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Vasi e terreni per cactecee

  • Auteur de la discussion Auteur de la discussion nepenthes
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nepenthes

Elfe Mécanique
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21/10/12
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448
  1. Oggi volevo parlare dei vasi per i cactus, i contenitori che usiamo per coltivarli fuori terra. Il discorso, pur con dovute restrizioni, è applicabile anche alle altre piante.

    In genere i vasi che troviamo in commercio sono in plastica e in terracotta (coccio). Le due tipologie presentano entrambi vantaggi e svantaggi variabili in relazione allo spazio di coltivazoine, grandezza della pianta, ecc.

    TERRACOTTA

    Pro:

    Estetica: fattore puramente soggettivo, ma da questo punto i vista a me piace più un vaso in coccio che in plastica
    Permeabilità: i vasi in terracotta traspirano lasciando più "fresche" le radici rispetto a quelli di plastica

    Contro:

    Fragilità
    Peso: da tenere in considerazione se coltiveremo le piante su un portafiori da pochi soldi
    Costo: un vaso in terracotta può costare anche 10 volte più di uno di plastica. Se poi è decorato il prezzo lievita ulteriormente.
    Svasatura: se una pianta è rimasta molto tempo nello stesso vaso, è facile che dovremo rompere il vaso per riuscire ad estrarla (sia per un travaso, sia per un eventuale controllo delle radici), problema che non si pone per quelli di plastica.

    PLASTICA

    Oltre a quanto detto prima, possiamo trovare caratteristiche interessanti:

    Deformabilità:quando la pianta cresce le radici tendono a compattare il substrato e a riempire tutti gli spazi liberi. Se premendo i lati del vaso sentiamo che non si deforma è ora di travasare. Alcune piante grasse a radice fittonante (es. Ariocarpus) tendono a deformare i vasi e quindi è facile rendersi conto quando la pianta necessita di un espianto.

    Volume: in generale occupano meno spazio perchè le pareti sono comunque più sottili. Il top sarebbero i vasi neri quadrati, anche se difficili da reperire: sono facilmente incastrabili l'uno accanto all'altro, occupando quindi meno spazio e a parità di diametro con uno tondo (cerchio inscritto) contengono più terra (tronco di piramide vs. tronco di cono).

    Quanto dev'essere grande il vaso per i miei cactus?​
  2. +
    Dipende dalla grandezza che la pianta può raggiungere e da quanto è grande in quel momento. E' ovvio che un Cereus peruvianus che da adulto è un alberello avrà bisogno di un vaso più grande di un Gymnocalicium che più di 20 cm non diventerà mai.​

  3. In linea di massima utilizzo questa regola: il volume del vaso deve essere più o meno pari al volume della parte aerea del cactus.
    Se il cactus è di forma globosa (Echinocactus, Ferocactus, ecc), è abbastanza facile, lo coltiveremo in una ciotola di raggio uguale a quella del cactus. Con quelle colonnari faremo un veloce calcolo approssimativo (se tagliassi a pezzi il cactus starebbe comodamente nel vaso?).

    Ciononostante i cactus sono poco esigenti e si adattano anche a vasi sottodimensionati (Ho vi sto un Cereus di oltre due metri coltivato in vasi di 20 cm che smbrava stare bene) ma certamente non è ottimale e si deve compensare con apposite concimazioni minerali.​
 
  1. Pacciamatura.

    La pacciamatura è una tecnica agronomica che si propone di coprire il terreno con uno strato di materiale inerte o biologico per diversi scopi (isolamento dal freddo, drenaggio, ecc).

    Nel caso della coltura dei cactus la pacciamatura ha i seguenti scopi:

    - attutire l'effetto battente dei temporali (o di innaffiature) che con il tempo tende a stratificare il substrato in base alla densità dei materiali utilizzati; ha quindi un effetto stabilizzante
    - inibire la germinazione di infestanti
    - ornamento

    e viene fatta con uno strato di 1-3 cm di ghiaia o altri inerti di granulometria compresa tra 5 e 20 mm (a volte si va ben oltre i 20 mm, ma si parla di ornamento più che di pacciamatura vera e propria). L'importante è che il materiali non galleggi in acqua (che abbia cioè densità > 1) altrimenti quando piove forte non svolge più quell'attività antibattente. Una volta posato sulla superficie del substrato, il pacciamante deve anche essere leggermente compattato, di modo che al primo forte temporale non succeda un macello.

    A volte si sente dire che la pacciamatura serve anche ad evitare il marciume del colletto. Secondo me è un po' una leggenda metropolitana, se il substrato è fatto bene ed il vaso è dimensionato correttamente, non ci sono vantaggi significativi in questo ambito.

    L'unico svantaggio della pacciamatura con ghiaia è il peso, nel senso che la ghiaia ha un peso i circa 25 quintali al metro cubo che esquivale a 2.5 kg al litro...se abbiamo tanti vasi appesi ad una ringhiera dobbiamo verificare che questa sia molto solida. Inoltre è bene che i sassolini siano arrotondati e non spigolosi, per evitare che la pianta col crescere possa ferirsi.

    Vi allego una foto della pacciamatura che ho messo a due talee di Echinopsis


    Voir la pièce jointe 10117

    Il substrato è formato da:

    - pacciamatura 1,5 cm

    ***

    - terra da cactus (10%)
    - perlite espansa (40%)
    - sabbia di fiume (40%)
    - akadama (10%)

    La pacciamatura in questo caso si è resa necessaria per evitare che nel tempo la pioggia battente faccia risalire a galla la perlite espansa che ha una densità molto ridotta. Debbo anche dire che l'effetto estetico è migliorato notevolmente.​
  2. +
    dd

    La pacciamatura in questo caso si è resa necessaria per evitare che nel tempo la pioggia battente faccia risalire a galla la perlite espansa che ha una densità molto più bassa dell'acqua e della sabbia con cui è miscelata. Debbo anche dire che l'effetto estetico è migliorato notevolmente.




    Granulometria e materiali

    Adesso volevo parlare di materiali per il substrato dei cactus. Il post è diviso in due parti, la prima un po' teorica e forse un po' noiosetta ma aiuta a capire come mai per fare i substrati si scelgono alcuni materiali piuttosto che altri, la seconda sarà dedicata più specificamente ai materiali (solo quelli che ho utilizzato di persona).

    I Parte. Il terreno

    Il terreno in cui crescono le piante non è un blocco di cemento, ma è composto da una parte solida (minerale + organica), liquida (acqua) e gassosa. Le radici delle piante assorbono l'acqua ma allo stesso tempo non possono vivere in un terreno in cui non ci sia aria, perchè devono comunque respirare. Allo stesso modo non possono vivere in un terreno in cui non c'è acqua perchè dissecherebbero (avvizzimento). Possono però vivere senza terreno (es. le colture idroponiche, che hanno le radici immerse in acqua e vengono alimentate con concimi minerali) ma di questo metodo colturale non ce ne occuperemo.

    Per la maggior parte delle piante sarebbe ottimale un substrato in cui le tre fasi sopra citate sono equilibrate nel seguente rapporto: 50% per la fase solida, 25% per quella liquida e 25% infine per la fase gassosa .

    Attraverso la scelta delle componenti della parte solida si possono modificare le percentuali che abbiamo visto prima, soprattutto in termini di interrelazioni tra le fasi (dopo chiariremo il concetto), con conseguenza sull'abitabilità del substrato da parte delle piante. Fondamentale è la capacità di ritenzione idrica di un suolo che esprime la caratteristica dello stesso di trattenere l'acqua o meno. In un suolo questa caratteristica varia dal tipo di granulometria o tessitura, che esprime la dimensione delle particelle: terreni sabbiosi hanno bassa capacità di ritenzione idrica mentre alta è per quelli argillosi e limosi. Generalmente i terreni che si trovano in natura sono un miscuglio di varie granulometrie che determinano una moltitudine di caratteristiche fisiche e chimiche differenti con ripercussioni importantissime sull'abitabilità di un terreno.

    Prima avevo introdotto il concetto dell'interrelazioni tra le fasi. E' controintuivo, ma la porosità totale dei terreni (ossia gli spazi occupati dalla fase liquida+gassosa e non dal terreno) varia relativamente poco in base al tipo di tessitura. Quello che varia è il rapporto tra micropori e macropori: dopo aver irrigato e sgrondato l'acqua in eccesso,i primi vengono occupati dall'acqua, i secondi dall'aria. Questo influenza in maniera enorme la disponibilità di acqua nel tempo e i rischi di contrarre batteriosi nel caso di piogge continue perchè il suolo fa fatica ad asciugarsi nel caso di una microporosità elevata (suolo argilloso) mentre si asciugherebbe troppo in fretta se presenta eccessiva porosità (suolo eccessivmente sabbioso).

    Quindi un substrato argilloso, abbiamo detto, trattiene molta più acqua che uno sabbioso (che presenta una elevata macroporosità). Il problema è che non tutta quest'acqua presente nel terreno è effettivamente disponibile per la pianta perchè viene trattenuta fortemente dalle particelle di argilla attraverso meccanismi di carica elettrica e le radici non riescono ad assorbirla. Per cui se abbiamo un substrato argilloso che dopo una bella innaffiata contiene il 35% di acqua, circa solo il 20% può essere assorbita dalle piante, mentre il resto rimane "imprigionata" nel terreno. Questo avviene anche nei substrati sabbiosi, ma la percentuale di acqua non disponibile e quindi "attaccata" alle particelle di sabbia ha un valore inferiore (5% circa).

    Attenzione che se suolo è sabbioso non significa che sia composto di sola sabbia, ma che questa caratteristica è prevalente. Lo stesso vale per "terreno argilloso, limoso, ecc" e a volte si creano caratteristiche intermedie. allora si dice ad esempio:

    terreno argilloso-limoso (prevalentemente argilloso e limoso); terreno franco (terreno con granulometria ben bilanciata); terreno franco-sabbioso (terreno bilanciato ma con presenza significativa di sabbia).

    Gli agronomi utilizzano una tabella che considera le frazioni granulometriche di un suolo, ricavate da analisi di laboratorio, per identificarne la tessitura. Questa tabella prende il nome di Trinagolo della Tessitura e potete trovarla qui. Attraverso il valore delle percentuali delle tre fasi si uniscono le rette e il centro di giunzione delle medesime cade nell'area che identifica il tipo di suolo che abbiamo analizzato.
    E' interessante notare che affinchè un terreno sia sabbioso è necessario, nel migliore delle ipotesi, almeno il 90% di presenza di sabbia, mentre per essere argilloso sia sufficiente un 40% d'argilla: ne scaturisce l'enorme influenza che la componente argillosa può avere in un suolo.
    In linea generale sarebbe comodo avere un terreno franco perchè ci si può piantare molti generi di piante. Ma se un suolo presenta tessiture estreme, si può optare per indirizzarsi verso particolari colture (es. orticole (e pachanoi :))nei terreni sabbiosi, la vite nei terreni pietrosi, ecc) oppure correggere la tessitura artificialmente apportando materiale di bilanciamento, ma il processo è eccessivamente costoso e spesso si opta per la prima soluzione.

    Va detto che l'analisi granulometrica standard che si fa in laboratorio non tiene conto della frazione organica che viene invece appositamente distrutta prima dell'analisi, attraverso il trattamento con l'acqua ossigenata.


    Il linea di massima la capacità di ritenzione idrica delle particelle segue la seguente "hit parade" (tra parentesi sono riportati i diametri delle particelle):

    Argilla (<0.002 mm) > Limo (0.002 mm-0.02 mm) > Sabbia fine (0.02 mm-0.2 mm)> Sabbia grossa (0.2 mm-2 mm)> Ghiaia (2 mm-20 mm)> Scheletro (>20 mm).

    Otre alla frazione minerale, abbiamo accennato che esiste anche la parte organica che deriva dalla decomposizione più o meno avanzata e trasformata di organismi viventi, in genere vegetali. Essa possiede caratteristiche molto differenti a seconda della provenienza e la trattazione richiederebbe da sola un Thread a parte. In linea di massima possiamo dire che in genere in un terreno nostrano naturale varia dall' 1 al 10% e aumenta l'abilitabilità del suolo (da parte di piante, animali, funghi e batteri) perchè gli conferisce struttura e sofficità e può essere utile per correggere il pH e una troppo scarsa ritenzione idrica.

    Detto ciò, possiamo dire che per le cactacee è importante che il terreno sia drenante, è cosa ben nota, non insisto sull'importanza di questo aspetto. Si dice spesso che sia importante per evitare che le radici muoiano per asfissia. Ora, io credo che, a meno che non si tenga un vaso sempre ammollo, è impossibile che le radici muoiano per asfissia, per cui sfaterei un po' questo mito. E' importante, invece, per non far sviluppare dei batteri che normalmente nel deserto non ci sono o sono comunque inibiti dalle condizioni climatiche piuttosto aride ma che prolifererebbero alla grande in un terreno molto umido.

    Allora qualcuno potrebbe pensare "beh, se il terreno di coltivazione deve essere ben drenato prendo un secchio, lo riempio di ghiaia grossa e ci metto i cactus, mi vengono su da favola giusto?" Sbagliato! Perchè un terreno fatto solo di ghiaia non tratterrebbe quel microfilm di acqua che impedisce alle radici di avvizziere, anche se dal punto di vista dell'areazione staremo belli tranquilli che attacchi alle radici sarebbero rari.
    Quindi dovremo fare un mix di elementi per garantire sia un rapido sgrondo dell'acqua in eccesso sia una sufficiente ritenzione di umidità e per questo ci son dei materiali interessanti che vedremo nella prossima parte.

    II Parte: Materiali

    Va premesso che, per quanto bene sia fatto, un substrato è un mezzo colturale artificiale, cioè creato dall'uomo e per questo non si è coevoluto con l'ambiente circostante e con le piante che ci crescono dentro. Per questo la filosofia di base è cercare di creare un ambiente pedologico con caratteristiche simili a quelle naturali, bisogna cioè "illudere la pianta", farle credere di essere a casa e non in un vaso. Per fare ciò ci sono alcuni materiali che ci possono aiutare:

    - Terra per cactus: la si trova in tutti i vivai e garden center. E' formata per lo più di sostanza organica, con un po' di sabbia e a volte pomice. Stimola fortemente la crescita delle piante. Può essere usata ma in percentuali non superiore al 20% per le piante meno sensibili ai marciumi, mentre per le piante a radice carnosa se ne sconsigli del tutto l'uso

    - Perlite espansa: materiale usato nell'edilizia, somigli alla pietra pomice. E' molto porosa, inerte, leggerissima, ma non resiste molto alla compressione. E' utile per arieggiare i substrati in una percentuale del 30%.

    - Argilla espansa: argilla torrefatta e modellata in palline. Come la perlite è molto leggera ma resiste alla compressione, può essere usata come drenante di fondo e miscelata nel substrato di vasi piuttosto grandi.

    - Tufo di Riano: E' una roccia friabile che spesso viene venduta in mattoni per il giardino. Con l'utilizzo di scalpello e tenaglie si può ridurre in pezzettini di varia misura e materiale molto fine. Un mix tufaceo di varia granulometria è perfetto da utilizzare anche puro per le piante a radice carnosa come gli Ariocarpus.

    - Sabbia di torrente: il vantaggio più grande è che è gratis. Raccogliendo la sabbia da un torrente possiamo ricavare un materiale con diversa granulometria che funge da drenante. Non fate mai un substrato composto di sabbia al 100% perchè si impacca peggio del calcestruzzo. Attenzione a eventuali semi di infestanti presenti.

    -Akadama: argilla orientale venduta in sfere irregolari di 0.5 cm. Molto costosa, unisce i vantaggi del drenaggio con una discreta ritenzione idrica e disponibilità di nutrienti.

    - Ghiaietto per acquari: è la famosa sabbia silicea, venduta nei negozi di acquari con granulometria in genere di 2-3 mm. Ottima nel drenaggio, ma con un peso specifico spropositato.

    Un buon substrato è un mix dei diversi elementi.
    Alcuni esempi di substrato che ho sperimentato:

    A) Tufo puro
    B) Tufo + ghiaietto + Akadama+terra da cactus
    C) Terra da cactus + perlite + sabbia di torrente
    D) Terra da cactus pura
    E) Terra da cactus + perlite

    Non ho notato delle grandi differenze a parte il substrato composto da terra da cactus e basta, in cui le piante crescevano più in fretta, poichè più c'è sostanza organica e più le piante crescono velocemente e le radici tendono a diventare più filiformi (caratteristica negativa).

    A seguito posto un video che ho fatto su come travasare un cactus, uno di quelli che in genere si comperano da vivaio, e che sono coltivati in substrato torboso. Buona visione :D








 
Interessante, molto bravo.
Io ho vari cactus su un substrato misto : terreno da cactus 60% (con sabbia), pomice. Pensavo di rivedere un po' il terreno, però penso possa essere rischioso tirare fuori il cactus dopo solo 1 anno dal trapianto, mi consigli di lasciare così ormai oppure intervenire rapidamente? Posso postare foto.
 
  1. Se hai degli echinopsis secondo me puoi lasciali stare in quel vaso. Se invece sono piante a radice carnosa tipo ariocarpus è meglio che usi minerale al 100%.​

  2. I substrati che faccio io sono abbastanza stressanti per gli echinopsis che vorrebbero un substrato più organico​
 
Scusate per la domanda magari anche stupida ma ho letto tutto il topic e non ho trovato niente...
I materiali inerti come lapilo pomce tufp o sabbia di fiume dove si trovano? Ce io ho anche trovato del lapilo di non so cosa in un vivaio (era rosso scuro/marone) ma era o pezi da 2/3 cm e mi sembrano un po grossi... Se non mi sbaglio la dimensione giusta è 5mm giusto? E dove posso trovare del lapilo cosi? E la sabbia di fiume si trova nei negozi d'accuari o sbaglio?? E nel caso va bene anche quella che si trova in spiagia al mare se gli si da una bella lavata???
Poi anche se viene trattata la questione chiedo un attimo la conferma sul terricio che è il mio piu grande dubbio:
Un terriccio di 30% terricio per catacee (ho pensato di usare questo al posto della terra normale per la maggiore presenza di inerti, e poi se si chiama per cactscee credo ci sia un motivo...) 10 % perllte 10% sabbia 50% materiali inerti misti tipo lapillo pomice tufo ecc....
Dite che va bene come terrccio? E poi una domanda che non mi è molto chiara, per innaffiare i csctus bisogna aspettare che si asciughi completamente e poi dare una bagnata completa fin che non si inzuppa il terricio e poi lasciare sgocciolare o dare solo un poco di acqua??? Perche da un sito avevo capito che si lasciava asciugare poi si metteva il vaso in acqua fin che non si bagnava anche la superficie in modo da essere sicuri di aver bagnato tutto il terricio per poi toglierlo dall'acqua... È sbagliato? No perche ho visto che si usa questo modo per le stelle di natale che sono molto soggette a marciumi radicali....
Se qualcuno mi chiarisce queste cose ne sarei molto grato anche perche non le ho capite dopo tutta la lettura del topic in due dì...
 
1) La sabbia di fiume la trovi.....in un fiume :) Anzi, meglio un torrente che ha particelle più grosse
2) Il tufo di 5 mm purtroppo non l'ho mai trovato in giro
3) Si chiama "per cactacee" per riuscire a vendere di più, è una questione di mercato. La terra per cactacee altro non è che terra per fiori con un po' di sabbia in più...è come mettere un alettone su una 500 e chiamarla macchina da corsa.
4) Ok il terriccio che hai detto, stai solo attento che non sia troppo "leggero" se no la pianta potrebbe scalzarsi o ribaltarsi
5) Durante la fase vegetativa bisogna irrigare bene, quando si innaffia la terra deve diventare fradicia, irriga pure da sotto con il piattino. Poi lasci asciugare, ma la terra non deve diventare "polvere". Visto che fai agraria:dai l'acqua quando l'umidità è tra la capacità di campo e il punto di avvizzimento.
 
Io come terriccio per i cactus uso: ghiaia, akadama, perlite e terricccio per cactacee e va alla grande. Lo innaffio e il giorno dopo è già secco
 
io come terriccio per cactacee uso: terriccio universale hahaha
 
fondamentalmente l'importante è che il terreno sia secco o che si secchi nel giro di pochi giorni. Altrimenti addio piccoli cacti :crybaby:
 
comunque volevo appunto fare una continuazione del thread in merito all'argomento innaffiature (con degli esempi di come si comporta l'acqua quando si innaffia in base al tipo di terriccio utilizzato), lo butterò giù a breve
 
Io devo ancora comprare la vittima (pachanoi), ma ho già preso un terricio pronto, composto da torba neutra e acida di sfagno, carbonio di origine biologica sul secco 20%, azoto organico 0.5% e sotanza organica 40%. Stavo pensando a un aggiunta di sabbia di po, sapete consigliarmi meglio?
 
io uso terriccio universale, sabbia e perlite...e mi trovo benissimo
 
Io uso terricci fatti ad hoc per Lopho e Tricho: nel primo caso uso un buon 50% di lapillo grosso, 30% di ghiaia per acquari, 10% di sabbia di fiume e 10% di terra per cactacee; nel secondo caso 60% di ghiaia per acquari, 30% di terra per cactacee. In entrambi i casi faccio un letto di lapillo grosso e pacciamatura con mix di lapillo e ghiaia. Asciugano bene e crescono ugualmente bene.
 
Sì, così in caso posso intensificare le innaffiature, ed evitare marcescenze :)

Dici che sbaglio qualcosa?
 
No, solo devi stare attento che abbiano il tempo di assorbire l'acqua
 
A me pare che l'assorbano bene...le lascio spesso 10/20 min con l'acqua nel sottovaso. I peyoti fioriscono, quindi credo che sia efficace ;)
 
Io, da inesperto di piante grasse, col mio bridgesii monstruoso, ho usato inizialmente un mix terriccio universale e ghiaiaia/sasolini/(sasi come letto ). La crescita però era molto molto lenta e qualche mese fa ( verso settembre ) ho fatto un travaso in terreno per cetacee... Magari verso aprile proverò un travaso in un terreno più elaborato...
Per questo motivo volevo chiedere: ho letto che ci sono piante grasse la cui composizione del terreno non necessita per forza di "terra" ma può essere un semplice mix tra pomice, tufo, perlite ecc. È il caso dei trichocereus???
Inoltre, non ricordo dove, ma mi sembra di aver letto che preferiscono terreno leggermente acido, per tal motivo le ultime due innaffiature le ho fatte con acqua gasata ( l'ultima innaffiatura risale sempre a settembre/ottobre ). Informazioni/esperienze a tal proposito???
Grazie in anticipo!
 
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