MindSlave
Neurotransmetteur
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Esperienza decisamente significativa da vari punti di vista, ma non mi dilungherò troppo in quanto, essendo stata quasi del tutto introspettiva, mi riesce estreamamente difficile comunicare molti dei concetti più importanti. Enjoy :nod:
Data: febbraio 2015
Sostanza: Psylocibe Atlantis
Assunzione: Mangiati da soli, buttati giù solo con acqua
Dosaggio: 13g secchi
Setting: Casa di un amico, ora di pranzo
Premettendo che mi sono reso conto solo dopo l'esperienza di aver fatto l'errore di prendere i tartufi dopo una serata piuttosto pesante, con addosso la stanchezza dovuta alle poche ore di sonno e alla rimastezza dovuta a tutti i joints della sera prima, ecco l'esperienza:
Siamo in 5: Io, la mia ragazza, G. (che ha condiviso con me il mio primo viaggio con la psylocibina, ma che oggi fa da sitter), Q. (proprietario della casa), e B. . Li prendiamo e ci mettiamo subito nella buia stanza adibita a home cinema, facendo partire Inception. Dopo un po' i primi effetti: il tappeto rosso si deforma, la stanza mi sembra illuminata da luci di 5 colori diversi quando c'è un'unica lampada centrale a luce bianca, le luci dell'amplificatore e del resto dell'impianto sono decisamente affascinanti e ho come l'impressione che il televisore si stacchi dal muro e inizi a levitare davanti ai miei occhi, stando in aria in mezzo alla stanza. Il film è un viaggio, non solo per la trama di Inception decisamente adeguata al momento, ma anche per il fatto che da un certo punto in poi io ho iniziato a vedere tutti i volti (miei amici compresi) come se fossero rettiliani o serpenti, niente di spaventoso. Dopo un'ora che è sembrata durarne almeno 4 (dilatazione del tempo mostruosa, il film sembra durato una giornata intera), usciamo per fumare qualche canna. Tornati dentro io sono nel picco del viaggio ed inizia la parte introspettiva: mi perdo una buona mezz'ora del film concentrandomi solo sulle lucine colorate sottostanti al televisore e intanto penso. Penso a quanto sia strana quella che chiamiamo realtà, e anzi se davvero esista qualcosa di reale e non sia tutto un parto della nostra mente, tutto finto (questa è stata una parte un po' inquietante a dire il vero, ma ad esperienza conclusa posso dire che mi è comunque servito come insegnamento e devo farne tesoro). Cerco di spiegare un concetto abbastanza difficile da esprimere, che però credo meriti qualche riga perchè è fondamentale per capire questa parte del trip. Lo metto isolato dal resto del racconto da due a capo in modo che se non avete voglia di leggerlo o non si capisce perchè non riesco a spiegarlo bene potete tranquillamente saltarlo.
Noi possiamo identificare vari "stati di coscienza" (ad esempio quando siamo svegli e lucidi, svegli e ubriachi, addormentati, mentre sogniamo, in trance, ipnosi, meditazione, sotto psichedelici ecc.) e tendiamo in automatico a prenderne uno (in questo caso svegli e lucidi) come punto di riferimento, in modo da poter dire che quella è la "realtà" e tutto il resto sono stati alterati, che perciò non sono "reali" e in quanto tali non hanno valore. In quel momento, la mia visione era cambiata nel senso che non avevo più uno stato di riferimento e perciò reputavo qualunque stato di coscienza in cui io potessi trovarmi come irreale e senza significato. In tutto questo non solo era scomparso il mondo esterno, ma anche il film, i miei amici e la stanza: ero io di fronte a me stesso (metaforicamente, si intende) e non esisteva nient'altro. Ma se i miei stati di coscienza non hanno valore, io non esisto? O peggio, se qualunque sia il mio stato di coscienza posso considerare esso reale poichè non c'è alcuna legge che mi impone che ce ne sia uno principale e gli altri secondari, se andassi in bad trip, esso sarebbe reale e non avrei più alcuna realtà alla quale aggrapparmi alla disperata ricerca di una consolazione. Per chi ha letto The Doors Of Perceptino di Huxley, credo di aver percepito, seppur per un attimo ed in lontananza, cosa si prova ad essere schizofrenici. Comunque sia, al viaggio sono seguiti diversi giorni di riflessione, per catalogare e cercare di dare un senso e, forse, un abbozzo di spiegazione, a tutto ciò che ho assimilato (o, come credo sia meglio dire, mi è stato mostrato), arrivando alla conclusione che ho intrapreso la via giusta con le considerazioni sbagliate, nelle quali domina una visione negativa del tutto dalla quale non ci si deve lasciare scoraggiare, bensì continuare nel proprio percorso per cercare di scoprire cosa si cela, perdonatemi la citazione un po' scontata, nella tana del bianconiglio.
Ritornando al viaggio, oltre a quelli già descritti gli effetti visuali sono stati scarsi, ma non erano quelli che cercavo quindi non ci ho dato troppo peso. Penso che molte volte tutto ciò che i più grandi maestri della storia hanno tentato di insegnare alle masse sia stato frainteso non tanto a causa di lacune culturali o dialettiche, bensì ad un mancato percorso individuale. Se io ho imparato così tanto in poche ore grazie a questa meravigliosa sostanza, che potenziale assurdo abbiamo con la prospettiva di una vita intera da sfruttare? Il problema sta nel fatto che una persona che sia stata capace di sfruttare questo potenziale non potrà mai cercare di trasmettere ciò che ha imparato a qualcuno che non ha seguito un percorso analogo, per la stessa incomunicabilià delle esperienze su cui, ora capisco perchè, Huxley insiste tanto. Nella discesa del viaggio morivamo di fame, così abbiamo preparato una pasta (10 minuti INTERMINABILI), abbiamo finito il film accompagnato da qualche pausa joint, e per ora di cena ognuno a casa propria.
Lo sapevo, mi sono dilungato troppo nonostante mi fossi imposto di non farlo. Beh, spero che qualcuno abbia voglia di leggerselo tutto, mi piacerebbe discutere su argomenti del genere con gente che ha più esperienza di me nel campo della psichedelia. Il messaggio che mi è stato impresso a caratteri cubitali nella mente è stato "C'è qualcos'altro", e penso che, per quanto forse non troveremo le risposte che ci aspettiamo e alle volte nemmeno risposte piacevoli, abbiamo il dovere di indagare, come è successo per le terre emerse, anche agli Antipodi della Mente, e scoprire la grande verità che si cela nel profondo dell'interminabile tana del Bianconiglio. Questo viaggio ha sollevato in me numerose domande più che darmi risposte, lasciandomi con un dubbio profondo su un quesito col quale credevo di avere familiarità ed una certa dimestichezza, che non ha fatto altro che sgretolarmisi davanti agli occhi, come un irraggiungibile miraggio: Chi sono io?
Data: febbraio 2015
Sostanza: Psylocibe Atlantis
Assunzione: Mangiati da soli, buttati giù solo con acqua
Dosaggio: 13g secchi
Setting: Casa di un amico, ora di pranzo
Premettendo che mi sono reso conto solo dopo l'esperienza di aver fatto l'errore di prendere i tartufi dopo una serata piuttosto pesante, con addosso la stanchezza dovuta alle poche ore di sonno e alla rimastezza dovuta a tutti i joints della sera prima, ecco l'esperienza:
Siamo in 5: Io, la mia ragazza, G. (che ha condiviso con me il mio primo viaggio con la psylocibina, ma che oggi fa da sitter), Q. (proprietario della casa), e B. . Li prendiamo e ci mettiamo subito nella buia stanza adibita a home cinema, facendo partire Inception. Dopo un po' i primi effetti: il tappeto rosso si deforma, la stanza mi sembra illuminata da luci di 5 colori diversi quando c'è un'unica lampada centrale a luce bianca, le luci dell'amplificatore e del resto dell'impianto sono decisamente affascinanti e ho come l'impressione che il televisore si stacchi dal muro e inizi a levitare davanti ai miei occhi, stando in aria in mezzo alla stanza. Il film è un viaggio, non solo per la trama di Inception decisamente adeguata al momento, ma anche per il fatto che da un certo punto in poi io ho iniziato a vedere tutti i volti (miei amici compresi) come se fossero rettiliani o serpenti, niente di spaventoso. Dopo un'ora che è sembrata durarne almeno 4 (dilatazione del tempo mostruosa, il film sembra durato una giornata intera), usciamo per fumare qualche canna. Tornati dentro io sono nel picco del viaggio ed inizia la parte introspettiva: mi perdo una buona mezz'ora del film concentrandomi solo sulle lucine colorate sottostanti al televisore e intanto penso. Penso a quanto sia strana quella che chiamiamo realtà, e anzi se davvero esista qualcosa di reale e non sia tutto un parto della nostra mente, tutto finto (questa è stata una parte un po' inquietante a dire il vero, ma ad esperienza conclusa posso dire che mi è comunque servito come insegnamento e devo farne tesoro). Cerco di spiegare un concetto abbastanza difficile da esprimere, che però credo meriti qualche riga perchè è fondamentale per capire questa parte del trip. Lo metto isolato dal resto del racconto da due a capo in modo che se non avete voglia di leggerlo o non si capisce perchè non riesco a spiegarlo bene potete tranquillamente saltarlo.
Noi possiamo identificare vari "stati di coscienza" (ad esempio quando siamo svegli e lucidi, svegli e ubriachi, addormentati, mentre sogniamo, in trance, ipnosi, meditazione, sotto psichedelici ecc.) e tendiamo in automatico a prenderne uno (in questo caso svegli e lucidi) come punto di riferimento, in modo da poter dire che quella è la "realtà" e tutto il resto sono stati alterati, che perciò non sono "reali" e in quanto tali non hanno valore. In quel momento, la mia visione era cambiata nel senso che non avevo più uno stato di riferimento e perciò reputavo qualunque stato di coscienza in cui io potessi trovarmi come irreale e senza significato. In tutto questo non solo era scomparso il mondo esterno, ma anche il film, i miei amici e la stanza: ero io di fronte a me stesso (metaforicamente, si intende) e non esisteva nient'altro. Ma se i miei stati di coscienza non hanno valore, io non esisto? O peggio, se qualunque sia il mio stato di coscienza posso considerare esso reale poichè non c'è alcuna legge che mi impone che ce ne sia uno principale e gli altri secondari, se andassi in bad trip, esso sarebbe reale e non avrei più alcuna realtà alla quale aggrapparmi alla disperata ricerca di una consolazione. Per chi ha letto The Doors Of Perceptino di Huxley, credo di aver percepito, seppur per un attimo ed in lontananza, cosa si prova ad essere schizofrenici. Comunque sia, al viaggio sono seguiti diversi giorni di riflessione, per catalogare e cercare di dare un senso e, forse, un abbozzo di spiegazione, a tutto ciò che ho assimilato (o, come credo sia meglio dire, mi è stato mostrato), arrivando alla conclusione che ho intrapreso la via giusta con le considerazioni sbagliate, nelle quali domina una visione negativa del tutto dalla quale non ci si deve lasciare scoraggiare, bensì continuare nel proprio percorso per cercare di scoprire cosa si cela, perdonatemi la citazione un po' scontata, nella tana del bianconiglio.
Ritornando al viaggio, oltre a quelli già descritti gli effetti visuali sono stati scarsi, ma non erano quelli che cercavo quindi non ci ho dato troppo peso. Penso che molte volte tutto ciò che i più grandi maestri della storia hanno tentato di insegnare alle masse sia stato frainteso non tanto a causa di lacune culturali o dialettiche, bensì ad un mancato percorso individuale. Se io ho imparato così tanto in poche ore grazie a questa meravigliosa sostanza, che potenziale assurdo abbiamo con la prospettiva di una vita intera da sfruttare? Il problema sta nel fatto che una persona che sia stata capace di sfruttare questo potenziale non potrà mai cercare di trasmettere ciò che ha imparato a qualcuno che non ha seguito un percorso analogo, per la stessa incomunicabilià delle esperienze su cui, ora capisco perchè, Huxley insiste tanto. Nella discesa del viaggio morivamo di fame, così abbiamo preparato una pasta (10 minuti INTERMINABILI), abbiamo finito il film accompagnato da qualche pausa joint, e per ora di cena ognuno a casa propria.
Lo sapevo, mi sono dilungato troppo nonostante mi fossi imposto di non farlo. Beh, spero che qualcuno abbia voglia di leggerselo tutto, mi piacerebbe discutere su argomenti del genere con gente che ha più esperienza di me nel campo della psichedelia. Il messaggio che mi è stato impresso a caratteri cubitali nella mente è stato "C'è qualcos'altro", e penso che, per quanto forse non troveremo le risposte che ci aspettiamo e alle volte nemmeno risposte piacevoli, abbiamo il dovere di indagare, come è successo per le terre emerse, anche agli Antipodi della Mente, e scoprire la grande verità che si cela nel profondo dell'interminabile tana del Bianconiglio. Questo viaggio ha sollevato in me numerose domande più che darmi risposte, lasciandomi con un dubbio profondo su un quesito col quale credevo di avere familiarità ed una certa dimestichezza, che non ha fatto altro che sgretolarmisi davanti agli occhi, come un irraggiungibile miraggio: Chi sono io?