mi sono cimentato nella lettura di un libro interessante da poco. Oggi imbattutomi in un capitolo ancora piú interessante, non ho potuto fare a meno che pensare ad i miei amici psiconauti. Buona lettura
Osservazioni sul protossito di azoto w. james:
il protossito di azoto diluito con aria stimola ad un grado enorme la coscienza. A quegli che li respira sembrano aprirsi profonditá oltre la profonditâ del vero, ma questo vero impallidisce nel momento di essere raggiunto; e se resta il ricordo delle parole di cui sembra rivestirsi, queste risultano insensate. Conosco diverse persone convibte che nell'intossicazione da protossito di azoto si abbia una genuina rivelazione mistica.
Qualche anno addietro feci anche io alcne osservazioni riguardo questa intossicazione, e da quel momento mi è rimasta salda nello Spirito l'impressione della sua veritá. La mia conclusione e
La mia conclusione èche la nostra coscienza ordinaria è soltanto un tipo di coscienzaemtre tutto attorno ad essa giacciono forme potenziali di coscienza del tutto differenti.
Scusate ma sono con il tablet e non riesco ad editare.
ps. interessantissimo, pensavo fosse solo un gas con cui farti girare la testa
un po' di storia, da un articolo del corriere della sera
Sono sicuro che nei cieli l'aria sia questo meraviglioso e delizioso gas, disse entusiasta Southey
Beddoes pensava che il protossidi d'azoto*poteva offrire un mezzo per controllare il piacere e il dolore, ma Davy si spinge più in là e ipotizza che il gas, grazie alla sua capacità di controllare il dolore, possa essere utilizzato nel corso di operazioni chirurgiche. Sfortunatamente queste osservazioni non furono prese in considerazione fino al 1844, quando, per la prima volta, il protossido d'azoto fu utilizzato come anestetico in sala operatoria. E si può capire il perché: all'epoca nessuno si poneva il problema dell'anestesia in chirurgia e il dolore era considerato inevitabile se non altro perché segnalava che il paziente era ancora vivo. Fra il maggio e il luglio del 1800 Davy inala regolarmente il protossido di azoto e ne descrive gli effetti: «provo un senso di piacere che mi attraversa le gambe, il petto, le mani e i piedi»; «i miei sensi sono più acuti"; "sento di avere una grande forza nei muscoli e sono spinto all'azione». Anche la sua creatività sembra aumentata. Così Davy compone un poema intitolato «Respirando protossido di azoto», non certo un capolavoro, ma una descrizione in versi delle sensazioni provocate dal gas. Davy comincia con il dire che cosa non è questa esperienza: non è un sogno e non è qualcosa che deriva dall'incontro con l'occulto, ma è una sensazione che coinvolge tutto il corpo e che accende le guance, illumina gli occhi, fa tremare le gambe... Un modo diverso, dunque, di descrivere un esperimento che, in parallelo, viene anche illustrato da Davy in vere e proprie pubblicazioni scientifiche: linguaggio poetico e linguaggio scientifico erano, all'epoca, complementari e non in contrapposizione. Davy (che ha ispirato la figura del professor Waldman nel romanzo Frankenstein di Mary Shelley) abbandona, poi, gli studi sul protossido per dedicarsi alla pila voltaica, che usa per isolare il potassio e gli altri elementi, diventando così il padre dell'elettrochimica moderna, ma continuerà, per tutta la vita, a scrivere poemi