Mi piacerebbe scoprire da cosa dipende il ricordarsi o meno i sogni, e se è causa o effetto di un sonno più o meno ristoratore.
Ad esempio le notti in cui non ricordo una benemerita son quelle dopo le quali mi sveglio rilassato come non mai, anche se ho dormito poche ore.
Diversamente, le notti trascorse a far sogni che mi rimarranno ben impressi il mattino seguente son quelle che, a prescindere dalle ore trascorse, mi lasciano insoddisfatto e stordito.
Capita, molto raramente ma capita, che mi sveglio sul finire di un sogno che sento sarebbe andato a finire bene ad esempio alle 7, e mi scopro pronto e pimpante, poi mi impongo di tornare a dormicchiare per proseguire il sogno ed ecco che trascorrono magari due o tre ore dopo le quali mi viene DIFFICILISSIMO alzarmi e svegliarmi.
E tutto questo è legato a sogni e sensazioni, perché quando appunto "mi spengo" e non ricordo affatto d'aver sognato né provato (ad esempio avvertire il piacere della barba che carezza il cuscino) nulla mi sveglio il giorno dopo senza problemi e serenissimo.
Edit:
Mi concentro sul RICORDO o meno del sogno, perché da che so è impossibile non sognare.
Una risposta che posso provare a darmi è che si ricordano i sogni più intensi o peculiari, che in quanto tali han messo maggiormente alla frusta il cervello facendolo risposare meno.
Però questa risposta mi porta a chiedermi se sia quindi possibile tracciare una mappa di quello che potrà piacerci o meno che non lascia allora spazio al libero arbitrio né al sentimento del momento. La vedo come una sentenza: "A te interessano queste cose. Punto. E queste sono le cose che continueranno a interessarti.", e allora forse per non abbattermi né rassegnarmi a questa evidenza mortificante cerco risposte altrove...
Anche perché i sogni che mi ricordo, sebbene tutti diversi tra loro, posso dire che appartengono bene o male alla stessa famiglia, come fossero (e come effettivamente sono) i film di un determinato regista. Insomma, anche nel sogno trovo dei limiti incredibili, tutti circoscritti alla mia persona/personalità.
Un po' come quando ti dicono per la prima volta: "Prova a pensare a un colore che non esiste", e ti deprimi perché sbatti prepotentemente il muso contro il limite della tua immaginazione