
Ormai i termosifoni sono spenti da un pezzo, il che rende plausibili le circa dieci ore trascorse e il fatto che ci sia ancora da aspettare.
Per domani mattina dovrebbe essere evaporato del tutto o quasi; almeno spero, perché non vedo l'ora di andare avanti con questa cosa.
UPDATE: non è assolutamente necessario, agitare l'infuso prima di filtrarlo per portare la parte solida in sospensione. E' molto più pratico versare l'infuso nel filtro evitando di smuovere il deposito sul fondo. Questo accelererà discretamente il filtraggio.
Nel frattempo potete usare un cucchiaio per *spremere* la parte solida rimasta sul fondo del contenitore per tirarne fuori quel poco di liquido che ancora vi è rimasto e versarlo nel filtro.
Una volta che il filtraggio del liquido è finito, si può versare anche la parte solida nel filtro e quindi strizzare ben bene per cavarne fuori l'ultimo mezzo cucchiaio di infuso che ancora trattiene.
Ho provato questo metodo con il nuovo lotto e funziona alla grande. Ve lo consiglio, rende tutto molto più pratico.