Miei due cent sulla meditazione: una porcata. Un problemaccio dell'attività "spirituale" contemporanea che neppure persone quali Osho hanno avuto la pena di dipanare, probabilmente per comodità.
Un grammo di pratica vale più di una tonnellata di teoria
Sì e no. Anzi, no. La stessa divisione tra teoria e pratica credo sia una questione occidentale nata allo scindersi dell'attività mentale rispetto a quella fisica. Marcare ulteriormente su questo punto vuol dire, a mio parere, insistere sulla vaghezza delle percezioni a monte, delle visioni a valle e nel separare il pensare dal fare. Invece trovo che il pensiero, soprattutto quando distillato, vedi un jnana yoga, apra le porte e la coscienza.
Sulla meditazione può avvenire facendo un discorso a sè stessi di purificazione semantica che mi feci tempo fa. Cosa è la meditazione? Ed evitiamo definizioni ostensive, siamo adulti.
La meditazione è, per quel che ho visto e anche che ho letto in questo topic, una parola-cassonetto nella quale vengono gettate in maniera indifferenziata pratiche e concetti distanti tra di loro nel tempo, nello spazio e nell'essenza, un cassonetto che mastica il tutto e sputa fuori un qualcosa che brilla per semplicità ma, se si va a vedere, è falso e indefinibile (tanti gli scienziati che ci hanno provato e si sono trovati davanti una selva).
Se vediamo il nostro utilizzo, quello che viene da meditatio meditatis, che credo sia entrato in auge durante l'alto medioevo essendo parte della traduzione della bibbia dal greco di haga siha, in ebraico (vuol dire "sospiro", circa), tradotto poi con hagai melete in greco (che già non c'entrava molto) e poi meditatio in latino. Come quando da bimbi si gioca a sussurrare una parola e vedere dopo tante persone cosa capisce l'ultimo.
Tralasciando le questioni su Tradurre e Tradire, ché è cosa che meriterebbe un capitolo a parte, questa parola di "meditatio" che per i latini aveva un significato di "pensare", poi nel cristianesimo divenuto parte delle pratiche religiose che hanno aderito soprattutto nell'esicasmo, improvvisamente ha avuto il suo successone. Non sono sicuro di quando, può darsi che abbia anche un paio di secoli. Ha iniziato, ingorda, ad inglobare nel suo campo semantico una quantità sterminata di significati e fare un sacco di confusione nei poveri ricercatori (e nei filologi).
E ora una persona in cerca di una Strada, di un Qualcosa, si ritrova a fare i conti con una parola che da un lato ingloba le pratiche Sufi dei dervisci tanto quando il Dhyana, il Karma Yoga tanto quando la contemplazione, e dall'altro lato non trova il filo, mille persone danno mille pareri e dibattono, addirittura, come se stessero parlando della stessa cosa!
"La vera meditazione"... "perché è così che si medita...", mi sembra di vedere in azione quello che è successo per la parola Arte.
C'è da capire poi che queste pratiche, ne ho citate solo alcune, ma vanno dal dveikus ebraico al bakhta yoga, oltre ad essere completamente distinte tra di loro, non sono solite esistere nella loro naturale conformazione come isolate dal resto. Non possono, in sostanza, essere tolte dal loro contesto e messe in atto senza denaturarle e impoverirle.
La cosa fa danno sia ai metodi meravigliosi che abbiamo con amore e devozione concepito in migliaia di anni per portarci in punti differenti dell'Esistenza, sia al ricercatore confuso che si trova in mano un librettino new age sulla "meditazione", e si distacca sempre di più dalla saggezza che abbiamo cercato di accumulare in tanto tempo.
In sostanza, per me si può bruciare.
Vogliamo parlare di Bahkta? Parliamo di Bakhta. Vogliamo parlare dei mantra nel tantrismo? Chiamiamoli mantra nel tantrismo.
Senza offendere nessuno.