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Credete nella vita dopo la morte?

  • Auteur de la discussion Auteur de la discussion Renton
  • Date de début Date de début
Horror Vacui a dit:
Questo studio ha messo in luce da un certo punto di vista alcune anomalie che meriterebbero ulteriori approfondimenti ma, andiamoci cauti con tutto il resto! Non lasciamoci influenzare dai nostri pre-giudizi (in senso buono)!

Si, razionale e scettico, ma molto "interessante"! Devi contare che quando non dipingo a volte dipingo con la mente e mi faccio trasportare nell'oblio :toimonster:!
 
Nullè a dit:
io non capisco la vita, come posso capire la morte?
Stavo per scrivere la stessa cosa! Io non conosco la mia vera identità, (sempre che ci sia un identità soggettiva poi), non conosco la vita e, pur avendo esplorato piani diversi, ed essermi visto ad un passo dalla morte, (ed avendo cercato con tutte le forze di questo mondo di riprendere il mio corpo, spaventato terribilmente nel vederlo in terza persona...), o avendo visto cose che, volendo potrei attribuire a vite passate, con fin troppi indizi, e che mi hanno portato a scoprire delle predisposizioni particolari che non pensavo di avere, anzi non conoscevo proprio... non mi azzarderei mai a descrivere la vita, la morte... figuriamoci quello che c'è dopo! Che ci sia una vita al di fuori del corpo si, ma durerà anche dopo la morte?! E la si potrà controllare in prima persona? E chi lo sa!
Bellissimo argomento comunque!
 
sì e no... del tipo "vivete come se fosse l'ultimo giorno"
[è l'ultimo giorno?! AAAAAH! AIUTOOOO!!! ...È L'ULTIMO GIORNOOOOOOOO!]

che poi mica è una brutta cosa, la morte, è un passaggio della ruota, o no?!
 
Mmm, questo è un topic che solletica la mia innata grafomania, ma vedrò di contenermi.
Come mi pare di capire dai post precedenti, sono in buona compagnia (non è che ne dubitassi, ma questa è l'ennesima conferma) non c'è, praticamente, nessuno che accetti l'idea di aldilà codificata dalle grandi religioni. Personalmente, trovo inaccettabile, ad esempio, la struttura inferno-paradiso (mettiamoci pure il purgatorio, và, anche se quest'ultimo è un'invenzione tipicamente cristiana, che non trova spazio in altre credenze), e sarebbe, per me, terribile se le cose stessero effettivamente così: sarei condannato all'opposizione eterna, salvo potermi rifugiare nel limbo discordiano (iCyte - Saved Page: Ultim'ora : la società discordiana rileva il Limbo | Mars In America, una traduzione un po' approssimativa). Come pure l'idea della reincarnazione nell'accezione induista e buddhista: una tortura ancor peggiore di qualsivoglia inferno, morire per poi rinascere e tornare a soffrire, incontrando, per di più, sempre la stessa gente sotto altre spoglie, e tutto per risolvere i conflitti avuti con loro nelle precedenti esistenze. Ma che palle! E non si potrebbe neanche dire: "Meglio la morte".
Da agnostico (ma sarebbe meglio dire "ateo possibilista") quale sono, parto da altri presupposti. Il primo è puramente fisico: la materia è energia, quindi anche noi, in ultima analisi, siamo energia. Che questa parte di questa energia, nel momento della morte, si trasformi in altro, potrebbe anche starci. Se, poi, volessimo estremizzare un po', potremmo aggiungerci parte di quello che si può desumere da questo Pinolina: l'ormone quantico, condendolo con un po' di teoria delle stringhe, che prevede 11 dimensioni (10 spaziali ed 1 temporale, anche se qualche isolato fisico pensa che le dimensioni temporali potrebbero essere anche 2, ma qui andiamo decisamente OT), per arrivare alla conclusione che si, qualcosa (non necessariamente l'anima; del resto, già il concetto induista di "atma", la nostra essenza più profonda, non ha molto a che vedere con l'anima delle religioni del libro e dei culti definiti, non a caso, "animisti" - e qui potremmo inoltrarci, ma è meglio lasciare all'approfondimento di chi fosse interessato, anche nel controverso campo dei cosiddetti "corpi sottili", 2, 3, 4 o anche più, a secondo del mare in cui andiamo a pescare), al momento del trapasso, cambi "stato" e sopravviva in qualche modo per qualche tempo.
Volendo estremizzare "all'estremo", poi, potremmo aggiungere a questo minestrone anche la teoria delle eggregore (Eggregore Egregora) espandendo la quale (se vogliamo, è l'omologo di quella dei Tulpa tibetani - Il Tulpa Tibetano – una creatura della mente) arriveremmo a quanto afferma qualche esoterista, che "ognuno crea il proprio aldilà", caso in cui io e, ad esempio, Pagan Atheist ci saremmo fregati con le nostre stesse mani.
Oppure, più semplicemente (citando una frase pronunciata dal Dr. Manhattan in "Watchmen"), "la vita è un fenomeno estremamente sopravvalutato", con quel che ne consegue. Vai a sapere. Ma, prendendo spunto da Houdini, prometto che, nel caso sopravvivessi in qualche modo al mio (speriamo lontano nel tempo) decesso, aggiungerò un nuovo post.
 
Domandona...me la sono posta seguendo 3 approcci, eccoli

1) Si vive dopo la morte, numerose volte, non se ne ha coscienza fino a quando non giungiamo alla consapevolezza che siamo parte del tutto e che quello che siamo ora diventerà qualcos'altro, poi qualcos'altro, poi qualcos'altro ancora. Ciò che ci unisce tutti ora nel presente, nel passato e nel futuro è questa consapevolezza. Come le montagne, i fiumi, le galassie cambiano forma così deve accettare l'uomo di cambiare forma. Passiamo tutta una vita a cambiare forma, da nenonati a ragazzi, da adulti a vecchi, perchè non possiamo accettare che cambieremo forma in qualcosa magari di più radicale come terra, erba, funghi, o altri uomini? La morte è solo un cambiamento più drastico della norma alla quale non siamo abituati.

2) Persino l'universo in cui viviamo avrà una fine, come pretendiamo di sottarci a essa noi mini abitanti dell'universo e soggetti prima o poi alla sua fine?

3) Tutto ciò che ha un inizio ha necessariamente una fine, ora i casi sono 2:
-crediamo alla nostra memoria, che ci dice che abbiamo un inizio, quindi prendiamo coscienza che avremo anche una fine. La vita dopo la morte non esiste.
-non crediamo alla nostra memoria, è possibile dimenticarsi qualcosa ogni tanto, tipo se avessimo avuto una amnesia retrograda al momento della nostra nascita e non ricordassimo tutto ciò che è avvenuto prima? Se non avessimo mai avuto inizio, solo che ce ne siamo dimenticati? Sarebbe plausibile giungere alla conclusione che non avendo inizio non avremo nemmeno fine, però con l'eventualità che la nostra memoria ci faccia ogni tanto qualche scherzetto, tipo l'amensia retrograda di cui parlavo prima. La vita dopo la morte esiste, in quanto siamo esseri immortali senza inizio nè fine, la cui vita infinita è caratterizzata però da eventi (che noi chiamiamo morte) in cui perdiamo i ricordi degli eventi precedenti. Questa unica peculiarità ci differenzierebbe da un ipotetico dio. Un dio che mantiene la memoria e quindi può accumulare infinite esperienze di vita, per questo è un cazzo di super saggio mentre noi ogni tanto tac scatta l'amensia e dimentichiamo tutto.
Ora scusate ma sorgono altre riflessioni molto interessanti: potendo scegliere vorreste essere dio o gli essere immortali ma smemorati? Quanto è bello scoprire e fare le cose per la prima volta, infinite volte? Chi sarebbe il fortunato qui, noi o dio? Io penso noi.
A questo punto o dio ha fatto male i calcoli, creando una creatura capace di essere più felice di lui, oppure più plausibilmente dio non esiste e noi siamo creatori di noi stessi, solo che perdendo la memoria non ricordiamo come abbiamo fatto a crearci.

Che trip ragazzi, e sono lucido... :rock: mi piacerebbe leggere un libro o vedere un film in cui si tratta questo ultimo punto, se c'è qualche scrittore/regista/produttore interessato potete usare liberamente questo materiale, il 10% su eventuali incassi e siamo pace :nod:
 
Ma lo sai che proprio qualche giorno fa, pensando a come questo decennio non mi piaccia affatto, mi intrippavo sul come dovrebbe essere vivere una vita scalando ogni decennio (questo necessiterebbe pure di un po' di ubiquità mentale, ma se si parte dall'essere divini non mi pare chiedere troppo) perdendo la memoria alla nascita e riacquistandola alla morte, conservando tutti i ricordi e le sensazioni provate in un corpo in una dimensione senza tempo...
 
Rainy a dit:
A questo punto o dio ha fatto male i calcoli, creando una creatura capace di essere più felice di lui oppure più plausibilmente dio non esiste e noi siamo creatori di noi stessi, solo che perdendo la memoria non ricordiamo come abbiamo fatto a crearci.

e se lo Spirito fosse semplicemente felice per la nostra felicità?

(che poi oh, mica siam felici in ogni secondo della nostra vita...)
 
Abej la mia teoria in finale esclude la possibilità di un dio spirito creatore al di fuori di noi, se siamo senza inizio ne fine non può esistere l'atto di una creazione da parte di un'altra entità, al massimo possiamo essergli compagni di esistenza.
Sulla felicità approfondisco, non è solo la felicità che ci rende più felici, ma vivere le emozioni in generale compresa la tristezza con più passione ed intensità, perchè finite (ai nostri occhi influenzati dalla nostra fragile memoria).
 
armageddon a dit:
Beh allora guardatevi questo :After.Life - Wikipedia

c'è anche la tizia che ha fatto Mercoledì della Famiglia Addams ahaha

Lo hanno fatto proprio ieri sera su rai movie! incredibile
 
Comunque se avessimo un amima immortale che sopravvive perdendo però la mente (memorie comprese) direi che è come se non fossimo immortali. Direi che ciò che identifichiamo con noi stessi è la nostra mente, coi ricordi e la personalità. Che qualcosa sopraviva di me non me ne frega niente se quel qualcosa non sono io. La reincarnazione non mi pare tutta sta gran consolazione.
 
Ci sono comunque molti modi come l'ipnosi che aiutano a ricordare una eventuale vita precedente. Ci stavo pensando da un paio di giorni. Mi piacerebbe provare.

Che poi chi ci dice che eravamo per forza altri uomini? magari eravamo un animale o ancora più sconcertante, una pianta...

E può l'inconscio ricordo di ciò che eravamo influire sul nostro comportamento e la nostra vita? Eravamo totalmente diversi come carattere o comunque ogni fatto accaduto ci porta inevitabilmente a ripercorrere i nostri stessi passi?
 
Ming a dit:
Comunque se avessimo un amima immortale che sopravvive perdendo però la mente (memorie comprese) direi che è come se non fossimo immortali. Direi che ciò che identifichiamo con noi stessi è la nostra mente, coi ricordi e la personalità. Che qualcosa sopraviva di me non me ne frega niente se quel qualcosa non sono io. La reincarnazione non mi pare tutta sta gran consolazione.
Ming facciamo le corna ma se domani avessi un incidente e non ti ricordassi più nulla di tutta la tua vita prima dell'incidente...non saresti comunque Ming?
Tu diventi immortale nel momento in cui realizzi questo, io sto facendo rivivere un altro essere che ha avuto questa stessa intuizione in passato e rivivrò in altri esseri che avranno la stessa intuizione...come dici tu se sono le memorie che contribuiscono a costituire le basi dell'io, ed io in questo momento ho una intuizione identica a quella avuta e conservata nella memoria di un uomo di 500 anni fa, non significa forse che per certi tratti le nostre memorie e quindi i nostri esseri sono allineati? E' una immortalità relativa non ti pare?
In questo senso sono i pensieri, le idee a conferirci l'immortalità.

Naturalmente so che le risposte alla domanda del thread non possono essere verificate e le nostre sono speculazioni, ma non è forse lo scopo della vita speculare (inteso come esplorazione, indagine filosofica)?


MENE a dit:
Ci sono comunque molti modi come l'ipnosi che aiutano a ricordare una eventuale vita precedente. Ci stavo pensando da un paio di giorni. Mi piacerebbe provare.

Che poi chi ci dice che eravamo per forza altri uomini? magari eravamo un animale o ancora più sconcertante, una pianta...

E può l'inconscio ricordo di ciò che eravamo influire sul nostro comportamento e la nostra vita? Eravamo totalmente diversi come carattere o comunque ogni fatto accaduto ci porta inevitabilmente a ripercorrere i nostri stessi passi?
Da qui realizzi quanto è sottile e fragile il nostro io così come lo concepiamo?
 
Ming facciamo le corna ma se domani avessi un incidente e non ti ricordassi più nulla di tutta la tua vita prima dell'incidente...non saresti comunque Ming?
A parte il fatto che l'amesia retrograda è una cosa che si vede nei film ma nella realtà è generalmente transitoria, mentre è possibile un'amnesia anterograda, ovvero l'incapacità di acquisire nuovi ricordi (quella di Memento, per intenderci). Comunque, ipotizzando lo scenario da te descritto, direi che la mia risposta dipende dal fatto che si mantenga o meno la mia personalità. Diciamo che se si mantenesse la mia personalità senza alcun ricordo del passato potrei dire di essere sopravvissuto a metà. Se invecesi facesse tabula rasa competa sarei come morto: è sopravvissuto il mio corpo, ma io non ci sono più. Del resto io non mi identifico con chi ero a 5 anni, non la considero la setssa persona che sono ora, perchè sia la personalità sia l'insieme delle memorie (oltre ovviemente al corpo) sono cambiate. In un certo senso credo che in ogni istante moriamo ed in ogni istante diveniamo qualcuno di diverso, perchè gli stati mentali che vivo in quest'istante non sono gli stessi di quelli che vivevo l'istante precedente. A parte questa linea un o' estrema, posso trovare una continuità nel fluire della mia coscienza che mi permette di riconoscermi come un individuo che pensa ed agisce nel corso del tempo, ma se questo fluire venisse interrotto per sempre, ecco che io non ci sarei più, e che sopravviva il mio corpo, la mia anima, o una qualunque componente parziale di me, a me come individuo non frega una cippa. Se invece la mia mente nel suo insieme venisse impiantata, che so, in un robot, continuerei ad riconoscermi come me stesso, filosoficamente parlando.
 
posto che la nostra mente e il nostro corpo siano in continuo cambiamento e che comunque continuiamo a riconoscerci in qualcosa che cambia sempre, (tu seguendo il tuo ragionamento dici giustamente che ti sapresti riconoscere in un robot) sarebbe così assurdo credere che la vita dopo la morte continui quando esiste la probabilità che un altro essere abbia le tue stesse sensazioni e pensieri?
Se la forma non ha importanza (flusso di materia ed energia in continua trasformazione, siamo parte del tutto) e i pensieri e le idee si ripetono infinite volte negli esseri passati, presenti e futuri caratterizzandoli come fai a dire che fra tutti gli infiniti esseri esistenti, esistiti e che esisteranno nell'universo non ce ne siano altri che ragionano come te, provano le tue stesse sensazioni e formulano le tue stesse idee?
I ricordi sono molecole che modificano e costituiscono proteine nei tuoi neuroni, se mangi un fungo alcune sue molecole interagiranno col tuo cervello dandoti pensieri al tuo io sconosciuti e rendendoti diverso da quello che eri, magari identico ad un altro essere che vive a 1000 anni luce da te che ancora deve nascere. La morte è solo un cambiare forma.
 
Scusa cosa intendi? Un' altra forma umana che ha idee uguali alle mie ma non i miei ricordi e le mie personalità non sarei io. Un'altra forma umana che abbia anche i miei ricordi sarebe impossibile, a meno che non ipotizziamo qualcosa del tipo "eterno ritorno". Ad ogni modo anche li non vi sarebbe continuità di coscienza.
 
Secondo una teoria della fisica quantistica passato presente e futuro stanno accadendo nello stesso momento, siamo solo noi in questa dimensione materiale a percepirli diversamente come un tempo lineare che scorre e di conseguenza ad attribuirgli un unità di misura approssimata per essere compreso da tutti. Questo concetto lo avevo realizzato durante un forte viaggio in acido poi sono venuto a sapere della teoria di fisica. Immaginate lo stupore...
Di conseguenza anche una reincarnazione passata o futura la stiamo già vivendo in questo momento ma non lo percepiamo a parte in quel momento che ci rendiamo conto di essere una coscienza collettiva senza spazio ne tempo. Aver avuto o meno una vita precedente sta proprio nel fatto di essere consapevole che sia successo e far emergere ricordi che non sono tuoi. Come quel bambino americano di 8 anni che di punto in bianco parlava di un posto dove era vissuto molti anni prima e sapeva nomi delle vie e la vita della gente che ci abitava. Andarono a verificare ed era tutto vero. Lui non poteva saperlo.
Oppure il bambino che ha avuto un' esperienza pre-morte dove ha visto il bis nonno che non aveva mai conosciuto poi lo ha riconosciuto in vecchie foto trovate in soffitta senza aver mai visto prima la sua faccia.
 
Aver avuto o meno una vita precedente sta proprio nel fatto di essere consapevole che sia successo e far emergere ricordi che non sono tuoi
E' proprio qullo che sto dicendo: quei ricordi non sono i tuoi. Cioè, se io adesso mi ricordassi della mia vita precedente, probabilmente la ricorderei come la vita di un altro, forse simile a me ma diverso in molte cose. Non penserei "Ecco io non sono Ming, ma sono quel tizio (o tizia, o animale) strano che è vissuto prima di me", ma penserei "In me sopravvivono alcuni elementi di un'altra persona, io e lei siamo intimamente uniti ma non siamo la stessa cosa". Quindi quel qualcuno o qualcuna non è sopravvisuuto in me, non esiste più come persona, di lui o lei esistono solo delle tracce. La mia personalità si è creata nel corso della mia vita per le esperienze che ho avuto, e quindi non può essere uguale a quella della persona che è venuta prima di me, ed il mo senso di identità è legato alla persona che sono io, al mio corpo, alla mia coscienza. E quando il mio corpo e la mia coscienza moriranno, il mio senso di identità svanirà con loro, e quindi io sarò morto, poco importa se qualcosa di me si coserverà.

Poi mi sta benissimo che qualcuno possa sentirsi consolato all'idea dell'immortalità dell'anima, dico solo che, ammesso e non concesso che un'anima ci sia e che sia immortale, per quanto mi riguarda non mi interessa molto visto che ovunque essa vada io non ci sarò più.

P.s. Provo a spiegarmi meglio: questa tavola l'ho presa dalla pagina wikipedia dedicata allo Samkhya
page1-424px-S%C4%81%E1%B9%83khya_tattva.pdf.jpg
https://it.wikipedia.org/wiki/Sāṃkhya Qui il senso dell'io non appartien all'anima, ma al corpo, alla materia. Il punto dello Samkhya è proprio quello di convincerci del fatto che esso non corrisponde al nostro vero io, che dovremmo riconoscere nel purusa, l'anima. Resta il fatto che chi pensa, sente, soffre è l'intelletto, il corpo, la mente, chi spera nell'immortalità è il senso dell'io. Per essi non vi è speranza di immortalità, accettare questo fatto e trovare rifugio nell'immortalità dell'anima significa essere illuminati. Ma visto che non sono illuminato, al mio intelletto scoccia un po' di dover scomparire. Tutto qua.
 
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