Martedì 14 ottobre 2014
ore 20:25
Sono seduto in terrazza e aspetto l'arrivo di un altro temporale, sono felice per la mitezza di queste serate.
Non sono certo di riuscire a dare il giusto ordine cronologico agli eventi di questo secondo racconto.
Secondo viaggio.
E' sabato 12 maggio, data per cui io e M abbiamo pianificato il nostro secondo viaggio insieme. Venerdì pioveva, quindi non ci potremo godere il prato, perché non è uscito il sole nemmeno oggi e non potrà essere asciutto. Rimango - se ricordo bene - a digiuno dopo uno spuntino verso metà mattina; vado da M verso le 13 e ci spartiamo equamente tutti i Tampanensis rimasti, l'equivalente di circa 18.5 - 19 g a testa. Rolliamo quattro canne con un'erba buona ma più leggera di quella della prima volta e usciamo a fare un giro. La giornata è quasi fresca, il sole va e viene ma nel pomeriggio potrebbe peggiorare, lo sappiamo ma abbiamo deciso di provare anche questa.
Dopo una mezz'oretta dall'ingestione iniziamo a sentirci le mani sudate, a me sembra sempre che sudino anche i baffi! Gli effetti stanno per salire, ci sediamo ad un tavolo da picnic in una piccola radura circondata da cespugli coperti di fiori bianchi a cinque petali. Le nuvole sono molto varie nella forma e nelle sfumature già di loro, c'è da aspettarsi che daranno spettacolo.
Stiamo morendo di fame quindi ci spariamo un paio di snack, pensiamo che mangiarli dopo sarebbe più deleterio, visto che ormai gli effetti sono saliti: il tempo scorre in modo strano, erba e alberi iniziano a sembrare più vivi e luminosi. Ci sdraiamo sulle panchine e sopra di noi staziona uno stormo vorticoso di moscerini…inutile dire quanto questo catturi la nostra attenzione e generi le prime speculazioni un po' strane.
Decidiamo di passeggiare ancora un po', ci alziamo, le siepi che ci circondano sembrano enormi rispetto a noi, M ha le mani e piedi grandi come in un fumetto Disney. Giriamo un po' nel parco, perdendoci di continuo in strade che in realtà conosciamo benissimo. A questo punto, se ben ricordo, rientriamo a posare qualcosa, ad esempio la coperta che non ci serve, visto che i prati sono ancora bagnati. Usciamo subito, gli effetti si fanno sentire e abbiamo voglia di stare fuori, la differenza di dose si nota: io sto già viaggiando quasi come l'altra volta dopo aver fumato, e ancora non abbiamo toccato nulla. Camminare inizia a diventare un'esperienza degna di nota, piccole discese sembrano lunghissime e a strapiombo, il sentiero si incurva, i vialetti alberati trasudano magia. Arriviamo ad un bivio da cui il sentiero si divide e il ramo sinistro scende sinuosamente verso il prato dove ci siamo seduti all'inizio l'altra volta: in questo momento c'è un po' più di luce e sembra di essere in una fiaba, i bordi del vialetto sono affiancati da alberi di melo in fiore, i colori sono incredibilmente vividi. Giriamo tutto il parco almeno un paio di volte, non riusciamo a decidere quale sia il posto migliore per fermarci (un classico direi), alla fine ci viene in mente quella bella collinetta su cui siamo stati un po' di tempo l'altra volta. Dalla cima, seduti sulla panchina, si domina un bel panorama, e anche il prato sotto al fianco destro della collina è tutto costellato di meli in fiore. Alla base ci sono due dei soliti tavoli, uno proprio sotto i meli e uno di fronte alla panchina sulla sommità. Attraversiamo il prato bagnato e decidiamo di metterci su questo, praticamente siamo in piena vista in un punto del tutto sgombro da alberi, ma la cosa non ci disturba molto, in fondo che fastidio possiamo dare?
Il cielo ora è decisamente nuvoloso e la luce molto meno brillante, il che favorisce comunque un viaggio forse meno estroverso, in accordo con le "pietre filosofali" che abbiamo nello stomaco. Io fatico a rendermi conto di quanto la realtà sia distorta, quando M mi chiede cosa vedo tendo a rispondere che in fondo è tutto normale, eppure sto viaggiando discretamente…è chiaro che quel che dico ha poco senso, col senno di poi capirò quanto ora mi trovi già in un mondo completamente distorto.
Ci sembra il momento buono per una fumatina. Accendiamo e fumiamo con calma, come la scorsa volta il fumo sembra fresco e quasi balsamico, tutt'altro che irritante. Ad ogni tiro la sento salire, la sento, che pian piano si allea coi funghi e ne potenzia l'effetto, mi preparo a qualcosa di impegnativo. M finisce la canna, a me rimangono un paio di tiri ma per ora mi basta così, la lascio spegnere e mi predispongo ad affrontare ciò che mi spetta. I minuti che seguono saranno sicuramente i più intensi tra tutte le mie (per ora pochissime) esperienze psichedeliche e non. I viaggi della mente si fanno intensi e frequenti, vedo e sento tutto andare ad onde; è come se in realtà la mia percezione cambiasse completamente ad ogni "trip" e ogni trip durasse però solo un istante. Nulla è familiare e le onde le vedo e le sento con ogni parte di me. Sto provando una specie di mal di mare della coscienza.
Guardo M, che fluttua in qualche modo davanti a me, la mia parte lucida capisce che anche lui sta tirando di scherma con la sua mente, e lui d'altra parte comprende lo stesso per me. Io non mi preoccupo, so che lui è molto più esperto di me, a lui invece viene giusto in mente di chiedermi come va. "Come va?" "Eh, sto trippando di brutto." Proprio così, l'ho detto, e chissà con che tono e che voce. M mi prende in giro e io sono fiero della mia uscita tamarra, sono contento perché "non è da me" e anche questo ogni tanto ci vuole. Nel frattempo l'esperienza rimane intensa, ora mi sorprendo a riuscire a separare i pensieri della mia parte lucida dalle grida dei funghi, ma lì per lì è impossibile. Non credo di avvicinarmi nemmeno più di tanto a quello che potrebbe essere un bad trip, M molto premurosamente mi consiglia, col tono di uno spot pubblicitario, di dare una bella sorsata di succo…la cosa mi diverte nonostante non ci stia capendo proprio granché del mondo, in questo istante. In realtà penso che il problema sia proprio lui che mi parla in questo momento, perché mi costringe a concentrarmi per rispondere e lì i viaggi si gonfiano e scoppiano nel cervello come immense bolle di sapone, mentre un branco di scimmie suona i piatti. Ok, per un attimo quasi mi sfugge di mano, penso "calma, sono loro, è ovvio che il parco si sciolga, si muova e stia fermo allo stesso tempo, ti sei buttato giù quasi 20 g di tartufi e ti sei appena fatto un cannone. Va tutto bene, anzi goditela". Molto rassicurante. "Certo che ce la siamo anche cercata, 'sta stronzata!" dice M di colpo, ridendo. Molto meno rassicurante.
Il momento è stato intensissimo, non dico che l'ho acchiappata tutto ma potrei iniziare a rilassarmi. Naturalmente ora è il momento in cui si deve presentare l'imprevisto della giornata, sotto forma di due ragazzini in motorino, col quale attraversano il prato e parcheggiano a due metri da noi. Imparanoiarsi è un attimo, ecco hanno visto che stavamo fumando e vorranno chiederci qualcosa. Sembrano anche mediorientali, quindi ci parleranno in inglese ma con un accento incomprensibile. Perché stanno smanettando col motorino? Su venite a romperci le balle ora così poi stiamo in pace…e invece no. Vogliono solo salire sulla collina e bersi una birretta seduti sulla sommità, scendere e andarsene sgommando col loro scooter. Molto più ovvio, peccato che io riesca a convincermente giusto un paio di minuti dopo che sono già andati, sono un attimo stanchino dalla perigliosa navigazione di prima. M, molto giustamente, mi fa notare che magari sdraiarsi ci rilasserà del tutto. Mi sdraio e guardo in alto. Meraviglia, le nubi sono incredibili. E non è che lo diventino, lo sono, erano già così e io lo vedo solo ora, ma senza percepire alcuna trasformazione. Sono piene di vortici che si arricciano, ma soprattutto sono pieni di frattali stupendi. Esprimo la mia meraviglia ad alta voce e M ne è felice, ma credo che lui abbia molti meno visuals con le nubi che col resto. Naturalmente finora abbiamo parlato non poco, ma non sono proprio in grado di ricostruire granché, se non i momenti di interazione più salienti.
Questa è la fase in cui io sono pigro e M vuole andare in giro, ma visto che ho sottovalutato quanto freddo può venirmi in queste situazioni (anche solo fumando a volte), sto un po' congelando e mi accollo la camminata, che si rivela molto divertente. Io vedo tutto distorto ma nessun visual specifico, se tolgo gli occhiali da sole i colori sono diversi dal solito, ma sono graduati e forse non ho nemmeno dietro gli occhiali, ma poi se esce il sole…insomma me li tengo. M invece vede le piante come vive, vibrano, soprattutto un tipo di arbusti con le foglie striate (veramente) di rosso. Camminando gli stimoli esterni sono moltiplicati, perché ci muoviamo e il panorama cambia di continuo. La sensazione è sempre quella che ogni viaggio sia come una bolla di realtà che si gonfia ed esplode quando un'altra ti ha già inghiottito. Per chi l'ha visto è un po' come in "Waking life", che ho guardato proprio con M tre settimane prima.
Penso che potrebbe essere un viaggio incredibilmente introspettivo se fossimo fermi in un posto quieto e comodo, ma camminare lo rende la cosa più dinamica e proiettata verso l'esterno che si possa immaginare. Giriamo e ci perdiamo ancora, sempre nello stesso parco, chissà quante volte l'abbiamo girato e attraversato, pur non essendo piccolo. M propone di spingerci in una zona un po' boscosa che io non ho mai visto e mi lascio anche convincere (con che coraggio!), ma c'è da attraversare una strada. Qua il traffico non è esattamente intenso, nemmeno moderato, eppure le poche macchine che passano mi fanno una pessima impressione. Se sapessi di essere con qualcuno di lucido mi fiderei, forse la percezione errata è la mia, ma mi pare che M la faccia troppo facile. Cioè una strada a due corsie eh. E di fronte c'è un supermercato (proprio lì sì, tra un parco e dei boschetti) con gente che gira. Il mio entusiasmo è così scarso e la mia fiducia di arrivare vivi dall'altro lato così minima, che anche M si convince che non sia una buona idea e torniamo verso la collina, arrivando dal lato dei meli.
Quando arriviamo c'è un attimo di sole e sul momento non crediamo ai nostri occhi. Eravamo lì da soli non poi tantissimo prima, e ora un gruppo di ragazze vestite di tuniche bianche e leggere danzano tenendosi per mano intorno alla collina. "Ma…ci sono davvero anche queste?" "Eh sì". Compare poi una tizia con una videocamera, ok, stanno girando qualcosa, ma che impressione! Ce ne andiamo, non siamo proprio nelle condizioni migliori per avvicinarci e magari interagire, giriamo ancora e finiamo di nuovo lì dopo chissà quanto, ma non c'è più nessuno. Il momento in cui passo sotto i rami dei meli accanto al sentiero è incredibile e vale da solo tutta la fatica dell'esperienza: mentre passo mi sembra che formino un bellissimo arco fiorito e in quell'istante il mondo esplode in una specie di cartone animato, per un attimo pieno di personaggi di ogni sorta, accompagnati da una musica e da un chiasso che si addice a un luna park. Impossibile da descrivere a parole, almeno per me, potrei dire di aver assaggiato per un attimo non una realtà diversa dal solito, ma proprio tutta un'altra realtà, per quanto pervasa da un'atmosfera un po' frivola.
Il tempo sta peggiorando e decidiamo di sederci un po' sotto gli alberi, prima che si metta a piovere. Io ho sempre gli occhiali da sole, ma non fanno proprio il loro dovere: sono marroncini, dovrebbero dare colori caldi. Se li tolgo mi rendo conto che comunque il problema non è loro. Davanti a me o M e dietro di lui c'è il prato della collina. L'erba è direi sul grigio-blu, e io vedo M come una di quelle vecchie illustrazioni 3D da guardare con gli occhiali rossi e blu: circondato, appunto, da due specie di aloni sfalsati, rosso e blu. Lui mi vede come fatto da tanti strati di cartone sovrapposti che scorrono tra loro permettendomi di muovermi.
Inizia a piovere, il nostro viaggio dura da qualcosa che ci sembra un'eternità, ma in realtà sono da poco passate le 16 o qualcosa del genere, saranno due ore che viaggiamo. Rientriamo a casa e ci buttiamo sdraiati. La parte più potente degli effetti è passata, col senno di poi sarebbe il momento buono per un secondo cannone, ma non ci pensiamo e rimaniamo a contemplare la stanza. Questa parte è molto introspettiva, moltissimo, per un sacco di tempo non parliamo, ognuno di noi pensa alle sue cose, ma come ho detto la parte più potente è passata, la porta non è più spalancata come poteva essere prima. Meglio così, perché io non sono certo pronto per una cosa del genere.
La scanalatura che attraversa il soffitto diventa un arcobaleno e poi il soffitto stesso diventa di neve, "ne sono convinto, è di neve", dico a M cercando di persuaderlo. Ma come fa a essere di neve, il soffitto? E la parete? Ma è ovvio, noi stiamo volando a pancia in giù - eh sì, evidentemente volare mi piace- poco sopra il suolo innevato, è nevicato molto. E qualcuno ha costruito un igloo quadrato, ecco perché qui sotto c'è questa parete di neve.
Insomma, il tempo passa, vola e non scorre mai contemporaneamente, fatto sta che smette di piovere e M suggerisce che quasi quasi potremmo fare ancora un giretto. BAM! Come il mio cervello considera l'idea io sono partito, stiamo camminando per il parco, lo rivedo tutto, i sentieri perimetrali e quelli interni, non esattamente riprodotti ma insomma: in un secondo mi faccio mezz'ora di camminata nel parco senza muovermi dal letto su cui sono buttato. Cerco di spiegare la cosa a M, la trova divertente e ci mettiamo a disquisire (sì, anche stavolta) su come sia possibile ottenere delle percezioni del genere. E' il nostro flusso di pensieri che in quel secondo, grazie alla psilocibina, accelera così tanto da farci vivere in pochi istanti tempi lunghissimi come accade coi sogni? Oppure sono come dei flash di impressione la cui memoria viene poi costruita a posteriori, mentre cerchiamo di pensare cosa abbiamo vissuto durante quel brevissimo viaggio? Non lo sapremo mai, probabilmente nessuna delle due considerazioni partorite dalle menti, è il caso di dirlo, distorte di questi due simpatici fattoni.
Ci spariamo dei panini, seduti sul letto, nonostante abbiamo a disposizione tavolo, sedie e quant'altro. Ormai è passato un bel po' di tempo e la fase di discesa sarebbe iniziata, mangiare le dà una mano e il viaggio si attenua moltissimo. M dice che gli è passato tutto quanto di colpo con l'ultimo boccone, ma io capisco benissimo che vede e sente ancora tutto distorto, ma così meno intensamente di prima che gli sembra la norma. Basta uscire e chiacchierare un po' per rendersene conto. Ci sediamo vicino a un laghetto circondato da alberi e ci accendiamo le due canne che abbiamo preparato apposta per il relax della discesa. La pace che provo in questo momento è indescrivibile, fumo avidamente, ogni tiro mi fa stare meglio. Finisco fino all'ultimo millimetro anche quella di prima, me ne andrebbe un'altra ma dovrei sdrumare del fumo e decido di tenermela per la buonanotte.
Torniamo a casa, ci spariamo un paio di birre a testa, o meglio, io lascio a metà la seconda (sono da 8 gradi e io sono 65 kg per 1.78 m, gonfio e di ritorno da un viaggio nel retro della mente!), ceniamo e ci rilassiamo, ormai è buio (piove? Non piove? Ora non lo saprei dire), M mi accompagna alla fermata e lasceremo le considerazioni per i giorni a venire.