Ciao a tutti, sono reduce dal ritiro organizzato da Ayahuasca Italia ad Oristano. Condivido con voi la mia esperienza, se vi fa piacere. A differenza di tutto ciò che ho letto qui, la mia esperienza è stata indimenticabile. Persone preparatissime, gruppo meraviglioso, luogo sublime. Spero che il mio racconto possa essere utile.
Nonè semplice riassumere, o anche semplicemente descrivere con imezzi della lingua italiana, l'esperienza ad oggi piùimportante della mia vita.
Diseguito il mio incontro con la madre di tutte le piante sacre:l'Ayahuasca.
Mitrovo ad Oristano, nel nulla della Sardegna. Campagne sterminate,steppa, fichi d'India. Sto sbocconcellando una mela ed ho appenaconosciuto i miei compagni d'avventura, le persone che assieme a mesi schianteranno contro il loro inconscio, questa notte.
Sonotutte persone gentili e sorridenti ma io sono leggermente a disagio.Mi rendo conto che tutti, tranne me, hanno avuto esperienze con lamedicina olistica. Tutti hanno intrapreso un proprio viaggiopersonale alla ricerca di una spiritualità sana ed edificante.Siamo in attesa della cerimonia, mancano circa tre ore. Uno allavolta lo sciamano ci chiama per un breve colloquio.
Éil mio turno, quest'uomo sorridente e pacato mi mette immediatamentea mio agio. Percepisco in lui una grande umanità, mi mettocomodo sul divano e rispondo alle sue domande. Sono qui perchésoffro di depressione. Sono depresso da sempre, la sofferenza mipedina da che ho memoria e io, da sempre, soccombo ad essa. Ho avutoun'educazione religiosa molto rigida e a 18 anni ho abbandonato ilcredo della mia famiglia, con conseguenze disastrose. Da allora ilsenso di colpa mi perseguita e io ne sono vittima. Sono un'alcolista,in passato ho abusato largamente di ogni droga, soprattutto pesante.Ho l'epatite C e il mio stato di salute, da circa dieci anni, èdisastroso. Voglio chiedere all'Ayahuasca di aiutarmi, se mi ritienepronto.
Losciamano mi sorride per l'ennesima volta, capisco che la mia storianon lo impressiona affatto. Oggi sono come tutti gli altri, ognuno hail suo passato e il mio non è più significativo deglialtri.
Lacerimonia si avvicina, il sole scende dietro gli eucalipti. La stanzaadibita per noi è molto carina, ci sono una quindicina dimaterassi. Ai piedi di ognuno di essi una bottiglia d'acquapersonalizzata, un sacchetto per vomitare e dei tovaglioli. Losciamano ci introduce a quelli che saranno i tre giorni piùsignificativi della mia esistenza. C'è una tensioneincredibile nell'aria. Guardo i volti dei partecipanti, sembranopasseggeri di un aereo che sta per schiantarsi al suolo. Forsemoriremo tutti, forse no. Nessuno di noi sa cosa lo attende,l'incontro con la Madre è ogni volta diverso, unico. Io misono documentato tantissimo nei giorni precedenti, sono fiducioso mamolto nervoso. Mi rendo conto di avere un grande privilegio,un'opportunità unica. Che vada come deve andare.
Primadi assumere il potente infuso lo sciamano offre ad ognuno di noi delrapé, una mistura di tabacco sacro e cenere.
Éil mio turno. Tremo, ma cerco di dissimulare la tensione. Sono inpiedi davanti lo sciamano, col capo chino. Mi guarda sorridente, siavvicina. “Quest'uomo possiede una enorme energia”, penso. Misoffia il rapé nel naso ed il bruciore èinsopportabile. Dura pochi secondi, segue un'intensa sensazione dibenessere. Sono concentratissimo. Torno al mio materasso.
Évietato parlare con gli altri, dal momento in cui si è assuntoil rapé. Non potrò rivolgere la parola ai miei compagnid'avventura fino a domattina.
Dopocirca mezzora è di nuovo il mio turno. Il momento ègiunto, sto per bere l'Ayahuasca.
Inpiedi dinanzi lo sciamano cerco di concentrarmi sui miei intenti.Voglio conoscere me stesso, rimuovere i miei sensi di colpa, condurreuna vita “normale”. Lo sciamano mi porge la toma, guardo perqualche secondo il misterioso e denso liquido al suo interno. Poibevo. Sono meravigliato, il sapore è molto buono. Sembraun'amaro d'erbe invecchiato mille anni. Il retrogusto invece èdisgustoso: dolciastro, persistente e nauseante.
Tornoal mio posto e mi siedo. Non mi rimane che aspettare, non posso farealtro. Cerco di rilassarmi, ma la mia mente inizia immediatamente aprodurre richieste. “Voglio questo. Voglio quello. Mi meritoquest'altro.” Dopo circa venti minuti la pianta si manifesta. Non ame però. Sento qualcuno vomitare dolorosamente, qualcun altroansima, gode, piange, canta. Lo sciamano intona dei bellissimiicaros. L'atmosfera è stupenda, ma io sono impaziente. Perchénon succede niente? Dove sono le visioni? E i miei insegnamenti? Allamia sinistra una ragazza sembra avere le mie stesse preoccupazioni.Percepisco il suo nervosismo, la sua impazienza. I suoni nella stanzainiziano ad essere molto invasivi, una ragazza grida. Il suo èun “viaggio” molto intenso, capisco che sta facendo sesso con lasua anima, o qualcosa del genere. Sono profondamente invidioso. Miviene da vomitare e vomito. Ma non è il vomito catartico dicui tutti parlano. É semplice, innocuo, noioso vomito.
Perplessomi sdraio, inizio davvero ad essere irritato. Ma chi è questagenta? Che sia tutta una fregatura? La mia mente elabora (pre)giudiziestremamente violenti, indiscriminati. Odio tutti e tutto. Tuttaquesta storia serve solo a fregarmi, a fregare i miei soldi. Sonosdraiato con una dozzina di hippy invasati da quasi due ore. Checazzo ci faccio qui? Devo essere impazzito. Non posso fare altro cheformulare cattiverie gratuite all'indirizzo di tutti. La mia mente siesibisce in un bla-bla senza fine, ma mi rendo conto delle malvagitàgratuite che riesco a concepire e mi vergogno di me stesso.Profondamente. Non credevo di essere così bieco. Mi rendoconto che quello che sta emergendo è un lato di me orribile.Ma ho tutte le ragioni del mondo, questi stronzi vogliono fregarmi.Devo andarmene il prima possibile da questo posto. Non è colpamia, le ho provate davvero tutte. A quanto pare l'unica cosarimastami da fare è suicidarmi. Infrango la regola di nonabbandonare il luogo della cerimonia ed esco a fumare. Anche perchémi sono stancato di aspettare con gli occhi chiusi. Mentre mi dirigoverso la veranda capisco di essere furioso. Fumo e penso alla miacattiveria. Non mi credevo capace di produrre tanta malvagità,capisco che non ho fatto altro che mentire a me stesso. Odio questepersone e odio questa situazione, ho solo finto. La verità èche non credo a niente, non credo ai poteri della pianta e sonoprevenuto nei confronti di certe cose che non mi appartengono. La miapredisposizione e disponibilità non erano altro che unamaschera. L'ennesima. L'unica cosa reale è la miaintelligenza, di gran lunga superiore a quella di tutti gli altri.
Lasigaretta finisce. “Ok, torniamo dentro e speriamo che questa notteinfernale passi presto. Domattina raccolgo le mie cose e mando afanculo questi poveri coglioni.”, mi dico.
Inquel momento succede qualcosa. Guardo in alto e vedo il cielostellato più bello che io abbia mai visto. Sono costernato,non ho mai visto nulla del genere. Sento i gechi urlare, i caniululare. La notte sarda è magica, sconvolgente. “Ok, tuttaquesta storia è una fregatura e presto le darai il benservito, ma forse non fa tutto schifo. Ormai hai pagato, a questopunto fatti almeno un weekend in santa pace. Non sei mai stato inSargegna, approfittane! Cosa ti importa dell'Ayahuasca? Rilassati,goditi questo cielo stellato. Quando tornerai penserai risolvere ituoi problemi in un altro modo.”
Micalmo, rientro. In quel momento mi viene incontro la “padrona dicasa”, che per l'occasione assiste noi partecipanti alla cerimonia.Mi chiede se voglio il rinforzo, ovvero bere un altro po' diAyahuasca. Accetto. Vado dallo sciamano e bevo.
Dopoventi minuti vomito di nuovo, lo stesso insignificante vomito.Nessuna catarsi, nessuna liberazione. Chiudo gli occhi.
Inizioa rendermi conto di tante cose. Non è colpa degli altri se nonsta succedendo niente, è colpa mia. Solo mia. Apro di nuovogli occhi e guardo alla mia sinistra. C'è sempre la ragazza diprima, è ancora nervosa. Mi rendo conto che stranamente non laodio più. Cosa provo? Tanta tenerezza, non so perché.Qualcosa nella mia mente è cambiato, lo intuisco conchiarezza. La cattiveria è sparita, sono confuso. Mi guardoattorno: l'Ayahuasca non è una fregatura, mi rendo conto chequasi tutti i partecipanti alla cerimonia stanno vivendo qualcosa diestremamente intenso. La ragazza che prima urlava ora continua adurlare, il processo che sta avendo luogo dentro di lei èincredibile. Sono davvero contento per lei, non mi disturba più.Di fronte a me un ragazzo vomita e urla, si sta liberando di qualcosache deve davvero pesare tanto. Fa caldissimo.
L'assistentefa avanti e indietro, raccoglie il nostro vomito, distribuiscetovaglioli puliti. Cerco di immaginare la quantità di vomitoche questa donna ha raccolto. Intuisco chiaramente la sua bontàd'animo e sento una profonda gratitudine. Accudire una dozzina diperfetti estranei non è una cosa scontata, ma lei si prendecura di noi con gioia. Vedo chiaramente le sue motivazioni. Per leiraccogliere il nostro vomito è un privilegio. Questo èpuro altruismo. Continuo a guardare i suoi gesti attraverso ilriflesso della porta-finestra. La stanza è buia, illuminatasolo da qualche candela, posizionata qua e là. Ad un trattol'assistente non c'è più, o meglio, c'è ancorama è qualcun altro. Vedo la donna più bella che ioabbia mai visto. I suoi capelli sono lunghi fino alle ginocchia, simuove lentamente e con una grazia inaudita. Emana scie luminose, ènuda dal ventre in su, in braccio ha un neonato che dormesilenziosamente. Mi sorride. Sono sovrastato da tanta bellezza, nonriesco a crederci. Il suo amore, purissimo, mi colpisce al cuore conuna violenza incredibile. Non posso fare a meno di piangere. Qualcosanon torna però, così distolgo lo sguardo daquell'immagine riflessa. L'assistente è lì, con in manole buste piene di vomito. Ma se la guardo attraverso laporta-finestra non è più lei. É chiaramenteMaria Maddalena. No, è la Madonna. No, è lapersonificazione dell'amore materno, puro, fortissimo. Lo intuiscocon grande chiarezza. Non riesco a smettere di piangere.
Chiudogli occhi e delle immagini si manifestano, sbiadite, lontane. Quelloche sto vedendo sembra un film di Brakhage, ma non mi piace. Vogliocontrollare le “inquadrature” e riesco a cambiarle a mio piacere.Ma più cerco di controllarle, più sono sbiadite edeludenti.
Unavoce si fa largo dentro di me. Mi dice che devo smetterla di tentaredi manovrare tutto. Nella vita la mia occupazione principale èla regia cinematografica ed io ho tentato di applicare il controlloche normalmente un regista ha sulla lavorazione di un film a tuttoquello che mi circonda.
Chiparla? Da dove proviene questa voce?
Lapianta si è manifestata, mi sta rimproverando.
“Tuodi il mondo perché non è come tu lo vorresti. Ma non ècosì che funzionano le cose. Il risultato è che invecedi essere il regista della tua vita sei solo uno spettatore dellevite altrui.”
Haragione, il mio problema è il controllo. Non sono statoonesto, ho sbagliato tutto. Tutto.
Misento umiliato ma tutto inizia ad essere chiaro. Quello che mi èsuccesso e mi sta succedendo è esattamente ciò chedoveva e deve succedere. Intravedo il disegno che Madre Ayahuasca haper me, lo comprendo. Non posso fare a meno di notare che la piantami sta smascherando. Sono una persona meschina, mento a me stesso egiudico gli altri; questa notte ne è la dimostrazione. Misento un verme, la pianta si sta prendendo gioco di me e ha ragione.Sta piano piano smontando tutte le impalcature che il mio ego hacreato per me.
Misento messo a nudo, tutte le bugie che mi racconto ora sono palesi.Non posso scappare, devo accettare la realtà dei fatti.
LaMadre mi ha appena dato una dimostrazione della sua incredibilepotenza, posso fidarmi di lei. Mi merito tutta la sua severità.Mi rilasso e cerco di abbandonarmi fra le sue braccia. Vedo una seriedi maschere di cera. Già, le mie maschere. Quelle che indossoogni giorno. Non posso toccarle, le guardo e sono orrende. La piantami conduce al di sopra di un oceano. É nero, coperto da unvetro. Le chiedo cosa ci sia, in quel mare nero. La pianta mi diceche è presto per me, non posso entrarci, non posso conoscere isegreti che custodisce. “Ogni cosa a suo tempo”, mi dice conbenevolenza. “Quando sarai pronto potrai entrarci.”
Stodavvero parlando con una pianta, faccio fatica a crederci. Ma tuttoquesto è reale, se apro gli occhi sono lucidissimo;nell'istante in cui li chiudo sprofondo nel mondo che la Madre hadisegnato per me. Non ci sono viaggi colorati, né viaggiastrali, né purghe, né reincarnazioni particolari, néconversazioni nell'aldilà con alieni o spiriti. Per me, questanotte, c'è e ci deve essere l'umiliazione del mio ego. Il miospropositato e malato ego. Devo smetterla di controllare tutto quelloche mi circonda, l'insegnamento è chiarissimo. Succederàquello che la Madre vuole che succeda, ne sono consapevole. Pecepiscoun'enorme saggezza ma non so da dove provenga. C'è davvero unospirito antichissimo che si manifesta agli esseri umani mediantequesta misteriosa pianta? O proviene tutto dal nostro subconscio? Nonne ho idea e non mi interessa.
Oraè più facile tenere gli occhi chiusi, guardarmi dentro.Intuisco che la pianta mi sta strapazzando, sta umiliando il mio ego.Tutto quello che sembrava non aver fatto finora ora ha senso. Mi sonoaccostato a lei con ego, intenzioni impure, arroganza e preteseincessanti. Di conseguenza la Madre ha fatto uscire tutto il mio egoin un modo orribile, senza precedenti. Mi ha mostrato l'orrore deimiei preconcetti, lo schifo dei miei pensieri, per poi farlivacillare miseramente. É tutto così chiaro, a questopunto. Sono pieno di gratitudine, anche perché ora l'Ayahuascasi sta prendendo cura di me, come una madre colma d'amore. Miaccarezza e mi rassicura. “Non cercare gli insegnamenti nellevisioni. Ci sono tanti insegnamenti anche nella delusione datadall'assenza di visioni.” É lei che ha tenuto aperti i mieiocchi, per dimostrarmi che questo atteggiamento non conduce danessuna parte. Mi dice che non devo sentirmi in colpa per gli orroriche abitano dentro di me. É stata dura e severa, ma eranecessario.
Miricompensa, donandomi tre visioni che custodisco gelosamente. Capiscoche le visioni sono del tutto gratuite, non hanno niente a che farecon il mio percorso. Sono visioni che la Madre mi dona per il mioprossimo film, prima di lasciarmi. “Quando sarai davvero pronto perme, io ci sarò. Ci sono sempre, per te.”
Aprogli occhi, è tutto finito. É quasi l'alba. Sento diaver appreso cose di una enorme importanza, il cui valore èinestimabile. Sono comunque un po' deluso, mi aspettavo di doveraffrontare chissà cosa.
Ricordolucidamente solo un decimo di quel che è accaduto la primanotte, ma il resto sento che lavora dentro di me e si paleseràa tempo debito.
Émattino ed è tutto diverso. Mi avvicino al tavolo imbandito,dove i miei compagni stanno facendo colazione. Mi sento estremamenteconnesso ad ognuno di loro. Vedo i loro volti stremati e sereni, èstata una notte dura. Otto ore fa li odiavo, ora sento di amarliprofondamente. Sono la mia famiglia, è ovvio. Vorreiabbracciarli tutti e chiedere loro scusa. É il momento dellacondivisione, ci sediamo in cerchio ed a turno ognuno racconta lapropria avventura. Mi identifico in ognuno di loro, mi commuovo,piango per l'intensità di questa esperienza. Non ho maivissuto niente del genere. Sono sinceramente pertecipe, le emozionidi quelli che sono a tutti gli effetti degli estranei mi colpisconoal cuore. É il mio turno e sono stupito dalla sinceritàcon la quale faccio il mio resoconto. É la prima volta che nonmento, mi apro completamente, mi fido ciecamente della mia nuovafamiglia. É un momento stupendo, voglio che duri per sempre.La condivisione dura fino al tramonto, ma sembra che sia passata soloun'ora. La seconda notte è già arrivata. Una nuovacerimonia ci attende.
Stavoltaè veramente tutto diverso. C'è un clima meravigliosofra noi, sono quasi in trance. Non posso fare a meno di notarel'enorme quiete che mi domina. Non mi sono mai sentito cosìtranquillo, so esattamente quello che mi aspetta. Mi sentointimamente connesso a Madre Ayuahuasca. Capisco che tutto quello chefa, e soprattutto tutto quello che SEMBRA che non faccia, èsolo per il mio bene. Stanotte mi abbandonerò completamente esarò grato per tutto ciò che riceverò. Anche senon riceverò niente.
Nellastanza della cerimonia c'è un'elettricità che nonriesco a descrivere. Mi sento in paradiso e decido di rinunciare allavista. Stanotte non mi servirà. Mi bendo con una t-shirt edecido di non togliermela fino all'alba. L'impazienza mi haabbandonato, prendo il rapé. Inizio a comprendere il miopercorso, potrei stare ad occhi chiusi per giorni.
Éora di bere l'Ayahuasca.
Lemie gambe non tremano più, guardo lo sciamano negli occhiprima di bere la mia toma. Non ho niente da chiedere alla pianta,tutte le mie intenzioni precedenti non esistono più, sonostate spazzate via. Un intento purissimo si fa largo dentro di me,spontaneo, naturale. Lo assecondo, chiudo gli occhi e chiedo conrispetto: “Madre Ayahuasca, se mi ritieni pronto, fammisperimentare l'amore puro e la pace assoluta.” Bevo, ringrazio losciamano, torno al mio posto e aspetto in silenzio. Ma non aspettoniente, so che niente arriverà. Sono sereno.
Sentoche con gli occhi chiusi sto benissimo, sono concentratissimo. Dopopochissimo tempo la Madre si manifesta. Mi chiede: “Cosa sei capacedi far germinare nel niente?”
Eio: “Non lo so.”
“Unessere umano puro deve trovare l'Armonia del Niente.”
LaMadre mi sta mettendo alla prova, donandomi il niente assoluto. Uno“schermo nero” dove nulla accade. Il niente totale. Ma io stobene nel niente, sono rilassatissimo e non ho aspettative. Intuiscoche quello che (non) sto vivendo è molto importante per me.
Ead un certo punto 'click': il mio ego risale di nuovo in superficie.É ostinato e difficile da sconfiggere, ma va rispettato, diràqualcuno domani, perché fa solo il suo lavoro. E lo fa bene.BLA BLA BLA BLA: inizio a sottolineare tutto quel che succede e nonsuccede. Vedo facciate di palazzi, ma le “inquadrature” sonostorte, sghembe. Il mio corpo è storto, sono scomodo e la cosaè frustrante. Voglio raddrizzare queste inquadrature e vogliostare comodo. Voglio, voglio, voglio. Cerco una posizione centrata edritta sul mio materasso, ma sono già sdraiato in posizionecorretta. Ma mi sembra di essere in discesa, il mio corpo “pende”a destra e i palazzi che vedo sono storti. BLA BLA BLA. Il mio ego siscatena.
Unavoce perentoria mi interrompe: “Sciocco, smettila. Vuoi l'amore?L'amore si prova col cuore, non con la mente. Spegni la mente, non nehai bisogno.”
“Cuore,no mente. Cuore, no mente. Cuore, no mente.” inizio a ripetermi,come un mantra.
Lamente mente. Ringrazio Madre Ayahuasca e mi rilasso, ci rido su. Sonolucidissimo, so esattamente quello che mi sta succedendo. Le dico cheio sono così e lo accetto. Mi accetto. Devo razionalizzaretutto, è più forte di me. Ma ora, a differenza di ieri,ne prendo atto con serenità.
Ea questo punto inizia a tutti gli effetti quello che saràl'avvenimento più importante e significativo di tutta la miavita.
Unviaggio pazzesco dentro di me.
Click!
Vedol'Ayahuasca sottoforma di liquido luminoso color ambra. Entra nel miocorpo dolcemente, attraverso il mio piede destro e mi accarezzasalendo. Una sensazione incredibile, meravigliosa. Ma non sonocentrato, sento ancora il mio corpo sbilanciato e scomodo. Lascioperdere questa ossessione, la posizione arriverà. Mi godo lascomodità.
LaMadre continua a salire, raggiunge il mio fegato malato e loabbraccia.
Precipitoin un oceano nerissimo e lì lo vedo. Il mio fegato è unenorme monolite nero, addormentato sul fondo dell'oceano. Ci giroattorno, percepisco che dorme. É magnifico, enorme. Vedo lamia malattia, l'Ayahuasca me la mostra, tenendomi per mano.
Unaminuscola conchiglia attaccata al monolite, sembra il guscio di unavongola. É insignificante. Mi avvicino e senza il minimosforzo la stacco dal monolite. Viene via con una facilitàincredibile. “Vedi com'è facile?”. Intuisco che non devotemere il mio corpo, la malattia non sarà più motivo dipreoccupazione per me. Risalgo in superficie, mi sento benissimo.
Sentoun fuoco nella pancia, un fuoco che continuerò a sentire finoall'alba. É il cuore della mia anima, quello che si usa peramare e vivere. Madre Ayahuasca mi dice con grande tenerezza: “Oraè con questo cuore che devi stare, lascia perdere il resto. Ituoi polmoni, il tuo cuore fisico sono solo organi, muscoli: non tiservono questa notte.”
Sentoil mio corpo spegnersi quasi completamente. I miei polmoni immettonouna quantità minima di ossigeno, il necessario per tenere invita il mio corpo. Mi tocco la gabbia toracica e il mio cuore sembranon battere più. Sono lucidissimo e non riesco a crederci. Maè reale.
Piomboin uno stato di coscienza superiore, la mia anima si stacca, vedo ilmio corpo con gli occhi della mente e vedo la luce che c'èdentro. Ora sono spirito, sento il corpo accartocciato.
Finalmentesono comodissimo.
“Vuoisperimentare l'amore puro?”, mi chiede la Madre.
Rivedola visione del giorno prima. Ripenso all'assistente trasfigurata.Intuisco che non esiste amore più grande di quello che horicevuto ieri. Piango e sono in estasi.
Vedotutti i miei compagni di viaggio e capisco che il momento in cui hoprovato l'amore più puro in questi giorni è stato nelpomeriggio precedente, durante la condivisione. Capisco che so amare,sono grato di questo e piango di gioia. Capisco che l'amore micirconda ogni giorno, è sufficiente aprire gli occhi. Ora sodi poterlo percepire.
Vedola mia compagna, la donna che mi ama e che amo. Quante volte sonostato cieco!
Decidodi andare da lei. La vedo, sta dormendo sola nel letto, attende ilmio ritorno.
Entronel suo corpo sottoforma di liquido caldo, le accarezzo le viscere,poi le gambe e me ne vado. Le auguro la buonanotte. Ecco, questo èamore puro e semplice.
Ritornonei pressi del mio corpo, capisco che il viaggio alla ricercadell'amore è terminato. In realtà non c'era alcunviaggio da fare, l'amore è lì, a portata di mano. Édentro di me, non devo più soffocarlo. É stato unviaggio semplice e sono grato.
Miaspetta la seconda tappa, Madre Ayahuasca mi dice che il viaggio allaricerca della pace è molto lungo. Sono pronto, il camminoinizia.
LaMadre mi tiene per mano e mi abbandona di nuovo sul fondodell'oceano.
Nero,buio, c'è un silenzio che mi fa stare bene. Negli abissi diquesto oceano ci sono solo io.
Adun certo punto vedo un freezer. Sono stupito: cosa ci fa un freezersul fondo dell'oceano?
Loapro, al suo interno ci sono dei pesci rinsecchiti e mummificati.Capisco che sono morti da migliaia di anni, sono orribili; li liberoed escono in superficie, fluttuando nell'acqua.
Sonobruttissimi ma danzano con una grazia incredibile; diventanomeravigliosi.
Miallontano, il mio campo visivo si allarga. L'ayahuasca è almio fianco, mi mostra l'intero universo: una corrente sottomarina cheavanza lentamente. Mi avvicino e guardo con attenzione: tutte le coseavanzano ordinatamente, fluttuando. Mi avvicino ancora.
Intuiscoche tutto è lì dentro, ci sono anche io. C'è lamia famiglia, i miei amici, tutto il genere umano. Animali, guerre,carestie, vicende umane misere ed importanti. Tutto c'è edavanza, si muove. Ci sono i pianeti, le galassie, tutta lamagnificenza del creato. Ogni tanto delle cose collidono, sifrantumano e dai frantumi nasce qualcos'altro. Sono esterrefatto.
Vedol'enorme bellezza dell'universo e io ne sono parte. Avanzogalleggiando, sono parte del tutto. Mi sento orgoglioso di far partedi un meccanismo tanto complesso e vasto.
LaMadre mi chiede se conosco la morte, le dico che ho visto solo i mieinonni morire. La morte mi affascina, ma ne ho timore. No, non laconosco.
Mimostra il cadavere marcio di un uomo senza volto in un bosco, èin avanzato stato di decomposizione. Madre Ayahuasca mi chiede se hopaura. “No, mi sento al sicuro”, rispondo con convinzione. Miavvicino, il cadavere si decompone, vedo migliaia di forme di vitanutrirsi da esso. Nascono fiori e steli d'erba. Sono felice, intuiscoche la morte è una grande festa, un banchetto. “Guardaquanto potere ha il corpo inerme, morto, di un essere umano. Évita per il cosmo. Anche l'essere umano più malvagio del mondoquando muore diviene utile. Quanto potere ha un morto! Immaginati ilpotere che ha un vivo, armato delle sue volontà!”
Intuiscodi aver appreso una cosa di enorme importanza, che mi guideràin futuro.
Piangodi gioia e di gratitudine.
Emoticon grin
Oraintuisco di essere nel mio corpo, cammino in una specie di canyon.
Paretirocciose e foreste, il percorso è angusto. Vedo che in unaparete sono scavati degli scalini che conducono lontanissimo.Intuisco che gli scalini di pietra sono in realtà i mieidenti.
Noncapisco quello che sto vedendo, sono spiazzato. “Cosa significatutto questo?” mi chiedo, ma non ottengo risposta. Ad un certopunto vedo un castello, sul picco di una montagna.
Chiedoalla Madre se è lì che siamo diretti, lei non mirisponde e io intuisco che la risposta è no. Non sono pronto,non so cosa ci sia in quel castello e non voglio neppure saperlo.
Deducoche forse si tratta di un universo parallelo di cui la pianta mi haparlato. Questa dimensione è importantissima e si chiamaL'Armonia del Niente. Se entri in questa dimensione finalmente SEI.Ma la Madre non conferma le mie intuizioni, mi ignora e proseguiamoil cammino. “Forse sto volando con l'immaginazione, a tempo debitoverranno le risposte”, mi dico.
Cene andiamo. Non so cosa dire e le chiedo umilmente di guidarmi.Arriviamo nei pressi di un luogo che ho già visitato ieri,nella mia prima cerimonia.
Sottodi me c'è un oceano nero, ma è coperto da un vetro e iola sera prima non potevo entrarci.
Nonero pronto, non potevo vedere cosa c'è in fondo a quel mare.Ora mi ritrovo di nuovo lì
ela pianta mi dice che finalmente è giunto il mio momento.Posso entrare se voglio. Il vetro svanisce. So che sto per fare unincontro che cambierà per sempre la mia vita. Sono emozionatoma calmo, ho una fiducia cieca nella Madre che mi guida. Intuisco chesono entrato nell'Armonia del Niente. É questo il luogo sacrodove devo imparare a stare.
Enon c'è davvero niente qui, solo una gran quiete. Sento ilcalore della Madre nello stomaco,
misento al sicuro. L'Ayahuasca mi spiega che devo abbracciare l'Armoniadel Niente, è questa la casa degli uomini consapevoli. Lefaccio un obiezione: “In me non c'è vita, non sono degno ditutto questo, sono un cadavere ambulante.”
LaMadre mi sorride con amore, poi mi proietta in un altro luogo;intuisco che mi trovo nei pressi di quel castello che prima eralontanissimo, ma non lo vedo. Percepisco un portone alla mia destra,sembra il portone di un sotterraneo, forse una cripta, forse unaprigione.
Capiscoche aprire la porta è per me impossibile, non ho la chiave ela porta sembra davvero massiccia. Impossibile buttarla giùcon le mie sole forze.
Inquel momento, in un istante rapidissimo, una forza sovrumana siscaglia contro la porta.
Capiscoche si tratta della materializzazione di un grido. Non è ungrido di dolore, chiede solo la mia attenzione. La "spallata"è terrificante, sento che questa forza immensa vuole uscire.
La“spallata” è così forte da scostare per un attimola porta e io intravedo l'interno. Una luce bianca, di un'intensitàinimmaginabile, filtra e mi colpisce in piena faccia. Tutto questo inun nanosecondo. Non ho mai percepito una forza del genere, la luce micolpisce con una violenza inconcepibile, il mio corpo vienescaraventato giù dal materassino. Tutto il lato destro del miocorpo e della mia faccia si paralizzano. La mia faccia si deforma daldolore, sento milioni di fulmini percorrere la mia faccia. Percepiscoche mille bombe atomiche messe insieme non sono nulla in confronto.Sembra un ictus, sono atterrito. Perdo i sensi e li riacquisto pocodopo, la paralisi cessa. Credevo di morire, non ho mai provato unterrore così puro, così cristallino. Chiedo alla piantadi chi è questa immensa forza, sono sicuro che si tratti diDio. Un potere del genere è certamente divino. La Madre misorride con immensa dolcezza, io mi sento minuscolo dinanzi a tuttociò. “Credevi di essere morto? Quello sei TU. Non sei morto,semplicemente non presti attenzione. Non ti ascolti, ti tieni inprigione. Ti sei identificato con il tuo ego, ma tu non sei chi credidi essere. La tua anima è viva, aspetta solo di uscire.” Nonriesco a crederci, la ringrazio dal profondo del cuore.
Inizioa respirare a pieni polmoni, mi sento immortale e invincibile. Lechiedo di aprire il portone, di liberarmi. Mi risponde che non èancora il mio momento, c'è tempo.
Ilmio spirito torna vicino al mio corpo. Tutto vibra di luce, sonobendato ma mi vedo. Unisco le mie mani, lasciando lo spazio di unmillimetro fra i polpastrelli. Vibra tutto in una manierasconvolgente, il mio corpo è pieno di elettricità edalle mie dita si trasmette un energia vivissima. Sono vivo. “Iosono. Io sono. Io sono.”, mi ripeto sottovoce.
Sentodi dover piangere come non ho mai pianto, uno tsunami di lacrimeparte dalle unghia dei piedi e sale verso la testa. Sento che sta perscatenarsi l'apocalisse, cerco di abbandonarmi ma non ci riesco. Ilpianto si strozza negli occhi, la testa quasi esplode ed escono solodue lacrime minuscole, bollenti. “Peccato”, penso. Sentivoproprio il bisogno di esplodere, ma va bene così.
Adun tratto una fitta indicibile si insinua nei pressi della milza.Chiedo a Madre Ayahuasca di cosa si tratti e lei mi risponde: “Vedilotu stesso”.
Inquel momento parte una musica molto ritmata, io metto la mia manosulla milza, sopra il dolore e spingo con le dita. Spingo con tuttele mie forze, mentre con le dita dell'altra mano tamburello tenendoil ritmo, sopra la mano che preme sul dolore. “Cos'è questodolore? Non capisco, è troppo fastidioso.” Intuisco cheposso sradicarlo, se voglio. Vedo chiaramente una piccola gemmaluminosa, gialla. Capisco che il dolore proviene da lei, premo con ledita cercando di scavare e sradicare la gemma e premo cosìforte da sentire quasi sotto le dita il materasso. Riesco a prenderela gemma, la sradico via e la scaglio lontanissimo.
Capiscoche quello era il mio ego. Si fa largo dentro di me un calore immensoche sale fino alla gola. Sto per liberarmi, finalmente. Senzatogliermi la benda mi metto seduto, prendo il sacchetto e vomito. Unfuoco impressionante esce fuori, lo sforzo per espellerlo èquasi disumano. Espello tutto quel che ho dentro, sento che il mioego è sul fondo del sacchetto.
Allora,per la prima volta durante la notte, mi tolgo la benda e guardodentro: un grumo nero microscopico, nient'altro. Scoppio a ridere digioia! Tutti i miei problemi per questa pallina insignificante? Miviene da ridere, mi prendo gioco di quel grumo. “Ma qui non c'èniente. Niente.”, dico con soddisfazione e stupore. Il mio ego èuna pallina minuscola.
Dicoad alta voce: “Via la merda da me. Io sono.” Faccio il nodo alsacchetto e lo deposito ai piedi del letto, poi mi rimetto la benda emi sdraio di nuovo.
LaMadre mi chiede se voglio svegliare il mio corpo. É necessariofarlo, per trovare la pace.
Chiedeil permesso, perché mi farà male. Io mi fido eacconsento.
Unalama mi entra nel piede destro, il dolore è assolutamenteinsopportabile, sento che sto per svenire. Mi viene il panico, perchéè davvero troppo. Sembrano mille crampi concentrati in unasola, potentissima, fitta.
Lapianta mi dice di pensare a ciò che provo. “Visualizza ildolore, abbraccialo!” Lo guardo, è pura vibrazione. Ildolore vibra, è vita! Fa malissimo ed è bellissimo. Ledò il permesso di salire. “Mordi, giaguaro, mordi!” E lapianta sale quasi fino all'inguine. Sento che è il dolore piùgrande che io abbia mai provato, ma al tempo stesso èbellissimo. Poi questa specie di crampo immenso mi abbandona, io mimetto seduto ed inizio a far scricchiolare ogni articolazione del miocorpo: le dita dei piedi, delle mani; i gomiti; i polsi; le caviglie;il bacino, le ginocchia.
Ognivolta che un'articolazione fa 'stack' io ho una sorta di orgasmo.Alla fine tocca al collo, che liberazione! Ruoto la testaall'indietro, riesco quasi a toccarmi la schiena con la testa.
Capiscoche il mio corpo sta facendo una cosa che in una situazione normalenon potrebbe mai fare. Sembro posseduto. Mi rimetto dritto, il miocorpo è vivissimo! Ringrazio, colmo di gratitudine.
Intuiscoche sono pronto a sperimentare quello che volevo: la pace assoluta.
Ilmio viaggio è finito e la mia ricompensa è dietrol'angolo. Sento il bisogno di connettermi con la Terra, cosìmetto una mano sul pavimento e chiedo: “Cosa c'è qui sotto?”
Dalleviscere della terra una forza impressionante sale e percorre il palmodella mia mano.
Vibrazionipazzesche mi scuotono, intuisco che il mio viaggio deve finire come èiniziato: guardando il cielo. Sento di essere andato troppo lontano,ho bisogno di ascoltare la creazione. La Luna mi chiama. Mi tolgo labenda, è quasi l'alba. Tutti dormono, i volti dei mieicompagni sono beati. Sono enormemente felice, spero sinceramente perloro che abbiano ricevuto insegnamenti utili alle loro esistenze.
Mialzo, il mio corpo è a pezzi ma mi sento invulnerabile. Vadofuori in veranda, faccio fatica a camminare, mi siedo e fumo. I gechiurlano, i cani ululano, gli asini ragliano lontanissimi. Un gattosbuca dal nulla e mi fissa dritto negli occhi. Che momento magico!
Dietrodi me una grondaia sgocciola a ritmi regolarissimi: TUM TUM TUM TUMTUM.
Sembraun tamburo, sono in trance. É un icaro che mi accompagna allafine di questo incredibile viaggio. Salgo sull'amaca, sonocomodissimo. Di fronte a me la Luna, meravigliosa.
Lafisso, in totale estasi. I suoi raggi sono come fili luminosi edarrivano al mio torace.
Sentoun'energia femminile entrarmi dentro. É meraviglioso, la lunasi prende cura di me.
Sonoestremamente connesso con essa, mi infonde calore e io contraccambio.Le rimando indietro tutto quello che ho. A quel punto i fili luminosisi spostano e vanno verso l'amaca.
Unsoffio di brezza, l'amaca si muove. É come se la luna micullasse coi suoi raggi.
Eccola,è arrivata. La Pace. Questa è la pace che cercavo.Piango di gioia. Sto così ancora un'ora circa, ipnotizzato.Poi capisco che la pianta mi ha lasciato, posso tornare a dormire.
Igalli cantano e io torno sul materassino. L'ultimo insegnamento micolpisce come una freccia: “La verità è. Tutto simuove. Gira. Rinasce. Semplicemente.”
Miaddormento.
Almio risveglio sono fisicamente devastato, non riesco a camminare.
Duranteil viaggio di ritorno mi arriva inaspettato un altro insegnamento, laconclusione di tutto: “Hai chiesto Amore e Pace e li hai avutientrambi. Il momento di massimo amore lo hai vissuto condividendo letue emozioni con gli altri; hai sperimentato la pace supremaguardando la Luna. Entrambe le cose puoi farle tutti i giorni, ognivolta che vuoi, per il resto della tua vita. É cosìsemplice."
Nonè semplice riassumere, o anche semplicemente descrivere con imezzi della lingua italiana, l'esperienza ad oggi piùimportante della mia vita.
Diseguito il mio incontro con la madre di tutte le piante sacre:l'Ayahuasca.
Mitrovo ad Oristano, nel nulla della Sardegna. Campagne sterminate,steppa, fichi d'India. Sto sbocconcellando una mela ed ho appenaconosciuto i miei compagni d'avventura, le persone che assieme a mesi schianteranno contro il loro inconscio, questa notte.
Sonotutte persone gentili e sorridenti ma io sono leggermente a disagio.Mi rendo conto che tutti, tranne me, hanno avuto esperienze con lamedicina olistica. Tutti hanno intrapreso un proprio viaggiopersonale alla ricerca di una spiritualità sana ed edificante.Siamo in attesa della cerimonia, mancano circa tre ore. Uno allavolta lo sciamano ci chiama per un breve colloquio.
Éil mio turno, quest'uomo sorridente e pacato mi mette immediatamentea mio agio. Percepisco in lui una grande umanità, mi mettocomodo sul divano e rispondo alle sue domande. Sono qui perchésoffro di depressione. Sono depresso da sempre, la sofferenza mipedina da che ho memoria e io, da sempre, soccombo ad essa. Ho avutoun'educazione religiosa molto rigida e a 18 anni ho abbandonato ilcredo della mia famiglia, con conseguenze disastrose. Da allora ilsenso di colpa mi perseguita e io ne sono vittima. Sono un'alcolista,in passato ho abusato largamente di ogni droga, soprattutto pesante.Ho l'epatite C e il mio stato di salute, da circa dieci anni, èdisastroso. Voglio chiedere all'Ayahuasca di aiutarmi, se mi ritienepronto.
Losciamano mi sorride per l'ennesima volta, capisco che la mia storianon lo impressiona affatto. Oggi sono come tutti gli altri, ognuno hail suo passato e il mio non è più significativo deglialtri.
Lacerimonia si avvicina, il sole scende dietro gli eucalipti. La stanzaadibita per noi è molto carina, ci sono una quindicina dimaterassi. Ai piedi di ognuno di essi una bottiglia d'acquapersonalizzata, un sacchetto per vomitare e dei tovaglioli. Losciamano ci introduce a quelli che saranno i tre giorni piùsignificativi della mia esistenza. C'è una tensioneincredibile nell'aria. Guardo i volti dei partecipanti, sembranopasseggeri di un aereo che sta per schiantarsi al suolo. Forsemoriremo tutti, forse no. Nessuno di noi sa cosa lo attende,l'incontro con la Madre è ogni volta diverso, unico. Io misono documentato tantissimo nei giorni precedenti, sono fiducioso mamolto nervoso. Mi rendo conto di avere un grande privilegio,un'opportunità unica. Che vada come deve andare.
Primadi assumere il potente infuso lo sciamano offre ad ognuno di noi delrapé, una mistura di tabacco sacro e cenere.
Éil mio turno. Tremo, ma cerco di dissimulare la tensione. Sono inpiedi davanti lo sciamano, col capo chino. Mi guarda sorridente, siavvicina. “Quest'uomo possiede una enorme energia”, penso. Misoffia il rapé nel naso ed il bruciore èinsopportabile. Dura pochi secondi, segue un'intensa sensazione dibenessere. Sono concentratissimo. Torno al mio materasso.
Évietato parlare con gli altri, dal momento in cui si è assuntoil rapé. Non potrò rivolgere la parola ai miei compagnid'avventura fino a domattina.
Dopocirca mezzora è di nuovo il mio turno. Il momento ègiunto, sto per bere l'Ayahuasca.
Inpiedi dinanzi lo sciamano cerco di concentrarmi sui miei intenti.Voglio conoscere me stesso, rimuovere i miei sensi di colpa, condurreuna vita “normale”. Lo sciamano mi porge la toma, guardo perqualche secondo il misterioso e denso liquido al suo interno. Poibevo. Sono meravigliato, il sapore è molto buono. Sembraun'amaro d'erbe invecchiato mille anni. Il retrogusto invece èdisgustoso: dolciastro, persistente e nauseante.
Tornoal mio posto e mi siedo. Non mi rimane che aspettare, non posso farealtro. Cerco di rilassarmi, ma la mia mente inizia immediatamente aprodurre richieste. “Voglio questo. Voglio quello. Mi meritoquest'altro.” Dopo circa venti minuti la pianta si manifesta. Non ame però. Sento qualcuno vomitare dolorosamente, qualcun altroansima, gode, piange, canta. Lo sciamano intona dei bellissimiicaros. L'atmosfera è stupenda, ma io sono impaziente. Perchénon succede niente? Dove sono le visioni? E i miei insegnamenti? Allamia sinistra una ragazza sembra avere le mie stesse preoccupazioni.Percepisco il suo nervosismo, la sua impazienza. I suoni nella stanzainiziano ad essere molto invasivi, una ragazza grida. Il suo èun “viaggio” molto intenso, capisco che sta facendo sesso con lasua anima, o qualcosa del genere. Sono profondamente invidioso. Miviene da vomitare e vomito. Ma non è il vomito catartico dicui tutti parlano. É semplice, innocuo, noioso vomito.
Perplessomi sdraio, inizio davvero ad essere irritato. Ma chi è questagenta? Che sia tutta una fregatura? La mia mente elabora (pre)giudiziestremamente violenti, indiscriminati. Odio tutti e tutto. Tuttaquesta storia serve solo a fregarmi, a fregare i miei soldi. Sonosdraiato con una dozzina di hippy invasati da quasi due ore. Checazzo ci faccio qui? Devo essere impazzito. Non posso fare altro cheformulare cattiverie gratuite all'indirizzo di tutti. La mia mente siesibisce in un bla-bla senza fine, ma mi rendo conto delle malvagitàgratuite che riesco a concepire e mi vergogno di me stesso.Profondamente. Non credevo di essere così bieco. Mi rendoconto che quello che sta emergendo è un lato di me orribile.Ma ho tutte le ragioni del mondo, questi stronzi vogliono fregarmi.Devo andarmene il prima possibile da questo posto. Non è colpamia, le ho provate davvero tutte. A quanto pare l'unica cosarimastami da fare è suicidarmi. Infrango la regola di nonabbandonare il luogo della cerimonia ed esco a fumare. Anche perchémi sono stancato di aspettare con gli occhi chiusi. Mentre mi dirigoverso la veranda capisco di essere furioso. Fumo e penso alla miacattiveria. Non mi credevo capace di produrre tanta malvagità,capisco che non ho fatto altro che mentire a me stesso. Odio questepersone e odio questa situazione, ho solo finto. La verità èche non credo a niente, non credo ai poteri della pianta e sonoprevenuto nei confronti di certe cose che non mi appartengono. La miapredisposizione e disponibilità non erano altro che unamaschera. L'ennesima. L'unica cosa reale è la miaintelligenza, di gran lunga superiore a quella di tutti gli altri.
Lasigaretta finisce. “Ok, torniamo dentro e speriamo che questa notteinfernale passi presto. Domattina raccolgo le mie cose e mando afanculo questi poveri coglioni.”, mi dico.
Inquel momento succede qualcosa. Guardo in alto e vedo il cielostellato più bello che io abbia mai visto. Sono costernato,non ho mai visto nulla del genere. Sento i gechi urlare, i caniululare. La notte sarda è magica, sconvolgente. “Ok, tuttaquesta storia è una fregatura e presto le darai il benservito, ma forse non fa tutto schifo. Ormai hai pagato, a questopunto fatti almeno un weekend in santa pace. Non sei mai stato inSargegna, approfittane! Cosa ti importa dell'Ayahuasca? Rilassati,goditi questo cielo stellato. Quando tornerai penserai risolvere ituoi problemi in un altro modo.”
Micalmo, rientro. In quel momento mi viene incontro la “padrona dicasa”, che per l'occasione assiste noi partecipanti alla cerimonia.Mi chiede se voglio il rinforzo, ovvero bere un altro po' diAyahuasca. Accetto. Vado dallo sciamano e bevo.
Dopoventi minuti vomito di nuovo, lo stesso insignificante vomito.Nessuna catarsi, nessuna liberazione. Chiudo gli occhi.
Inizioa rendermi conto di tante cose. Non è colpa degli altri se nonsta succedendo niente, è colpa mia. Solo mia. Apro di nuovogli occhi e guardo alla mia sinistra. C'è sempre la ragazza diprima, è ancora nervosa. Mi rendo conto che stranamente non laodio più. Cosa provo? Tanta tenerezza, non so perché.Qualcosa nella mia mente è cambiato, lo intuisco conchiarezza. La cattiveria è sparita, sono confuso. Mi guardoattorno: l'Ayahuasca non è una fregatura, mi rendo conto chequasi tutti i partecipanti alla cerimonia stanno vivendo qualcosa diestremamente intenso. La ragazza che prima urlava ora continua adurlare, il processo che sta avendo luogo dentro di lei èincredibile. Sono davvero contento per lei, non mi disturba più.Di fronte a me un ragazzo vomita e urla, si sta liberando di qualcosache deve davvero pesare tanto. Fa caldissimo.
L'assistentefa avanti e indietro, raccoglie il nostro vomito, distribuiscetovaglioli puliti. Cerco di immaginare la quantità di vomitoche questa donna ha raccolto. Intuisco chiaramente la sua bontàd'animo e sento una profonda gratitudine. Accudire una dozzina diperfetti estranei non è una cosa scontata, ma lei si prendecura di noi con gioia. Vedo chiaramente le sue motivazioni. Per leiraccogliere il nostro vomito è un privilegio. Questo èpuro altruismo. Continuo a guardare i suoi gesti attraverso ilriflesso della porta-finestra. La stanza è buia, illuminatasolo da qualche candela, posizionata qua e là. Ad un trattol'assistente non c'è più, o meglio, c'è ancorama è qualcun altro. Vedo la donna più bella che ioabbia mai visto. I suoi capelli sono lunghi fino alle ginocchia, simuove lentamente e con una grazia inaudita. Emana scie luminose, ènuda dal ventre in su, in braccio ha un neonato che dormesilenziosamente. Mi sorride. Sono sovrastato da tanta bellezza, nonriesco a crederci. Il suo amore, purissimo, mi colpisce al cuore conuna violenza incredibile. Non posso fare a meno di piangere. Qualcosanon torna però, così distolgo lo sguardo daquell'immagine riflessa. L'assistente è lì, con in manole buste piene di vomito. Ma se la guardo attraverso laporta-finestra non è più lei. É chiaramenteMaria Maddalena. No, è la Madonna. No, è lapersonificazione dell'amore materno, puro, fortissimo. Lo intuiscocon grande chiarezza. Non riesco a smettere di piangere.
Chiudogli occhi e delle immagini si manifestano, sbiadite, lontane. Quelloche sto vedendo sembra un film di Brakhage, ma non mi piace. Vogliocontrollare le “inquadrature” e riesco a cambiarle a mio piacere.Ma più cerco di controllarle, più sono sbiadite edeludenti.
Unavoce si fa largo dentro di me. Mi dice che devo smetterla di tentaredi manovrare tutto. Nella vita la mia occupazione principale èla regia cinematografica ed io ho tentato di applicare il controlloche normalmente un regista ha sulla lavorazione di un film a tuttoquello che mi circonda.
Chiparla? Da dove proviene questa voce?
Lapianta si è manifestata, mi sta rimproverando.
“Tuodi il mondo perché non è come tu lo vorresti. Ma non ècosì che funzionano le cose. Il risultato è che invecedi essere il regista della tua vita sei solo uno spettatore dellevite altrui.”
Haragione, il mio problema è il controllo. Non sono statoonesto, ho sbagliato tutto. Tutto.
Misento umiliato ma tutto inizia ad essere chiaro. Quello che mi èsuccesso e mi sta succedendo è esattamente ciò chedoveva e deve succedere. Intravedo il disegno che Madre Ayahuasca haper me, lo comprendo. Non posso fare a meno di notare che la piantami sta smascherando. Sono una persona meschina, mento a me stesso egiudico gli altri; questa notte ne è la dimostrazione. Misento un verme, la pianta si sta prendendo gioco di me e ha ragione.Sta piano piano smontando tutte le impalcature che il mio ego hacreato per me.
Misento messo a nudo, tutte le bugie che mi racconto ora sono palesi.Non posso scappare, devo accettare la realtà dei fatti.
LaMadre mi ha appena dato una dimostrazione della sua incredibilepotenza, posso fidarmi di lei. Mi merito tutta la sua severità.Mi rilasso e cerco di abbandonarmi fra le sue braccia. Vedo una seriedi maschere di cera. Già, le mie maschere. Quelle che indossoogni giorno. Non posso toccarle, le guardo e sono orrende. La piantami conduce al di sopra di un oceano. É nero, coperto da unvetro. Le chiedo cosa ci sia, in quel mare nero. La pianta mi diceche è presto per me, non posso entrarci, non posso conoscere isegreti che custodisce. “Ogni cosa a suo tempo”, mi dice conbenevolenza. “Quando sarai pronto potrai entrarci.”
Stodavvero parlando con una pianta, faccio fatica a crederci. Ma tuttoquesto è reale, se apro gli occhi sono lucidissimo;nell'istante in cui li chiudo sprofondo nel mondo che la Madre hadisegnato per me. Non ci sono viaggi colorati, né viaggiastrali, né purghe, né reincarnazioni particolari, néconversazioni nell'aldilà con alieni o spiriti. Per me, questanotte, c'è e ci deve essere l'umiliazione del mio ego. Il miospropositato e malato ego. Devo smetterla di controllare tutto quelloche mi circonda, l'insegnamento è chiarissimo. Succederàquello che la Madre vuole che succeda, ne sono consapevole. Pecepiscoun'enorme saggezza ma non so da dove provenga. C'è davvero unospirito antichissimo che si manifesta agli esseri umani mediantequesta misteriosa pianta? O proviene tutto dal nostro subconscio? Nonne ho idea e non mi interessa.
Oraè più facile tenere gli occhi chiusi, guardarmi dentro.Intuisco che la pianta mi sta strapazzando, sta umiliando il mio ego.Tutto quello che sembrava non aver fatto finora ora ha senso. Mi sonoaccostato a lei con ego, intenzioni impure, arroganza e preteseincessanti. Di conseguenza la Madre ha fatto uscire tutto il mio egoin un modo orribile, senza precedenti. Mi ha mostrato l'orrore deimiei preconcetti, lo schifo dei miei pensieri, per poi farlivacillare miseramente. É tutto così chiaro, a questopunto. Sono pieno di gratitudine, anche perché ora l'Ayahuascasi sta prendendo cura di me, come una madre colma d'amore. Miaccarezza e mi rassicura. “Non cercare gli insegnamenti nellevisioni. Ci sono tanti insegnamenti anche nella delusione datadall'assenza di visioni.” É lei che ha tenuto aperti i mieiocchi, per dimostrarmi che questo atteggiamento non conduce danessuna parte. Mi dice che non devo sentirmi in colpa per gli orroriche abitano dentro di me. É stata dura e severa, ma eranecessario.
Miricompensa, donandomi tre visioni che custodisco gelosamente. Capiscoche le visioni sono del tutto gratuite, non hanno niente a che farecon il mio percorso. Sono visioni che la Madre mi dona per il mioprossimo film, prima di lasciarmi. “Quando sarai davvero pronto perme, io ci sarò. Ci sono sempre, per te.”
Aprogli occhi, è tutto finito. É quasi l'alba. Sento diaver appreso cose di una enorme importanza, il cui valore èinestimabile. Sono comunque un po' deluso, mi aspettavo di doveraffrontare chissà cosa.
Ricordolucidamente solo un decimo di quel che è accaduto la primanotte, ma il resto sento che lavora dentro di me e si paleseràa tempo debito.
Émattino ed è tutto diverso. Mi avvicino al tavolo imbandito,dove i miei compagni stanno facendo colazione. Mi sento estremamenteconnesso ad ognuno di loro. Vedo i loro volti stremati e sereni, èstata una notte dura. Otto ore fa li odiavo, ora sento di amarliprofondamente. Sono la mia famiglia, è ovvio. Vorreiabbracciarli tutti e chiedere loro scusa. É il momento dellacondivisione, ci sediamo in cerchio ed a turno ognuno racconta lapropria avventura. Mi identifico in ognuno di loro, mi commuovo,piango per l'intensità di questa esperienza. Non ho maivissuto niente del genere. Sono sinceramente pertecipe, le emozionidi quelli che sono a tutti gli effetti degli estranei mi colpisconoal cuore. É il mio turno e sono stupito dalla sinceritàcon la quale faccio il mio resoconto. É la prima volta che nonmento, mi apro completamente, mi fido ciecamente della mia nuovafamiglia. É un momento stupendo, voglio che duri per sempre.La condivisione dura fino al tramonto, ma sembra che sia passata soloun'ora. La seconda notte è già arrivata. Una nuovacerimonia ci attende.
Stavoltaè veramente tutto diverso. C'è un clima meravigliosofra noi, sono quasi in trance. Non posso fare a meno di notarel'enorme quiete che mi domina. Non mi sono mai sentito cosìtranquillo, so esattamente quello che mi aspetta. Mi sentointimamente connesso a Madre Ayuahuasca. Capisco che tutto quello chefa, e soprattutto tutto quello che SEMBRA che non faccia, èsolo per il mio bene. Stanotte mi abbandonerò completamente esarò grato per tutto ciò che riceverò. Anche senon riceverò niente.
Nellastanza della cerimonia c'è un'elettricità che nonriesco a descrivere. Mi sento in paradiso e decido di rinunciare allavista. Stanotte non mi servirà. Mi bendo con una t-shirt edecido di non togliermela fino all'alba. L'impazienza mi haabbandonato, prendo il rapé. Inizio a comprendere il miopercorso, potrei stare ad occhi chiusi per giorni.
Éora di bere l'Ayahuasca.
Lemie gambe non tremano più, guardo lo sciamano negli occhiprima di bere la mia toma. Non ho niente da chiedere alla pianta,tutte le mie intenzioni precedenti non esistono più, sonostate spazzate via. Un intento purissimo si fa largo dentro di me,spontaneo, naturale. Lo assecondo, chiudo gli occhi e chiedo conrispetto: “Madre Ayahuasca, se mi ritieni pronto, fammisperimentare l'amore puro e la pace assoluta.” Bevo, ringrazio losciamano, torno al mio posto e aspetto in silenzio. Ma non aspettoniente, so che niente arriverà. Sono sereno.
Sentoche con gli occhi chiusi sto benissimo, sono concentratissimo. Dopopochissimo tempo la Madre si manifesta. Mi chiede: “Cosa sei capacedi far germinare nel niente?”
Eio: “Non lo so.”
“Unessere umano puro deve trovare l'Armonia del Niente.”
LaMadre mi sta mettendo alla prova, donandomi il niente assoluto. Uno“schermo nero” dove nulla accade. Il niente totale. Ma io stobene nel niente, sono rilassatissimo e non ho aspettative. Intuiscoche quello che (non) sto vivendo è molto importante per me.
Ead un certo punto 'click': il mio ego risale di nuovo in superficie.É ostinato e difficile da sconfiggere, ma va rispettato, diràqualcuno domani, perché fa solo il suo lavoro. E lo fa bene.BLA BLA BLA BLA: inizio a sottolineare tutto quel che succede e nonsuccede. Vedo facciate di palazzi, ma le “inquadrature” sonostorte, sghembe. Il mio corpo è storto, sono scomodo e la cosaè frustrante. Voglio raddrizzare queste inquadrature e vogliostare comodo. Voglio, voglio, voglio. Cerco una posizione centrata edritta sul mio materasso, ma sono già sdraiato in posizionecorretta. Ma mi sembra di essere in discesa, il mio corpo “pende”a destra e i palazzi che vedo sono storti. BLA BLA BLA. Il mio ego siscatena.
Unavoce perentoria mi interrompe: “Sciocco, smettila. Vuoi l'amore?L'amore si prova col cuore, non con la mente. Spegni la mente, non nehai bisogno.”
“Cuore,no mente. Cuore, no mente. Cuore, no mente.” inizio a ripetermi,come un mantra.
Lamente mente. Ringrazio Madre Ayahuasca e mi rilasso, ci rido su. Sonolucidissimo, so esattamente quello che mi sta succedendo. Le dico cheio sono così e lo accetto. Mi accetto. Devo razionalizzaretutto, è più forte di me. Ma ora, a differenza di ieri,ne prendo atto con serenità.
Ea questo punto inizia a tutti gli effetti quello che saràl'avvenimento più importante e significativo di tutta la miavita.
Unviaggio pazzesco dentro di me.
Click!
Vedol'Ayahuasca sottoforma di liquido luminoso color ambra. Entra nel miocorpo dolcemente, attraverso il mio piede destro e mi accarezzasalendo. Una sensazione incredibile, meravigliosa. Ma non sonocentrato, sento ancora il mio corpo sbilanciato e scomodo. Lascioperdere questa ossessione, la posizione arriverà. Mi godo lascomodità.
LaMadre continua a salire, raggiunge il mio fegato malato e loabbraccia.
Precipitoin un oceano nerissimo e lì lo vedo. Il mio fegato è unenorme monolite nero, addormentato sul fondo dell'oceano. Ci giroattorno, percepisco che dorme. É magnifico, enorme. Vedo lamia malattia, l'Ayahuasca me la mostra, tenendomi per mano.
Unaminuscola conchiglia attaccata al monolite, sembra il guscio di unavongola. É insignificante. Mi avvicino e senza il minimosforzo la stacco dal monolite. Viene via con una facilitàincredibile. “Vedi com'è facile?”. Intuisco che non devotemere il mio corpo, la malattia non sarà più motivo dipreoccupazione per me. Risalgo in superficie, mi sento benissimo.
Sentoun fuoco nella pancia, un fuoco che continuerò a sentire finoall'alba. É il cuore della mia anima, quello che si usa peramare e vivere. Madre Ayahuasca mi dice con grande tenerezza: “Oraè con questo cuore che devi stare, lascia perdere il resto. Ituoi polmoni, il tuo cuore fisico sono solo organi, muscoli: non tiservono questa notte.”
Sentoil mio corpo spegnersi quasi completamente. I miei polmoni immettonouna quantità minima di ossigeno, il necessario per tenere invita il mio corpo. Mi tocco la gabbia toracica e il mio cuore sembranon battere più. Sono lucidissimo e non riesco a crederci. Maè reale.
Piomboin uno stato di coscienza superiore, la mia anima si stacca, vedo ilmio corpo con gli occhi della mente e vedo la luce che c'èdentro. Ora sono spirito, sento il corpo accartocciato.
Finalmentesono comodissimo.
“Vuoisperimentare l'amore puro?”, mi chiede la Madre.
Rivedola visione del giorno prima. Ripenso all'assistente trasfigurata.Intuisco che non esiste amore più grande di quello che horicevuto ieri. Piango e sono in estasi.
Vedotutti i miei compagni di viaggio e capisco che il momento in cui hoprovato l'amore più puro in questi giorni è stato nelpomeriggio precedente, durante la condivisione. Capisco che so amare,sono grato di questo e piango di gioia. Capisco che l'amore micirconda ogni giorno, è sufficiente aprire gli occhi. Ora sodi poterlo percepire.
Vedola mia compagna, la donna che mi ama e che amo. Quante volte sonostato cieco!
Decidodi andare da lei. La vedo, sta dormendo sola nel letto, attende ilmio ritorno.
Entronel suo corpo sottoforma di liquido caldo, le accarezzo le viscere,poi le gambe e me ne vado. Le auguro la buonanotte. Ecco, questo èamore puro e semplice.
Ritornonei pressi del mio corpo, capisco che il viaggio alla ricercadell'amore è terminato. In realtà non c'era alcunviaggio da fare, l'amore è lì, a portata di mano. Édentro di me, non devo più soffocarlo. É stato unviaggio semplice e sono grato.
Miaspetta la seconda tappa, Madre Ayahuasca mi dice che il viaggio allaricerca della pace è molto lungo. Sono pronto, il camminoinizia.
LaMadre mi tiene per mano e mi abbandona di nuovo sul fondodell'oceano.
Nero,buio, c'è un silenzio che mi fa stare bene. Negli abissi diquesto oceano ci sono solo io.
Adun certo punto vedo un freezer. Sono stupito: cosa ci fa un freezersul fondo dell'oceano?
Loapro, al suo interno ci sono dei pesci rinsecchiti e mummificati.Capisco che sono morti da migliaia di anni, sono orribili; li liberoed escono in superficie, fluttuando nell'acqua.
Sonobruttissimi ma danzano con una grazia incredibile; diventanomeravigliosi.
Miallontano, il mio campo visivo si allarga. L'ayahuasca è almio fianco, mi mostra l'intero universo: una corrente sottomarina cheavanza lentamente. Mi avvicino e guardo con attenzione: tutte le coseavanzano ordinatamente, fluttuando. Mi avvicino ancora.
Intuiscoche tutto è lì dentro, ci sono anche io. C'è lamia famiglia, i miei amici, tutto il genere umano. Animali, guerre,carestie, vicende umane misere ed importanti. Tutto c'è edavanza, si muove. Ci sono i pianeti, le galassie, tutta lamagnificenza del creato. Ogni tanto delle cose collidono, sifrantumano e dai frantumi nasce qualcos'altro. Sono esterrefatto.
Vedol'enorme bellezza dell'universo e io ne sono parte. Avanzogalleggiando, sono parte del tutto. Mi sento orgoglioso di far partedi un meccanismo tanto complesso e vasto.
LaMadre mi chiede se conosco la morte, le dico che ho visto solo i mieinonni morire. La morte mi affascina, ma ne ho timore. No, non laconosco.
Mimostra il cadavere marcio di un uomo senza volto in un bosco, èin avanzato stato di decomposizione. Madre Ayahuasca mi chiede se hopaura. “No, mi sento al sicuro”, rispondo con convinzione. Miavvicino, il cadavere si decompone, vedo migliaia di forme di vitanutrirsi da esso. Nascono fiori e steli d'erba. Sono felice, intuiscoche la morte è una grande festa, un banchetto. “Guardaquanto potere ha il corpo inerme, morto, di un essere umano. Évita per il cosmo. Anche l'essere umano più malvagio del mondoquando muore diviene utile. Quanto potere ha un morto! Immaginati ilpotere che ha un vivo, armato delle sue volontà!”
Intuiscodi aver appreso una cosa di enorme importanza, che mi guideràin futuro.
Piangodi gioia e di gratitudine.
Emoticon grin
Oraintuisco di essere nel mio corpo, cammino in una specie di canyon.
Paretirocciose e foreste, il percorso è angusto. Vedo che in unaparete sono scavati degli scalini che conducono lontanissimo.Intuisco che gli scalini di pietra sono in realtà i mieidenti.
Noncapisco quello che sto vedendo, sono spiazzato. “Cosa significatutto questo?” mi chiedo, ma non ottengo risposta. Ad un certopunto vedo un castello, sul picco di una montagna.
Chiedoalla Madre se è lì che siamo diretti, lei non mirisponde e io intuisco che la risposta è no. Non sono pronto,non so cosa ci sia in quel castello e non voglio neppure saperlo.
Deducoche forse si tratta di un universo parallelo di cui la pianta mi haparlato. Questa dimensione è importantissima e si chiamaL'Armonia del Niente. Se entri in questa dimensione finalmente SEI.Ma la Madre non conferma le mie intuizioni, mi ignora e proseguiamoil cammino. “Forse sto volando con l'immaginazione, a tempo debitoverranno le risposte”, mi dico.
Cene andiamo. Non so cosa dire e le chiedo umilmente di guidarmi.Arriviamo nei pressi di un luogo che ho già visitato ieri,nella mia prima cerimonia.
Sottodi me c'è un oceano nero, ma è coperto da un vetro e iola sera prima non potevo entrarci.
Nonero pronto, non potevo vedere cosa c'è in fondo a quel mare.Ora mi ritrovo di nuovo lì
ela pianta mi dice che finalmente è giunto il mio momento.Posso entrare se voglio. Il vetro svanisce. So che sto per fare unincontro che cambierà per sempre la mia vita. Sono emozionatoma calmo, ho una fiducia cieca nella Madre che mi guida. Intuisco chesono entrato nell'Armonia del Niente. É questo il luogo sacrodove devo imparare a stare.
Enon c'è davvero niente qui, solo una gran quiete. Sento ilcalore della Madre nello stomaco,
misento al sicuro. L'Ayahuasca mi spiega che devo abbracciare l'Armoniadel Niente, è questa la casa degli uomini consapevoli. Lefaccio un obiezione: “In me non c'è vita, non sono degno ditutto questo, sono un cadavere ambulante.”
LaMadre mi sorride con amore, poi mi proietta in un altro luogo;intuisco che mi trovo nei pressi di quel castello che prima eralontanissimo, ma non lo vedo. Percepisco un portone alla mia destra,sembra il portone di un sotterraneo, forse una cripta, forse unaprigione.
Capiscoche aprire la porta è per me impossibile, non ho la chiave ela porta sembra davvero massiccia. Impossibile buttarla giùcon le mie sole forze.
Inquel momento, in un istante rapidissimo, una forza sovrumana siscaglia contro la porta.
Capiscoche si tratta della materializzazione di un grido. Non è ungrido di dolore, chiede solo la mia attenzione. La "spallata"è terrificante, sento che questa forza immensa vuole uscire.
La“spallata” è così forte da scostare per un attimola porta e io intravedo l'interno. Una luce bianca, di un'intensitàinimmaginabile, filtra e mi colpisce in piena faccia. Tutto questo inun nanosecondo. Non ho mai percepito una forza del genere, la luce micolpisce con una violenza inconcepibile, il mio corpo vienescaraventato giù dal materassino. Tutto il lato destro del miocorpo e della mia faccia si paralizzano. La mia faccia si deforma daldolore, sento milioni di fulmini percorrere la mia faccia. Percepiscoche mille bombe atomiche messe insieme non sono nulla in confronto.Sembra un ictus, sono atterrito. Perdo i sensi e li riacquisto pocodopo, la paralisi cessa. Credevo di morire, non ho mai provato unterrore così puro, così cristallino. Chiedo alla piantadi chi è questa immensa forza, sono sicuro che si tratti diDio. Un potere del genere è certamente divino. La Madre misorride con immensa dolcezza, io mi sento minuscolo dinanzi a tuttociò. “Credevi di essere morto? Quello sei TU. Non sei morto,semplicemente non presti attenzione. Non ti ascolti, ti tieni inprigione. Ti sei identificato con il tuo ego, ma tu non sei chi credidi essere. La tua anima è viva, aspetta solo di uscire.” Nonriesco a crederci, la ringrazio dal profondo del cuore.
Inizioa respirare a pieni polmoni, mi sento immortale e invincibile. Lechiedo di aprire il portone, di liberarmi. Mi risponde che non èancora il mio momento, c'è tempo.
Ilmio spirito torna vicino al mio corpo. Tutto vibra di luce, sonobendato ma mi vedo. Unisco le mie mani, lasciando lo spazio di unmillimetro fra i polpastrelli. Vibra tutto in una manierasconvolgente, il mio corpo è pieno di elettricità edalle mie dita si trasmette un energia vivissima. Sono vivo. “Iosono. Io sono. Io sono.”, mi ripeto sottovoce.
Sentodi dover piangere come non ho mai pianto, uno tsunami di lacrimeparte dalle unghia dei piedi e sale verso la testa. Sento che sta perscatenarsi l'apocalisse, cerco di abbandonarmi ma non ci riesco. Ilpianto si strozza negli occhi, la testa quasi esplode ed escono solodue lacrime minuscole, bollenti. “Peccato”, penso. Sentivoproprio il bisogno di esplodere, ma va bene così.
Adun tratto una fitta indicibile si insinua nei pressi della milza.Chiedo a Madre Ayahuasca di cosa si tratti e lei mi risponde: “Vedilotu stesso”.
Inquel momento parte una musica molto ritmata, io metto la mia manosulla milza, sopra il dolore e spingo con le dita. Spingo con tuttele mie forze, mentre con le dita dell'altra mano tamburello tenendoil ritmo, sopra la mano che preme sul dolore. “Cos'è questodolore? Non capisco, è troppo fastidioso.” Intuisco cheposso sradicarlo, se voglio. Vedo chiaramente una piccola gemmaluminosa, gialla. Capisco che il dolore proviene da lei, premo con ledita cercando di scavare e sradicare la gemma e premo cosìforte da sentire quasi sotto le dita il materasso. Riesco a prenderela gemma, la sradico via e la scaglio lontanissimo.
Capiscoche quello era il mio ego. Si fa largo dentro di me un calore immensoche sale fino alla gola. Sto per liberarmi, finalmente. Senzatogliermi la benda mi metto seduto, prendo il sacchetto e vomito. Unfuoco impressionante esce fuori, lo sforzo per espellerlo èquasi disumano. Espello tutto quel che ho dentro, sento che il mioego è sul fondo del sacchetto.
Allora,per la prima volta durante la notte, mi tolgo la benda e guardodentro: un grumo nero microscopico, nient'altro. Scoppio a ridere digioia! Tutti i miei problemi per questa pallina insignificante? Miviene da ridere, mi prendo gioco di quel grumo. “Ma qui non c'èniente. Niente.”, dico con soddisfazione e stupore. Il mio ego èuna pallina minuscola.
Dicoad alta voce: “Via la merda da me. Io sono.” Faccio il nodo alsacchetto e lo deposito ai piedi del letto, poi mi rimetto la benda emi sdraio di nuovo.
LaMadre mi chiede se voglio svegliare il mio corpo. É necessariofarlo, per trovare la pace.
Chiedeil permesso, perché mi farà male. Io mi fido eacconsento.
Unalama mi entra nel piede destro, il dolore è assolutamenteinsopportabile, sento che sto per svenire. Mi viene il panico, perchéè davvero troppo. Sembrano mille crampi concentrati in unasola, potentissima, fitta.
Lapianta mi dice di pensare a ciò che provo. “Visualizza ildolore, abbraccialo!” Lo guardo, è pura vibrazione. Ildolore vibra, è vita! Fa malissimo ed è bellissimo. Ledò il permesso di salire. “Mordi, giaguaro, mordi!” E lapianta sale quasi fino all'inguine. Sento che è il dolore piùgrande che io abbia mai provato, ma al tempo stesso èbellissimo. Poi questa specie di crampo immenso mi abbandona, io mimetto seduto ed inizio a far scricchiolare ogni articolazione del miocorpo: le dita dei piedi, delle mani; i gomiti; i polsi; le caviglie;il bacino, le ginocchia.
Ognivolta che un'articolazione fa 'stack' io ho una sorta di orgasmo.Alla fine tocca al collo, che liberazione! Ruoto la testaall'indietro, riesco quasi a toccarmi la schiena con la testa.
Capiscoche il mio corpo sta facendo una cosa che in una situazione normalenon potrebbe mai fare. Sembro posseduto. Mi rimetto dritto, il miocorpo è vivissimo! Ringrazio, colmo di gratitudine.
Intuiscoche sono pronto a sperimentare quello che volevo: la pace assoluta.
Ilmio viaggio è finito e la mia ricompensa è dietrol'angolo. Sento il bisogno di connettermi con la Terra, cosìmetto una mano sul pavimento e chiedo: “Cosa c'è qui sotto?”
Dalleviscere della terra una forza impressionante sale e percorre il palmodella mia mano.
Vibrazionipazzesche mi scuotono, intuisco che il mio viaggio deve finire come èiniziato: guardando il cielo. Sento di essere andato troppo lontano,ho bisogno di ascoltare la creazione. La Luna mi chiama. Mi tolgo labenda, è quasi l'alba. Tutti dormono, i volti dei mieicompagni sono beati. Sono enormemente felice, spero sinceramente perloro che abbiano ricevuto insegnamenti utili alle loro esistenze.
Mialzo, il mio corpo è a pezzi ma mi sento invulnerabile. Vadofuori in veranda, faccio fatica a camminare, mi siedo e fumo. I gechiurlano, i cani ululano, gli asini ragliano lontanissimi. Un gattosbuca dal nulla e mi fissa dritto negli occhi. Che momento magico!
Dietrodi me una grondaia sgocciola a ritmi regolarissimi: TUM TUM TUM TUMTUM.
Sembraun tamburo, sono in trance. É un icaro che mi accompagna allafine di questo incredibile viaggio. Salgo sull'amaca, sonocomodissimo. Di fronte a me la Luna, meravigliosa.
Lafisso, in totale estasi. I suoi raggi sono come fili luminosi edarrivano al mio torace.
Sentoun'energia femminile entrarmi dentro. É meraviglioso, la lunasi prende cura di me.
Sonoestremamente connesso con essa, mi infonde calore e io contraccambio.Le rimando indietro tutto quello che ho. A quel punto i fili luminosisi spostano e vanno verso l'amaca.
Unsoffio di brezza, l'amaca si muove. É come se la luna micullasse coi suoi raggi.
Eccola,è arrivata. La Pace. Questa è la pace che cercavo.Piango di gioia. Sto così ancora un'ora circa, ipnotizzato.Poi capisco che la pianta mi ha lasciato, posso tornare a dormire.
Igalli cantano e io torno sul materassino. L'ultimo insegnamento micolpisce come una freccia: “La verità è. Tutto simuove. Gira. Rinasce. Semplicemente.”
Miaddormento.
Almio risveglio sono fisicamente devastato, non riesco a camminare.
Duranteil viaggio di ritorno mi arriva inaspettato un altro insegnamento, laconclusione di tutto: “Hai chiesto Amore e Pace e li hai avutientrambi. Il momento di massimo amore lo hai vissuto condividendo letue emozioni con gli altri; hai sperimentato la pace supremaguardando la Luna. Entrambe le cose puoi farle tutti i giorni, ognivolta che vuoi, per il resto della tua vita. É cosìsemplice."