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morte per mdma

  • Auteur de la discussion Auteur de la discussion papo86
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tralascio i vs. commenti che spaziano nel nulla cosmico, ma ho una domanda, non avendo letto alcun articolo sul fattaccio... 2.4g o 3g... da solo? fatemi capire.. questi escono in 3 e tutta la roba se la prende solo uno? nel senso.. dovevano dividerla in tre persone e lui se l'è sparata tutta? oppure ognuno dei tre ha preso 2.4/3g ?? perchè mi pare impossibile anche per il più ingenuo o coraggioso dei ravers di spararsi dosi simili, anche fossero stati 2.4g divisi in tre...

per me hanno messo numeri a caso e voi state blaterando su pseudonotizie.

resta che puoi pure farti 1g, ma se balli due ore a 35 gradi senza ossigeno non c'entra alcol non c'entra malformazione congenita o altro... la gente muore sul divano a guardare la tv co sto caldo, ma qui certo è una serie di fattori tutti assieme, e lo sapete tutti, senza stare a difendere i cristalli buoni o altro.

l'anno scorso o due anni fa una ragazza che -dicevano- era la prima volta che prendeva una normale dose di ecstasy, le han dovuto trapiantare un fegato nuovo.
 
all'estero infatti se non mostri un documento non entri in discoteca, visto che una ragazzina si troverebbe i lividi per i cazzi poggiati sul culo, e in cassa non hanno tempo per controllare l'età e servono drink tranquillamente, visto che son tutti maggiorenni. qui in italia unisci le due cose e vedi che succede.
 
man from Armenia a dit:
Questa è una tua valutazione personale, inoltre non stai rispondendo alla mia domanda e ti chiedo scusa se non mi sono fatto capire. Non parlavo di chi "va avanti ad alcol"

una unità alcolica (UA) - ca 15 grammi di alcol - non ubriaca nessuno, 2 UA ubriacano una donna e 3 un uomo a stomaco vuoto. Le gente va in discoteca a stomaco pieno - di solito, beve due o tre cose di solito - e non si ubriaca. Sono generalizzazioni - è chiaro. Col comportamento di chi si distrugge con l'alcol ha poco a che vedere, dicevo un'altra cosa

Riformulo: la maggior parte della gente non va in discoteca per sballarsi, beve e esce in buone condizioni, non si cala pasticchine. LA maggior parte delle persone non si droga - uso in massa dell'alcol compreso, è una droga, è una della regole base del mio lavoro. Eppure si divertono, sono contente così, e sono la maggioranza
In genere quando rispondo a un pezzo di post è perché, in toto o in linea di massima, non ho nulla da ridire/aggingere su/a quello. Poi al fatto che avevi specificato le UA ci ho pensato dopo, ma ormai ero senza wi-fi. Errore mio. (E comunque i miei compagni di classe di rado cenano prima :?)

man from Armenia a dit:
A un bel momento qualcuno o qualcosa ha fatto nascere nella mente di una persona di 16 anni l'idea che invece il divertimento passava per l'ingestione di una forte dose di MDMA

non è questione di bravo ragazzo o di cretino, e poi che dici che il povero cretino merita di più di morire del bravo ragazzo?

un ragazzo di 16 ani non è abbastanza responsabile per formare un contratto. se è morto, legalmente è sempre colpa degli adulti
Non dico questo, solo che stiamo a discutere dell'appartenenza della colpa della sua morte e se fosse il bravo ragazzo che "sapeva una sega lui" allora ok continuare senza troppi cambiamenti alla conversazione. Se era un ipersballone che voleva una megadose per partire di più ha fatto tutto lui e anche se l'avessero informato, anche se ci fosse stata gente con l'acqua avverrebbe presso la stessa dose e avrebbe ballato tutto il tempo fregandosene giungendo alla stessa conclusione.

man from Armenia a dit:
In effetti in una cosa sono d'accordo sul santo morto: per pietà nessuno andrà a chiedere a dei genitori come mai un ragazzino di sedici anni, da solo, finisce alle 4 del mattino in una discoteca pieno di una sostanza vietata

Essere genitore dà dei compiti di vigilanza, come pure su chi si sfonda di alcol ogni sabato
Rispondo io: perché nessun genitore ha l'opportunità di controllare il priorio figlio tutta la sera (non lo dico in tono di difesa, semplicemente è infattibile. Al limite possono accompagnarlo e dargli un'ora a cui lo verranno a prendere -e se non vuole che i suoi vadano lì: che sia in condizioni di andare in un luogo stabilito, al limite scala l'orario per il tempo di arrivarci-, ma per sapere cosa farà tutta la serata va tenuto in casa e nemmeno in camera sua).

Old, in Italia ragionano "no minorenni -> meno soldi". Non è che non controllano perché non glie ne frega nulla, ma perché non conviene... (questo nella mentalità generica, poi è ovvio che le eccezioni ci sono e c'è anche qualche discoteca dove chiedono i documenti)
 
secondo me non era ecstasy... comunque la vera domanda fondamentale è: " PERCHE' CAZZO ENTRANO MINORI IN DISCOTECA LA SERA!!!!! " sti posti dovrebbero chiudere per questi motivi non perchè ci si sballa... fino ai 18 anni non bisognerebbe andare a ballare la sera non sei ancora in grado di distinguere con chiarezza cosa è giusto e cosa no sopratutto sei facilmente malleabile e trasportabile in situazioni che un minore non dovrebbe neanche vedere...
 
oldbrand7 a dit:
sono talmente patetici quelli del corriere che non so se credere a una solo parola di quello scritto... poi mi chiedo se era una partita di merda tagliata male perchè solo lui ha avuto sti problemi?? non bisogna mai fermarsi alla sostanza ma probabilmente questo ragazzo aveva già problemi al fegato peggiorati indubbiamente dalla droga ma che in ogni modo si sarebbero manifestati prima o poi...
 
Basta fomentare l'ignoranza!
 
ma poi tutti sti teen che si mangiano l'md?? io a 16 si e no sapevo cos'era una canna! Minkia !
 
papo86 a dit:
ma poi tutti sti teen che si mangiano l'md?? io a 16 si e no sapevo cos'era una canna! Minkia !
Ce ne sono, ce ne sono...
Ogni milione ne trovi anche uno serio (o quasi) che va un po' oltre lo stonarsi!
 
l'età c'entra poco.. io mi sento che sto usando più testa nel fare quello che voglio, più di miei amici che lo fanno da molto più tempo di me e hanno un qualche anno in più
 
Ci sarà stata una sola molecola di MDMA in quella pasticca?!
Il Corriere che non dimentichiamo - è un giornale che protegge la linea più dura proibizionista, le spara spesso grosse. Basta dare una veloce lettura a questa pseudo-analisi sulle sostanze, per capire la serietà di questo giornale su questo tema.
 
Pirro a dit:
Ci sarà stata una sola molecola di MDMA in quella pasticca?!
Il Corriere che non dimentichiamo - è un giornale che protegge la linea più dura proibizionista, le spara spesso grosse. Basta dare una veloce lettura a questa pseudo-analisi sulle sostanze, per capire la serietà di questo giornale su questo tema.
Non so se prima mi è venuto da piangere o mi è salito il sadismo. E non essendo abbonato ho potuto leggere solo la parte linkata...

(C'è un modo per leggerlo tutto? Giusto per vedere fin dove si sono spinti)

(E comunque suggerisco di postarlo anche in "giornalisti migliori")
 
magari se qualcuno fa copia-incolla :)
 
Per quanto puo essere "affidabile" una fonte simile, qualche informazione in più c'è.
Resto dell'opinione che queste "polverine nei sacchetti" siano tutto meno che <mdma>.

Sedicenne morto per ecstasy, il 19enne denunciato: «Seconda dose presa per me e poi offerta a Lamberto al Cocoricò» | Umbria24.it

Sa molto di: "tutti i blotters sono LSD e tutte le polverine MDMA".

Qua dentro sappiamo benissimo che 0.3 grammi (300Mg) di mdma sono una cosa, 300Mg di MDPV... sono la morte. ;-)

Vedendo quello che si può comprare dubito molto che sia stata vera MDMA... ma qualche RC spacciato per tale, cosa <pericolossisima>.

Perchè fare un dosaggio se non sai cosa assumi, è impossibile oltre che OLTREMODO RISCHIOSO.

DOC, risulta una polvere bianca, AMT pressoche identico, isopropylphenidato IDEM.. insomma, come sempre il mio consiglio?

DIFFIDATE DAGLI SPACCIATORI DI STRADA e\o "AMICI" che vi propongono polverine NON IDENTIFICABILI.

Mi vengono i <brividi> a pensare che qualcuno possa ingollarsi 300Mg di DOC... in una sera. (Ci resti quasi sicuro...)

Insomma procurarsi VERA MDMA in italia al giorno di oggi, è <MOLTO DIFFICOLTOSO> pure per utenti esperti.

Secondo me, questi si vendono qualche catinone e\o research chemicals... che per OPPORTUNISMO viene proposto come MDMA.

E questi sono i risultati. La gente non ha idea di cosa assume e ci lascia le penne.

Speriamo che pubblichino le analisi e si sappia che cappero ha mangiato questo, perchè ci credo poco che abbia assunto 3,4-metilenediossimetanfetamina, CAS: 42542-10-9

Comunque come previsto, sta venendo fuori un bel casino a livello nazionale.
Sono curioso di osservare gli sviluppi della situazione.

adamantine.ego
 
Siccome è "una vita" che questo personaggio scrive di sostanze e se ne occupa.
Invero scrive e cerca di considerare le questioni sulla droga in modo parecchio "fuori dal coro" e perlomeno cercando di ragionarci sopra, senza moralismi e\o frasi fatte. Ve lo riporto per intero.

droga.net - Le nuove droghe e le vecchie

[h=2]Le nuove droghe e le vecchie[/h]
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Le droghe non fanno (più) notizia, lo sappiamo; salvo quando ci scappa il morto. Ma anche qui la condizione deve essere particolare. Per fare una notizia degna delle cronache nazionali deve morire un giovane, meglio se minorenne, e possibilmente in un luogo del divertimento, meglio una discoteca. Se si ha più di trent&#8217;anni e se si muore a casa per strada o in auto, al massimo, escono articoli sui blog e sulle cronache locali ma nulla di più. Senz&#8217;altro non si raccolgono commenti di esperti di spicco e non si aprono dibattiti.Quando, poi, la morte di qualcuno riesce a sorpassare il muro del silenzio che, normalmente, circonda il problema scattano in modo automatico due reazioni: la prima tende ad utilizzare la notizia per rafforzare gli intendimenti e le proposizioni sia di chi è proibizionista che di chi è antiproibizionista; la seconda, di tipo &#8220;informativo&#8221; tende a costruire elenchi di sostanze, di effetti correlati al loro uso e di improbabili classifiche su cosa faccia più o meno male o sia più o meno pericoloso.Purtroppo la risultante dell&#8217;insieme di reazioni che, normalmente, si associano ad un tragico fatto di cronaca spesso sfocia in un qualcosa di molto simile alla confusione da cui non ci salvano gli elenchi che improvvisamente spiegano, anche a chi non lo sapeva, che ci si può drogare con Cannabinoidi sintetici, Catinoni, Ketamina, Feniletilammine, Piperazine, Acido gamma-idrossibutirrico o GHB, Amfetamine sintetiche, Dietilamide dell&#8217;acido lisergico, Fenciclidina o PCP, Sostanze psichedeliche, Cocaina, Eroina, Triptamine, Popper, Cannabis, Smart drugs, La pillola di Facebook, Krokodil e Le droghe da sniffare. Basta? Certamente no perché, volendo, ci sono farmaci che ben si prestano allo scopo oppure si possono mischiare sostanze diverse di origine naturale o sintetica, tra cui l&#8217;alcol, per ottenere effetti imprevedibili.Dopo qualche giorno la questione si chiude. Visti i presupposti, forse è la soluzione migliore. La morte fa parte della vita e, alla fine, qualche dato ufficiale ci rassicurerà rispetto al fatto che altrove la situazione è pure peggiore oppure che in qualche luogo (in questo momento va di moda il Portogallo, in altri tempi, ricordo, l&#8217;Olanda) una legislazione diversa ha risolto molti problemi. In ogni caso qualcuno ci ricorderà che si tratta di problemi che fanno parte della storia dell&#8217;uomo con tanto di citazioni dei Sumeri, dei riti sciamanici e di tutto ciò che ci si può mettere per dire che sempre c&#8217;è stato chi si drogava e sempre ci sarà e che, come per la prostituzione, il vero problema è come &#8220;regolamentare&#8221; il tutto.Nel frattempo, noto, che stiamo rapidamente passando, almeno a livello comunicativo, da una situazione in cui il drogato era un malato, per definizione, ad un&#8217;altra in cui si mette in dubbio che addirittura la tossicodipendenza sia una malattia. I risultati sono, al momento, imprevedibiliperché, invece, si classificano come patologie molte forme legate a comportamenti che non prevedono l&#8217;uso di droghe (dal gioco d&#8217;azzardo, allo shopping compulsivo, alla dipendenza da internet, ecc.).Rimane preoccupante, tuttavia, che l&#8217;analisi di un problema che, ripeto, è collettivo (non solo di chi usa droghe), sia così legata a singoli eventi tragici o a pronunciamenti che riguardano scelte politiche relative alla legalizzazione di una sostanza che, per quanto usata, è solo una della tante, legali o illegali che siano. Il problema collettivo, infatti, non è dato dalle situazioni che normalmente sono in grado di attivare le cronache, ma dal fatto che esistono ormai più mercati in competizione che vedono nello sviluppo dell&#8217;uso di sostanze (illegali ma anche legali) a scopo ricreativo, modulante, dopante ecc. la loro principale risorsa. Non escludo che l&#8217;insieme di interessi che si legano all&#8217;operare di questi mercati sia la determinante principale di analisi molto superficiali e non esaustive che, comunque, di volta in volta, sono in grado di far comprendere solo una parte della questione: spesso nemmeno la più importante.Se è, quindi, vero che l&#8217;uso di droghe (legali o illegali) fa parte della storia dell&#8217;uomo, ciò che fa la differenza, oggi rispetto al passato, è la trasformazione delle stesse in beni di consumo con produttori e distributori che, attuando tecniche promozionali assolutamente simili a quelle utilizzate per questo tipo di beni, sono in grado di amplificare nei singoli e nella collettività, bisogni che non avrebbero ragione di esistere. Contemporaneamente la popolazione generale ed i suoi rappresentanti politici continuano a pensare che la questione abuso di sostanze abbia a che fare con qualcosa di molto meno strutturato e, di conseguenza, sia &#8220;culturalmente&#8221; che a livello di dibattito politico la ricerca di possibili soluzioni al problema, con buona fede di tutti, viene molto semplificata e le misure conseguenti risultano spesso inefficaci o addirittura controproducenti.C&#8217;è, ad esempio, chi ragiona sul fatto che probabilmente la presenza di una molteplicità di sostanze sul mercato è il frutto di una rincorsa al proibire che induce la proposta di molecole sempre nuove da immettere sul mercato, prima che vengano vietate. Il ragionamento ha fondamento ma bisogna anche dire che la stessa proliferazione ridondante si ha anche per mercati di sostanze lecite, come i farmaci e, più in generale, per tutti i prodotti di largo consumo, dai dentifrici agli smartphone, dove chi non riesce a proporre costantemente novità, reali o fittizie, è destinato a scomparire.La questione di più mercati in competizione, inoltre, non è da trascurare. La loro azione, anche se non volontariamente, è sinergica e mentre anche tecnicamente si sono acquisite grandi capacità nella creazione di bisogni, consumi e mercati, le capacità opposte (quelle di fare demarketing) sono ancora molto acerbe. La ragione è molto semplice: nessuno investe in questo senso. Anche quando si vedono &#8220;campagne&#8221; informative &#8220;contro&#8221; l&#8217;uso di droghe è evidente come la loro connotazione sia pensata, più che altro, per creare consenso a chi le propone.Dobbiamo, quindi, accettare che l&#8217;uso di sostanze di vario genere (legali ed illegali) atte ad alterare lo stato psico-fisico e a costruire una sorta di doping della vita quotidiana ci accompagni sempre più?Faccio fatica ad accettare culturalmente la cosa ma, esaminando il tutto su un piano più realistico, penso che sia un processo inevitabile che non solo avverrà, ma che, in pratica, è già avvenuto.All&#8217;interno delle semplificazioni di cui prima parlavo, i dati che ci vengono di volta in volta rappresentati ci parlano di situazioni apparentemente stabili. Ma si tratta, sempre, di dati parziali. D&#8217;altra parte anche istituzionalmente gli Osservatori che si occupano di questi fenomeni sono divisi. Chi si occupa di droghe non deve occuparsi di alcol e tantomeno di farmaci o di comportamenti additivi e viceversa. Quasi come se queste cose non avessero importanti legami tra loro. Intanto i dati, nella loro naturale parzialità non riescono nemmeno a considerare assieme tutti quei fenomeni in cui c&#8217;è una assunzione problematica e impropria di sostanze di vario genere, soprattutto in ambiti &#8220;protetti&#8221; quelli, cioè, che non si prestano alla dichiarazione spontanea di questo tipo di situazioni. Mi spiego meglio: può essere facile presentare questionari nelle scuole e ottenere risposte più o meno attendibili. Diverso sarebbe fare la stessa rilevazione nelle redazioni dei quotidiani, con gli operatori di borsa, nell&#8217;ambito dell&#8217;autotrasporto, con gli operatori della sanità, in ambito politico, nello sport agonistico ecc. Diverso ancora sarebbe indagare non solo sull&#8217;uso di droghe ma anche di sostanze dopanti e, soprattutto, di farmaci di vario genere, dai &#8220;coadiuvanti sessuali&#8221;, agli ormoni, agli psicofarmaci di diverso tipo e sull&#8217;uso &#8211; abuso improprio che se ne fa; unendo anche l&#8217;uso di alcolici potremmo avere sorprese non belle e, più precisamente, scoprire che l&#8217;abuso di sostanze non è solo un problema limitato all&#8217;età giovanile e che l&#8217;uso improprio o pericoloso di sostanze legali è più diffuso di quello da sostanze illegali. Si tratta di cose generalmente note agli esperti di settore ma difficilmente divulgate e rappresentate, almeno in questi anni, quando avrebbero contribuito a mettere sempre più in discussione i paradigmi della &#8220;guerra alla droga&#8221;.Ciò che, soprattutto, è particolarmente disfunzionale è che le strategie di azione e tutto ciò che ne consegue operativamente continuano a viaggiare su presupposti molto differenti e cioè che il fenomeno uso ed abuso di sostanze non sia diffuso così come in realtà è, e che di conseguenza l&#8217;obiettivo generale sia circoscriverlo e, gradualmente, eliminarlo, attraverso azioni educative, formative, terapeutiche o repressive. Ciò anche perché, nel considerarlo, subito scatta il cortocircuito logico &#8220;abuso di sostanze&#8221; = &#8220;abuso di droghe&#8221;= &#8220;devianza&#8221; (dalla norma) = &#8220;illecito&#8221; = &#8220;spacciatori&#8221; = &#8220;ragazzi&#8221; che si drogano.Se considerassimo la possibilità di consumo e abuso di farmaci, droghe e sostanze psicoattive come un qualcosa di normalmente diffuso nella popolazione generale e ci comportassimo di conseguenza, considerando come, nella maggior parte dei casi, questo è il frutto dell&#8217;azione di mercati e della costruzione di modelli di consumo in cui i bisogni sono creati ad arte, avremmo molti più strumenti per intervenire.Prima di tutto avremmo a che fare con l&#8217;emersione di fenomeni che adesso sono sommersi e, quindi, poco affrontati anche da chi ne subisce le conseguenze. Chi usa droghe, ad esempio, sarebbe meno stigmatizzato. Già non sarebbe cosa da poco, vista la difficoltà che le persone che accedono a questo tipo di consumi hanno nel chiedere aiuto anche in caso di problemi. Anche certi fenomeni, attualmente ancor più sommersi dell&#8217;abuso di droghe, come l&#8217;abuso e la dipendenza da farmaci, potrebbero essere affrontati in modo più appropriato (perché gli stessi medici ne terrebbero maggior conto nell&#8217;operatività quotidiana). I sistemi assicurativi non continuerebbero a porre clausole che negano risarcimenti (attenzione!) in alcune situazioni di consumo di sostanze, anche qui contribuendo alla negazione ed al non accertamento dei fatti ed alla non emersione di fenomeni (es. misuso di farmaci o utilizzo di droghe in ambito lavorativo) che, negati, non accertati e sommersi, ovviamente, sono ancor più pericolosi. Lo stesso sistema di cura e quello preventivo potrebbero essere costruiti in modo differente, rinunciando a quella connotazione di speciale / emergenziale che li polarizza di volta in volta verso questa o quella punta di iceberg di una situazione molto più ampia che continua a rimanere sotto traccia. Insomma si potrebbero affrontare molte situazioni come parte della &#8220;normalità&#8221; e non della devianza, della malattia mentale, dell&#8217;incapacità di intendere o di volere o, ancora, dell&#8217;azione criminale. Avremmo modo per valutare diversamente comportamenti e consuetudini che, non solo sono costosi per tutti, ma producono danni infinitamente maggiori di quanto è possibile desumere delle cronache. A quel punto, forse, saremmo anche in grado di valutare e pesare diversamente il tormentone della star che canta la bellezza di consumare marijuana, l&#8217;articolo che ci annuncia l&#8217;ultima nuova droga devastante e mortale (ma che piace tanto), la pubblicità che ci spinge a consumare autonomamente farmaci da banco che possono provocare reazioni anche gravi (leggi morte o malattia) anche per stupidi malesseri, la necessità di spostare le slot dalla nostra strada per evitare di perderci i risparmi di una vita, il pensiero più o meno indotto che attraverso pillole blu o di altro colore si possa avere una gioventù che è passata, la speranza che si possa trovare su google il farmaco per qualunque cosa, che anche le droghe possano essere farmaci, che anche l&#8217;alcol possa essere una droga e che sempre e comunque sia necessario superare i nostri limiti e spendere soldi, anche semplicemente per vivere meglio quelle esperienze &#8220;normali&#8221; che sono, poi, quelle che svegliano i nostri sentimenti e ci fanno ridere, piangere, emozionare, essere vivi.Riccardo C. GattiP.S. Un giornalista mi ha chiamato: vorrebbe fare un elenco delle &#8220;nuove droghe&#8221; che usano i &#8220;ragazzi&#8221; indicandone gli effetti devastanti. Possibile? Ancora un &#8220;catalogo&#8221; di cosa consumare e perché. Ho visto un video di una canzone che esalta il consumo di marijuana: consoliderà il successo del cantante, della droga o di entrambi? Leggo della Flakka, &#8220;la droga sintetica che negli USA insidia il primato della cocaina e (attenzione! N.d.A.) costa meno di un Big Mac&#8221;. Una amica che si occupa di comunicazione mi spiega, intanto, che non vede alcuna promozione delle droghe: secondo lei si vendono da sole. Le chiedo &#8230; &#8220;e i farmaci&#8221; &#8230; mi dice che quello è un altro discorso. Chissà, magari ha ragione, ma non ho mai visto prodotti che si vendono da soli. Leggo della solita battaglia sulla legalizzazione della cannabis, pro e contro, con gli stessi argomenti di trent&#8217;anni fa. Vedo che nessuno parla dell&#8217;abuso di farmaci. Anche il tabacco sembra dimenticato ma sarà vietato fumare in auto, in presenza di minori o di donne in gravidanza. Mi immagino già quando &#8220;scatteranno&#8221; i controlli. Nasce l&#8217;Osservatorio sul Gioco d&#8217;Azzardo, presso il Ministero della Salute. Tutti osservano, ciascuno per conto suo. Magari spostano le slot dal bar sotto casa mentre ormai anche a Las Vegas gradualmente ci si orienta verso proposte diverse dal gioco d&#8217;azzardo. Ricompare l&#8217;eroina nei giovani, negli USA va già alla grande ma sembra non importare. Parliamo della Flakka: &#8220;Un giovane corre nudo per strada, gridando terrorizzato &#8220;mi vogliono uccidere!&#8221; Un altro scappa a perdifiato e finisce impalato su una ringhiera, convinto di essere accerchiato da cani lupo che vogliono dilaniarlo&#8221;. Chissà che fine ha fatto la droga dei cannibali. Ma gli ultimi dati sulla diffusione di droga negli studenti italiani paiono stabili. Insomma chiudo l&#8217;articolo e torno nel mondo reale. Perché farsi problemi quando a tutti va bene così? O no !?
 
Siccome è "una vita" che questo personaggio scrive di sostanze e se ne occupa.
Invero scrive e cerca di considerare le questioni sulla droga in modo parecchio "fuori dal coro" e perlomeno cercando di ragionarci sopra, senza moralismi e\o frasi fatte. Ve lo riporto per intero.

droga.net - Le nuove droghe e le vecchie

[h=2]Le nuove droghe e le vecchie[/h]
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Le droghe non fanno (più) notizia, lo sappiamo; salvo quando ci scappa il morto. Ma anche qui la condizione deve essere particolare. Per fare una notizia degna delle cronache nazionali deve morire un giovane, meglio se minorenne, e possibilmente in un luogo del divertimento, meglio una discoteca. Se si ha più di trent’anni e se si muore a casa per strada o in auto, al massimo, escono articoli sui blog e sulle cronache locali ma nulla di più. Senz’altro non si raccolgono commenti di esperti di spicco e non si aprono dibattiti.Quando, poi, la morte di qualcuno riesce a sorpassare il muro del silenzio che, normalmente, circonda il problema scattano in modo automatico due reazioni: la prima tende ad utilizzare la notizia per rafforzare gli intendimenti e le proposizioni sia di chi è proibizionista che di chi è antiproibizionista; la seconda, di tipo “informativo” tende a costruire elenchi di sostanze, di effetti correlati al loro uso e di improbabili classifiche su cosa faccia più o meno male o sia più o meno pericoloso.Purtroppo la risultante dell’insieme di reazioni che, normalmente, si associano ad un tragico fatto di cronaca spesso sfocia in un qualcosa di molto simile alla confusione da cui non ci salvano gli elenchi che improvvisamente spiegano, anche a chi non lo sapeva, che ci si può drogare con Cannabinoidi sintetici, Catinoni, Ketamina, Feniletilammine, Piperazine, Acido gamma-idrossibutirrico o GHB, Amfetamine sintetiche, Dietilamide dell’acido lisergico, Fenciclidina o PCP, Sostanze psichedeliche, Cocaina, Eroina, Triptamine, Popper, Cannabis, Smart drugs, La pillola di Facebook, Krokodil e Le droghe da sniffare. Basta? Certamente no perché, volendo, ci sono farmaci che ben si prestano allo scopo oppure si possono mischiare sostanze diverse di origine naturale o sintetica, tra cui l’alcol, per ottenere effetti imprevedibili.Dopo qualche giorno la questione si chiude. Visti i presupposti, forse è la soluzione migliore. La morte fa parte della vita e, alla fine, qualche dato ufficiale ci rassicurerà rispetto al fatto che altrove la situazione è pure peggiore oppure che in qualche luogo (in questo momento va di moda il Portogallo, in altri tempi, ricordo, l’Olanda) una legislazione diversa ha risolto molti problemi. In ogni caso qualcuno ci ricorderà che si tratta di problemi che fanno parte della storia dell’uomo con tanto di citazioni dei Sumeri, dei riti sciamanici e di tutto ciò che ci si può mettere per dire che sempre c’è stato chi si drogava e sempre ci sarà e che, come per la prostituzione, il vero problema è come “regolamentare” il tutto.Nel frattempo, noto, che stiamo rapidamente passando, almeno a livello comunicativo, da una situazione in cui il drogato era un malato, per definizione, ad un’altra in cui si mette in dubbio che addirittura la tossicodipendenza sia una malattia. I risultati sono, al momento, imprevedibiliperché, invece, si classificano come patologie molte forme legate a comportamenti che non prevedono l’uso di droghe (dal gioco d’azzardo, allo shopping compulsivo, alla dipendenza da internet, ecc.).Rimane preoccupante, tuttavia, che l’analisi di un problema che, ripeto, è collettivo (non solo di chi usa droghe), sia così legata a singoli eventi tragici o a pronunciamenti che riguardano scelte politiche relative alla legalizzazione di una sostanza che, per quanto usata, è solo una della tante, legali o illegali che siano. Il problema collettivo, infatti, non è dato dalle situazioni che normalmente sono in grado di attivare le cronache, ma dal fatto che esistono ormai più mercati in competizione che vedono nello sviluppo dell’uso di sostanze (illegali ma anche legali) a scopo ricreativo, modulante, dopante ecc. la loro principale risorsa. Non escludo che l’insieme di interessi che si legano all’operare di questi mercati sia la determinante principale di analisi molto superficiali e non esaustive che, comunque, di volta in volta, sono in grado di far comprendere solo una parte della questione: spesso nemmeno la più importante.Se è, quindi, vero che l’uso di droghe (legali o illegali) fa parte della storia dell’uomo, ciò che fa la differenza, oggi rispetto al passato, è la trasformazione delle stesse in beni di consumo con produttori e distributori che, attuando tecniche promozionali assolutamente simili a quelle utilizzate per questo tipo di beni, sono in grado di amplificare nei singoli e nella collettività, bisogni che non avrebbero ragione di esistere. Contemporaneamente la popolazione generale ed i suoi rappresentanti politici continuano a pensare che la questione abuso di sostanze abbia a che fare con qualcosa di molto meno strutturato e, di conseguenza, sia “culturalmente” che a livello di dibattito politico la ricerca di possibili soluzioni al problema, con buona fede di tutti, viene molto semplificata e le misure conseguenti risultano spesso inefficaci o addirittura controproducenti.C’è, ad esempio, chi ragiona sul fatto che probabilmente la presenza di una molteplicità di sostanze sul mercato è il frutto di una rincorsa al proibire che induce la proposta di molecole sempre nuove da immettere sul mercato, prima che vengano vietate. Il ragionamento ha fondamento ma bisogna anche dire che la stessa proliferazione ridondante si ha anche per mercati di sostanze lecite, come i farmaci e, più in generale, per tutti i prodotti di largo consumo, dai dentifrici agli smartphone, dove chi non riesce a proporre costantemente novità, reali o fittizie, è destinato a scomparire.La questione di più mercati in competizione, inoltre, non è da trascurare. La loro azione, anche se non volontariamente, è sinergica e mentre anche tecnicamente si sono acquisite grandi capacità nella creazione di bisogni, consumi e mercati, le capacità opposte (quelle di fare demarketing) sono ancora molto acerbe. La ragione è molto semplice: nessuno investe in questo senso. Anche quando si vedono “campagne” informative “contro” l’uso di droghe è evidente come la loro connotazione sia pensata, più che altro, per creare consenso a chi le propone.Dobbiamo, quindi, accettare che l’uso di sostanze di vario genere (legali ed illegali) atte ad alterare lo stato psico-fisico e a costruire una sorta di doping della vita quotidiana ci accompagni sempre più?Faccio fatica ad accettare culturalmente la cosa ma, esaminando il tutto su un piano più realistico, penso che sia un processo inevitabile che non solo avverrà, ma che, in pratica, è già avvenuto.All’interno delle semplificazioni di cui prima parlavo, i dati che ci vengono di volta in volta rappresentati ci parlano di situazioni apparentemente stabili. Ma si tratta, sempre, di dati parziali. D’altra parte anche istituzionalmente gli Osservatori che si occupano di questi fenomeni sono divisi. Chi si occupa di droghe non deve occuparsi di alcol e tantomeno di farmaci o di comportamenti additivi e viceversa. Quasi come se queste cose non avessero importanti legami tra loro. Intanto i dati, nella loro naturale parzialità non riescono nemmeno a considerare assieme tutti quei fenomeni in cui c’è una assunzione problematica e impropria di sostanze di vario genere, soprattutto in ambiti “protetti” quelli, cioè, che non si prestano alla dichiarazione spontanea di questo tipo di situazioni. Mi spiego meglio: può essere facile presentare questionari nelle scuole e ottenere risposte più o meno attendibili. Diverso sarebbe fare la stessa rilevazione nelle redazioni dei quotidiani, con gli operatori di borsa, nell’ambito dell’autotrasporto, con gli operatori della sanità, in ambito politico, nello sport agonistico ecc. Diverso ancora sarebbe indagare non solo sull’uso di droghe ma anche di sostanze dopanti e, soprattutto, di farmaci di vario genere, dai “coadiuvanti sessuali”, agli ormoni, agli psicofarmaci di diverso tipo e sull’uso – abuso improprio che se ne fa; unendo anche l’uso di alcolici potremmo avere sorprese non belle e, più precisamente, scoprire che l’abuso di sostanze non è solo un problema limitato all’età giovanile e che l’uso improprio o pericoloso di sostanze legali è più diffuso di quello da sostanze illegali. Si tratta di cose generalmente note agli esperti di settore ma difficilmente divulgate e rappresentate, almeno in questi anni, quando avrebbero contribuito a mettere sempre più in discussione i paradigmi della “guerra alla droga”.Ciò che, soprattutto, è particolarmente disfunzionale è che le strategie di azione e tutto ciò che ne consegue operativamente continuano a viaggiare su presupposti molto differenti e cioè che il fenomeno uso ed abuso di sostanze non sia diffuso così come in realtà è, e che di conseguenza l’obiettivo generale sia circoscriverlo e, gradualmente, eliminarlo, attraverso azioni educative, formative, terapeutiche o repressive. Ciò anche perché, nel considerarlo, subito scatta il cortocircuito logico “abuso di sostanze” = “abuso di droghe”= “devianza” (dalla norma) = “illecito” = “spacciatori” = “ragazzi” che si drogano.Se considerassimo la possibilità di consumo e abuso di farmaci, droghe e sostanze psicoattive come un qualcosa di normalmente diffuso nella popolazione generale e ci comportassimo di conseguenza, considerando come, nella maggior parte dei casi, questo è il frutto dell’azione di mercati e della costruzione di modelli di consumo in cui i bisogni sono creati ad arte, avremmo molti più strumenti per intervenire.Prima di tutto avremmo a che fare con l’emersione di fenomeni che adesso sono sommersi e, quindi, poco affrontati anche da chi ne subisce le conseguenze. Chi usa droghe, ad esempio, sarebbe meno stigmatizzato. Già non sarebbe cosa da poco, vista la difficoltà che le persone che accedono a questo tipo di consumi hanno nel chiedere aiuto anche in caso di problemi. Anche certi fenomeni, attualmente ancor più sommersi dell’abuso di droghe, come l’abuso e la dipendenza da farmaci, potrebbero essere affrontati in modo più appropriato (perché gli stessi medici ne terrebbero maggior conto nell’operatività quotidiana). I sistemi assicurativi non continuerebbero a porre clausole che negano risarcimenti (attenzione!) in alcune situazioni di consumo di sostanze, anche qui contribuendo alla negazione ed al non accertamento dei fatti ed alla non emersione di fenomeni (es. misuso di farmaci o utilizzo di droghe in ambito lavorativo) che, negati, non accertati e sommersi, ovviamente, sono ancor più pericolosi. Lo stesso sistema di cura e quello preventivo potrebbero essere costruiti in modo differente, rinunciando a quella connotazione di speciale / emergenziale che li polarizza di volta in volta verso questa o quella punta di iceberg di una situazione molto più ampia che continua a rimanere sotto traccia. Insomma si potrebbero affrontare molte situazioni come parte della “normalità” e non della devianza, della malattia mentale, dell’incapacità di intendere o di volere o, ancora, dell’azione criminale. Avremmo modo per valutare diversamente comportamenti e consuetudini che, non solo sono costosi per tutti, ma producono danni infinitamente maggiori di quanto è possibile desumere delle cronache. A quel punto, forse, saremmo anche in grado di valutare e pesare diversamente il tormentone della star che canta la bellezza di consumare marijuana, l’articolo che ci annuncia l’ultima nuova droga devastante e mortale (ma che piace tanto), la pubblicità che ci spinge a consumare autonomamente farmaci da banco che possono provocare reazioni anche gravi (leggi morte o malattia) anche per stupidi malesseri, la necessità di spostare le slot dalla nostra strada per evitare di perderci i risparmi di una vita, il pensiero più o meno indotto che attraverso pillole blu o di altro colore si possa avere una gioventù che è passata, la speranza che si possa trovare su google il farmaco per qualunque cosa, che anche le droghe possano essere farmaci, che anche l’alcol possa essere una droga e che sempre e comunque sia necessario superare i nostri limiti e spendere soldi, anche semplicemente per vivere meglio quelle esperienze “normali” che sono, poi, quelle che svegliano i nostri sentimenti e ci fanno ridere, piangere, emozionare, essere vivi.Riccardo C. GattiP.S. Un giornalista mi ha chiamato: vorrebbe fare un elenco delle “nuove droghe” che usano i “ragazzi” indicandone gli effetti devastanti. Possibile? Ancora un “catalogo” di cosa consumare e perché. Ho visto un video di una canzone che esalta il consumo di marijuana: consoliderà il successo del cantante, della droga o di entrambi? Leggo della Flakka, “la droga sintetica che negli USA insidia il primato della cocaina e (attenzione! N.d.A.) costa meno di un Big Mac”. Una amica che si occupa di comunicazione mi spiega, intanto, che non vede alcuna promozione delle droghe: secondo lei si vendono da sole. Le chiedo … “e i farmaci” … mi dice che quello è un altro discorso. Chissà, magari ha ragione, ma non ho mai visto prodotti che si vendono da soli. Leggo della solita battaglia sulla legalizzazione della cannabis, pro e contro, con gli stessi argomenti di trent’anni fa. Vedo che nessuno parla dell’abuso di farmaci. Anche il tabacco sembra dimenticato ma sarà vietato fumare in auto, in presenza di minori o di donne in gravidanza. Mi immagino già quando “scatteranno” i controlli. Nasce l’Osservatorio sul Gioco d’Azzardo, presso il Ministero della Salute. Tutti osservano, ciascuno per conto suo. Magari spostano le slot dal bar sotto casa mentre ormai anche a Las Vegas gradualmente ci si orienta verso proposte diverse dal gioco d’azzardo. Ricompare l’eroina nei giovani, negli USA va già alla grande ma sembra non importare. Parliamo della Flakka: “Un giovane corre nudo per strada, gridando terrorizzato “mi vogliono uccidere!” Un altro scappa a perdifiato e finisce impalato su una ringhiera, convinto di essere accerchiato da cani lupo che vogliono dilaniarlo”. Chissà che fine ha fatto la droga dei cannibali. Ma gli ultimi dati sulla diffusione di droga negli studenti italiani paiono stabili. Insomma chiudo l’articolo e torno nel mondo reale. Perché farsi problemi quando a tutti va bene così? O no !?
 
Ho letto che il ragazzo ha assunto 3g di ecstasy...dose mortale,lo ha ucciso la sua ignoranza
 
man from Armenia a dit:
xxx

Come mai la wikipedia non parla chiaramente di rischio vita in caso di overdose?

xxx

ripeto questa domanda. Se uno cerca nella wikipedia non si parla di rischio di overdose mortale. La fonte più usata non è completa: perché?
 
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