Ok, parliamone un po'. Molte delle risposte date mi piacciono ma cercherò di basarmi sulla tua considerazione originaria.
Dippold a dit:
Penso che conveniate tutti con me nel pensare che il nostro corpo sia un ammasso di materia ben ordinata, e che il nostro cervello sia una intricata rete di neuroni che si scambiano energia elettrochimica.
Secondo questo ragionamento, aggiungendo la psicologia freudiana, non abbiamo alcuna libertà di scegliere le nostre azioni. Anzi, a dirla tutta non esiste un "Io", si tratta solo di un'analisi della realtà in base alle esperienze e agli istinti.
Ebbene sì, sei una "macchina", sei stato acceso tempo fa con un operazione ingegneristica da far invidia al più grande esperto di nanotecnologia e hai un'"intelligenza artificiale" che un ingegnere informatico si sogna per le proprie macchine [almeno per ora, Stephen Hawkin una volta disse che "gli esseri umani, limitati dalla lentezza dell'evoluzione biologica, non potranno competere con le macchine e verranno soppiantati (se vuoi da qui puoi collegarti a Marx, ma cerchiamo di non andare O.T.)].
Dippold a dit:
Aggiungiamo anche che il compito del sistema nervoso è quello di elaborare una reazione rispetto agli stimoli esterni, attingendo ai ricordi
Questo, ancora una volta, scientificamente è giusto. La tua vita è una sorta di "matrix", il tuo cervello e molti dei tuoi organi (pensa agli occhi) sono fatti in modo da filtrare la realtà, quindi vedi certi colori per esempio, solo quando hai la luce a favore tra l'altro. Il tuo cervello interpreta quello che riesce a percepire con i cinque sensi, lo immagazzina, lo elabora, lo interpreta e, tutto questo, lo fa in automatico. L'ultimo livello della funzione di interpretazione del cervello è quella meno automatica, anche se è comunque data da una funzione automatica dato che il cervello non puoi accenderlo, spegnerlo o metterlo in stand-by ma funziona e basta. Questa funzione è quella con cui tu, data l'elaborazione di una sensazione (immagine, odore, sapore ecc...), la associ a un'idea più o meno precisa a seconda del livello di esperienza che hai avuto con quella sensazione.
Già, un'idea. Mi sa che qui è dove "casca l'asino". Per farlo cascare del tutto però, mi serve una premessa da fare.
Appena nato ti trovi, se vogliamo continuare questa metafora tecnologica, a una primissima versione "Alpha" del tuo firmware: sei ancora da migliorare, le tue componenti devono crescere e soprattutto deve ancora finire la tua programmazione. Ecco, come avviene la tua programmazione? Diciamo che sei una macchina che muta seguendo gli input esterni, attraverso questi impari le cose più semplici e basilari secondo la tua formamentis fisica (camminare, parlare...) e quelle "secondarie" come i vari comportamenti che sviluppi negli anni. Tutto si basa su quello che vedi e che quindi imiti; il luogo in cui cresci determina quasi al 100% l'essere che sarai negli anni post-formazione. L'esempio più facile che si può fare è quello di Mozart. Senza dubbio lui è stato uno dei più grandi compositori della storia, un enfant prodige incredibile con capacità interpretative e creative che sono arrivate a un'età estremamente giovane. Però da dove viene il talento di Mozart? Se fosse nato in un'altra famiglia o in un'altra epoca che ne sarebbe del suo talento? Visto che l'autodeterminazione è un concetto difficile da dimostrare direi di spostarci verso una prospettiva di determinazione esterna dell'essere. Nei vari casi quindi possiamo avere le seguenti possibilità: se fosse nato nella stessa famiglia ma in un'altra epoca avrebbe sviluppato un altro tipo di musica (se suo padre avesse contribuito allo stesso modo alla sua formazione musicale come è successo nel '700) oppure avrebbe sviluppato altri interessi visto che, oggi, gli input che arrivano sono molto più variegati rispetto a quelli della sua epoca. Se invece fosse nato nella stessa epoca ma in un altra famiglia senza gli stessi input musicali probabilmente non sarebbe stato lo stesso genio che ci siamo goduti fino a ora. L'unica cosa che lui probabilmente ha avuto rispetto agli altri è una propensione maggiore all'ascolto e all'immagazzinamento delle informazioni legate al suono. Tutto il resto viene dalla coincidenza dei vari fattori che hanno fatto parte della sua vita fin da piccolo (luogo di nascita e input vari).
Dippold a dit:
il problema è che io PENSO ed ho coscienza di me stesso. Secondo voi come si origina la coscienza?
Detto questo, andiamo al dunque. Dicevamo che, all'ultimo livello della tua esperienza con qualcosa, parte la fase dell'interpretazione personale in cui associ quel "qualcosa" a un'idea più o meno precisa.
Questa IDEA viene da quella che tu hai definito coscienza, cioè la capacità di associare le esperienze a un pensiero. L'idea più famosa del mondo è quella che l'uomo primitivo si è fatto davanti al fulmine che colpisce l'albero: mentre un altro animale si sarebbe semplicemente spaventato, l'uomo si è chiesto da dove venisse quel fenomeno associandolo a una forza esterna più o meno coscientemente determinante. L'idea più antica e persistente della storia è quindi quella di Dio. Da agnostico posso dirti che qualsiasi scoperta primordiale tu possa fare (big bang o quello che determina il big bang) il religioso di turno ti dirà che al livello precedente a quella scoperta c'è Dio.
A cosa voglio arrivare? Voglio arrivare al fatto che la tua coscienza è data ma non è sempre uguale in tutte le infinite tue possibilità di esistenza (cosa che ci allontana dal concetto di anima). La tua coscienza è data dalle funzioni primordiali del cervello, fin dalla nascita, quindi in un certo senso è direttamente determinata dalle tue sinapsi ma non solo! Queste sono un veicolo di elaborazione della realtà quindi la tua coscienza è data anche dal livello di esperienza che fai. Quindi, in definitiva, le tue azioni sono determinate sia dall'esterno che da te. E' un circolo vizioso: elaborazione-interpretazione (funzioni automatiche)-idea-azione(funzioni volontarie). Queste ultime però non possono esistere senza le prime due.
Ti lascio con questa considerazione: un malato di Alzheimer ha lo stesso livello di coscienza di un essere con un cervello sano? Probabilmente no, però sarebbe bello poter ascoltare in cuffia i pensieri volontari del malato, la loro parziale o totale assenza sarebbe forse la dimostrazione di quello che dici.