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Venerdì 24 ottobre 2014
ore 19:17
Avendone tempo e voglia, è il momento giusto per provare a finire questi resoconti. Stavolta sono un po' più sobrio, vediamo cosa viene fuori.
Terzo viaggio.
E' sabato 7 giugno 2014 e, nonostante l'intensità dell'ultimo viaggio, la voglia di sperimentare ancora è tornata, forse più forte di prima, il richiamo del mondo le cui porte vengono aperte dalla psilocibina è molto forte.
M ha già fatto la sua esperienza solitaria con 15 g di Mexicana presi da soli, per me quello sarà invece il quarto viaggio; io non ho più assunto psilocibina dal 12 maggio e sono impaziente di vedere cosa mi riserverà questa volta. Ieri ho affrontato un viaggio abbastanza lungo e stancante e stamattina, dopo una colazione leggera, io e M abbiamo dovuto sbrigare alcune commissioni prima del nostro viaggio, incluso fare la spesa per essere preparati al meglio, all'ora di pranzo sono parecchio affamato e mi sento anche un po' stanco. Stavolta abbiamo deciso di cambiare setting, saremo in un bel parco a circa dieci minuti di cammino da casa mia; dopo la spesa andiamo da me, prepariamo dei panini, mettiamo negli zaini una coperta, un cartone di succo e un po' di snack. Verso le 13-13.30 è l'ora di spartirci i tartufi: 7.5 g a testa di Mexicana e 7.5 g a testa di Pajaritos, questi lievemente più forti ma sempre di intensità bassa, quindi ci aspettiamo un viaggio tranquillo; rolliamo quattro canne e ci avviamo verso il parco.
La giornata è bella e ormai il verde degli alberi ha la classica ricchezza estiva, il parco verso cui siamo diretti ha anche delle zone boscose e una bella collina che domina piuttosto bene i dintorni; l'unico difetto è che il parco è in buona parte, in realtà, un campo da golf, ma non ci preoccupiamo troppo della cosa, perché siamo al limite della città e il parco finisce direttamente in campagna, in una zona priva di abitazioni. Una volta arrivati iniziamo ad esplorare, lo attraversiamo senza girare troppo e ci avventuriamo nella campagna adiacente, lungo un sentiero circondato da prati con l'erba molto alta. Ci rendiamo conto che sono un po' troppo selvaggi, la vegetazione è un po' troppo alta e ci sono anche dei piccoli stagni qua e là, non riusciamo a trovare il posto ideale per essere solo noi e la nostra mente, quindi decidiamo di tornare verso il parco, proprio mentre gli effetti salgono. Mentre le mani sembrano sempre più sudate e i colori iniziano a farsi più brillanti, troviamo un gruppo di piccole casette ai limiti del parco, dietro una sottile striscia di bosco, sembrano case dei personaggi delle fiabe, piccolissime e ciascuna con un giardinetto recintato pieno di fiori e camini per le grigliate.
Rientriamo nel parco e lo giriamo per bene, cercando un posto che non fosse proprio in mezzo al green, visto che non sarebbe carino farci insultare in una lingua sconosciuta proprio mentre siamo in uno stato di totale alterazione; io mi sento decisamente stanco e anche la fame non accenna a lasciarmi in pace, ma so che non è certo il momento migliore per mangiare. Troviamo una zona di prato libera, di fronte a un anfiteatro di pietra anch'esso coperto di erba, il tutto circondato da alberi. Anche se siamo vicini a un piccolo sentiero (tanto per cambiare) ci sembra il posto giusto e ci stendiamo. Gli effetti si sono fatti sentire abbastanza in fretta, gradisco molto sdraiarmi e stavolta sento che sarei a posto così, senza fumare, probabilmente la stanchezza e il digiuno fanno la loro parte e per qualche minuto mi limito a contemplare il cielo osservando i miei pensieri che si fanno più rapidi e sciolti. M si accende una canna e mi invita a fare qualche tiro, io ci penso su un pochino e penso che alla fine "perché no". La prendo da sdraiato, il primo tiro mi sembra la cosa più buona che abbia mai sentito, mi rilassa in pochi secondi. Penso che se questo è l'effetto riuscirò a fumare poco, e ho ragione. Faccio un paio di tiri di seguito, mentre guardo il cielo: dopo il terzo succede una cosa incredibile, la mia visione del mondo cambia completamente in un secondo, come se la mia mente avesse spalancato un occhio in più. Non voglio parlare di terzo occhio o cose del genere, proprio molto concretamente ciò che vedo è completamente diverso dal solito, anche se sempre uguale a prima, ed è accaduto in un istante, durante il quale ho sentito anche una musica che aveva qualcosa di strano, non direi celestiale ma è la parola che più vi si avvicina, come un delicato accordo di organo. Tengo la canna in mano ma si spegne e io non ci penso nemmeno più, M mi fa notare che potrei ripassargliela in modo che se la possa finire, cosa che fa con calma e godendosela molto. Mi guardo attorno, gli alberi sono maestosi e i colori lievemente alterati, per la prima volta vedo il prato respirare, percorso da delle onde. Non so per quanto stiamo sdraiati lì, ma è parecchio tempo ed è principalmente per mia volontà, sia perché il cielo come sempre mi incanta, sia perché sono davvero troppo stanco per pensare di andare in giro. Rivedo l'oceano, le isole e le nubi dall'alto della prima volta, approfitto della quiete per provare a pensare, ma i miei bisogni fisici mi tengono troppo ancorato al corpo, è quasi il contrario di un bad trip, nel senso che invece che far fatica a rimanere ancorato alla realtà che mi è famigliare, fatico a distaccarmene. La cosa peggiora quando mi rendo conto che M come sempre sta bevendo molto e io ho scordato la mia acqua, e so che avrò sete e sono così lucido, nella mia pur fortissima alterazione, che per metà del tempo penso a come potremmo organizzarci per tornare a casa, prendere quel che ci manca e tornare lì…impossibile. Tanto più che adesso sono veramente spalmato a terra e se anche solo vedessi il mio letto non credo mi muoverei più.
M mi propone di finirmi la cannetta per rilassarmi del tutto ma non c'è verso, sono troppo stanco e affamato e soprattutto so che se fumo mi viene facilmente sete e non voglio rimanere senza nulla da bere dopo. Tuttavia, vederlo rilassato e non preoccupato da tutte le cose a cui penso mi aiuta e decido di provare a lasciare andare, in fondo se servirà muoverci potremo sempre farlo dopo e sicuramente saremo messi meglio, visto che ora siamo nel picco. Guardo il cielo e sgombro la mente, lascio che la psilocibina sleghi i nessi tra tutte le mie preoccupazioni, fame, sete, sonno spariscono e il viaggio si fa profondo, profondissimo. Se lasciassi andare del tutto diventerebbe una di quelle esperienze che fanno capire la potenza di questa sostanza, ne sono sicuro, nonostante il dosaggio di per sé non fosse alto. La mia visione si concentra sempre di più sulle nubi, invece dei frattali stavolta le vedo brulicare di vita e ad un certo punto assumono una struttura a nido d'ape, che mi sembra bella e ovvia, giusta. Non distolgo lo sguardo e lascio che i pensieri siano guidati da ciò che vedo, sto veramente viaggiando lontano senza allo stesso tempo riflettere su nulla di profondo, mi basta ciò che ho attorno. Purtroppo è chiaro che non sono pronto per spingermi così a fondo, nel momento in cui in una nube compare una figura caleidoscopica rotante, dall'aria geometrica e tutt'altro che naturale (e curiosamente in bianco e nero), sebbene non sia nulla di spettacolare rispetto ad altre percezioni che ho già sperimentato, qualcosa mi colpisce al punto da scuotermi, perché mi fa capire dove sto arrivando. Non so spiegare meglio questo istante, è come se quella figura fosse l'avviso che sto varcando una soglia e senza nemmeno volerlo torno nel nostro mondo, o meglio, in questa sua versione un po' più psichedelica.
Nei viaggi precedenti ho manifestato una certa ossessione, proporzionale alla potenza del viaggio, a sapere dove mi trovo esattamente e che ore siano; ora però non so quanto tempo è passato da quando siamo qui, in quasi totale silenzio e profonda introspezione, ma M cerca insistentemente di convincermi ad alzarmi, vuole vedere com'è camminare per questo nuovo parco. Per una mezz'ora gli chiedo di rimandare, ma poi mi lascio convincere volentieri e ci alziamo, non senza vacillare un pochino.
--- continuo il 25 ottobre, ore 16.15 ---
Ci incamminiamo e "guido" io, M non ha un senso dell'orientamento particolarmente buono, specie sotto allucinogeni; attraversiamo una parte del parco, che come al solito sembra molto più fiabesco che in realtà, tagliando direttamente il green e propongo di salire in cima alla piccola collina. La strada che la costeggia sembra lunghissima e io vedo solo quella, non ho più in mente la collina, il panorama eccetera, c'è solo la strada e il pendio accanto che sembra uno strapiombo, nonostante sia solo la collinetta di un parco. Arrivati in cima, un nuovo strano personaggio ci accoglie. Ne darò la descrizione per ciò che ho visto io, che in questo caso è stato curiosamente diverso da ciò che è apparso a M. In cima alla salita c'è uno spiazzo di terra battuta, con in mezzo un ceppo rimasto dal taglio di un albero; seduto su questo c'è un uomo mulatto, vestito in maniera semplice ma che ricorda un po' un cow-boy per via del gilet e del cappello, che suona la chitarra. La melodia è molto dolce, lui ha occhi chiari e sereni, che accompagna con un sorriso mentre ci segue con lo sguardo intanto che passiamo. Sorridiamo anche noi, ma non abbiamo il coraggio di dire niente, siamo decisamente troppo distaccati dalla realtà per avere una conversazione. La cosa che più mi stupisce era lo sguardo consapevole di ciò che stavamo provando e il sorriso che sembrava complice e pieno di approvazione; lo stesso atteggiamento mi pare l'abbia colto M, solo che per lui il suo aspetto era leggermente luciferino e la musica più sensuale e maliziosa, un personaggio positivo ma in due modi totalmente opposti. Credo che M vedesse anche dei colori diversi dai miei, per quel che ho potuto capire.
Scendiamo e seguiamo il sentiero, che attraversa un piccolo pezzo di bosco, uno dei luoghi più magici che ci sembra di aver attraversato, sebbene siano in realtà solo poche decine di metri e si tratti semplicemente di un boschetto di un parco alla periferia di una città. Siamo così catturati dall'esperienza che arrivati in fondo non dobbiamo nemmeno discuterne e decidiamo di ripercorrere quel tratto per riviverne la magia.
Pian piano torniamo verso il punto in cui eravamo sdraiati prima e ci buttiamo di nuovo giù; ormai il viaggio dura da un po' e pensiamo sia ora di fare uno spuntino, idea che accolgo con felicità, forse recuperando energie mi godrò il resto del viaggio ancora di più. Osservo M e mi rendo conto che la sua barba e i suoi capelli sono fucsia, tutti gli altri colori sono più vividi ma normali in questo momento, trovo la cosa divertente, soprattutto perché per quanto mi muova e avvicini lo sguardo vedo come se fossero fucsia sul serio.
Qui faccio un errore e scelgo l'unico panino che contiene un roast beef che abbiamo preso perché piace a M, ma non a me, ma in un momento del genere il mio interesse per il cibo è veramente nullo; in più stare sdraiato mi toglie di nuovo le forze. Masticare è un'impresa, il movimento ripetitivo della mandibola mi risuona in testa e il ciclo masticatorio praticamente ora guida i miei pensieri e i viaggi mentali; l'idea di deglutire è del tutto superflua, mi rendo conto che praticamente non so più farlo, se fosse per me, una volta finito di masticare, sputerei tutto. Riesco a deglutire solo buttando giù una sorsata di succo e impiego circa mezz'ora a mangiare mezzo tramezzino! M non sembra avere i miei problemi e, dopo essersi saziato, si accende il suo secondo cannone, insistendo perché io mangi un altro panino, possibilmente uno che mi piaccia in modo che mi risulti più semplice. Non ha affatto torto, il secondo va giù che è un piacere e le forze tornano sul serio, insieme al desiderio di farmi anche io una fumatina. Decidiamo di approfittare delle ritrovate energie e camminare ancora, adesso il panorama è di una bellezza mozzafiato, quasi commovente, questa vista da sola varrebbe tutta la fatica del viaggio (perché riposante non è certo un aggettivo adeguato, specie per questo in particolare). Non resisto più e mi accendo una cannetta, per me è la prima, ho solo fatto tre tiri da quella che M mi ha passato all'inizio; lui dal canto suo me ne scrocca tre o quattro ora ma si sente ormai a posto. Tuttavia la stanchezza si fa sentire, vogliamo iniziare ad avviarci a casa quindi lascio che si spenga a metà e me la tengo per dopo.
Uscire dal parco e riemergere in mezzo alle casette della periferia fa un effetto stranissimo, ma soprattutto i dieci minuti di strada che ci separano da casa mia sembrano non finire mai: la strada è lunghissima davanti a noi, non ne vediamo la fine e ogni piccola pendenza, ogni dosso, ci mostrano curvature ancora innaturali ed esacerbate.
Sembra che tutto fili liscio, ma sarebbe troppo bello. Al contrario di M, io sono finito ad abitare in un posto dove è molto più facile stringere amicizia e, proprio mentre sto per aprire la porta, ci si para davanti una ragazza tedesca che ormai conosco abbastanza bene. Già chiacchierona di suo, sembra particolarmente desiderosa di conversare, ovviamente in inglese, in piedi sotto il sole. Per fortuna non ho finito quella canna prima. Non so come, riesco a sostenere una conversazione quasi decente, ma lei non vede l'ora di sapere tutto sul mio amico e vuole saperlo da lui. M è in uno stato pietoso, la guarda con disperazione, la testa un po' storta e due occhiaie incredibili, mentre ciondola con la mano gli occhiali da sole, che farebbe molto meglio a tenere indosso. "Scusa, ci siamo appena fatti una canna e vorremmo davvero entrare e risposarci un po'", è tutto ciò che lui riesce a dirle. Eroe. Siamo liberi.
Il resto del pomeriggio passa con la discesa del viaggio e noi buttati malamente a letto per ripigliarci: io finisco la canna di prima, accendo la seconda e dopo che M va via, non tanto più tardi, mangio l'ultimo panino che è avanzato e me ne rullo una terza con smania incredibile, prima di rilassarmi al punto tale che non ho praticamente più alcun ricordo.