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Rimugini troppo? Ti basta camminare in mezzo alla natura - Repubblica.it
Un ricercatore di Stanford ha studiato la riduzione dei pensieri negativi nel cervello di chi ha passeggiato in un parco, circondato dal verde, rispetto a chi invece lo ha fatto in mezzo ai palazzi cittadini
di ALESSANDRA BORELLA
I BENEFICI della natura non smettono di stupire. Mentre quelli della camminata sono noti già da un pezzo. In questo caso è sufficiente metterli insieme: un sentiero in mezzo al bosco, un parco in città. Ovunque purché ci sia del verde che ci faccia dimenticare lo stress urbano. Poi, il gioco è fatto. Basta passeggiare e i pensieri negativi si riducono sensibilmente.
Gregory Bratman, dottorando in biologia all'Università di Stanford, ha condotto una ricerca pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences: 38 persone che vivono in zone urbane e che risultano senza precedenti di disturbi mentali sono state suddivise in due gruppi e invitate a camminare per 90 minuti; 19 di loro hanno passeggiato in un'area naturale vicino al campus di Stanford, l'altrà metà ha camminato lungo una strada molto trafficata nel centro di Palo Alto.
Prima e dopo la passeggiata, le persone hanno compilato un questionario sofisticato per indagare la loro tendenza a "rimuginare", una riflessione fatta di pensieri negativi autoreferenziali che innescano un circolo vizioso: più si rimugina più è difficile scacciarli e così si aumenta il rischio di depressione. Questo processo mentale si scova con domande del tipo: "La mia attenzione è spesso concentrata su aspetti di me stesso che vorrei smettere di pensare" e "Trascorro molto tempo a pensare ai momenti del passato in cui mi sono sentito male e arrabbiato".
Poi, sia prima sia dopo la camminata, le 'cavie' dell'esperimento si sono sottoposte a una scansione del cervello: è stata esaminata una regione cerebrale chiamata 'corteccia pre-frontale subgenuale', un'area che è stato dimostrato essere molto attiva mentre si fanno pensieri negativi su se stessi e si mettono in atto comportamenti rinunciatari. Questa è anche l'area interessata quando si verificano fenomeni depressivi e di ciclotimia (sbalzi di umore).
Il gruppo di persone che aveva camminato in mezzo alla natura ha dato risposte differenti rispetto a quelle segnate 90 minuti prima, dimostrando di avere avuto una diminuzione sostanziale delle 'riflessioni negative' e anche il test medico-scientifico ha supportato la tesi: nella zona cerebrale interessata era diminuita l'attività neurale.
Questo può aprire nuove frontiere nello studio di attività che utilizzino l'immersione nella natura come terapia. È dimostrato che l'urbanizzazione (il 50% della popolazione del pianeta vive in città) è una delle cause che ha portato all'aumento del numero di persone che soffrono di disturbi mentali.
La letteratura scientifica che si occupa dei vantaggi per la salute (mentale e fisica) procurati da una prolungata 'esposizione' al paesaggio naturale è in crescita. Sembra che basti guardare una fotografia per pochi secondi per percepirne già i benefici. È una recente ricerca di Kate Lee e alcuni colleghi dell'Università di Melbourne pubblicata su Environmental Psychology. Se interrompiamo un compito che ci mette in difficoltà
con un 'micro-break' di 40 secondi trascorsi a guardare l'immagine di un giardino verde, le nostre performance miglioreranno. Dunque, la natura da un lato ci aiuta a liberare la mente da pensieri negativi, dall'altro ci aiuta a recuperare l'attenzione e la concentrazione.
Un ricercatore di Stanford ha studiato la riduzione dei pensieri negativi nel cervello di chi ha passeggiato in un parco, circondato dal verde, rispetto a chi invece lo ha fatto in mezzo ai palazzi cittadini
di ALESSANDRA BORELLA
I BENEFICI della natura non smettono di stupire. Mentre quelli della camminata sono noti già da un pezzo. In questo caso è sufficiente metterli insieme: un sentiero in mezzo al bosco, un parco in città. Ovunque purché ci sia del verde che ci faccia dimenticare lo stress urbano. Poi, il gioco è fatto. Basta passeggiare e i pensieri negativi si riducono sensibilmente.
Gregory Bratman, dottorando in biologia all'Università di Stanford, ha condotto una ricerca pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences: 38 persone che vivono in zone urbane e che risultano senza precedenti di disturbi mentali sono state suddivise in due gruppi e invitate a camminare per 90 minuti; 19 di loro hanno passeggiato in un'area naturale vicino al campus di Stanford, l'altrà metà ha camminato lungo una strada molto trafficata nel centro di Palo Alto.
Prima e dopo la passeggiata, le persone hanno compilato un questionario sofisticato per indagare la loro tendenza a "rimuginare", una riflessione fatta di pensieri negativi autoreferenziali che innescano un circolo vizioso: più si rimugina più è difficile scacciarli e così si aumenta il rischio di depressione. Questo processo mentale si scova con domande del tipo: "La mia attenzione è spesso concentrata su aspetti di me stesso che vorrei smettere di pensare" e "Trascorro molto tempo a pensare ai momenti del passato in cui mi sono sentito male e arrabbiato".
Poi, sia prima sia dopo la camminata, le 'cavie' dell'esperimento si sono sottoposte a una scansione del cervello: è stata esaminata una regione cerebrale chiamata 'corteccia pre-frontale subgenuale', un'area che è stato dimostrato essere molto attiva mentre si fanno pensieri negativi su se stessi e si mettono in atto comportamenti rinunciatari. Questa è anche l'area interessata quando si verificano fenomeni depressivi e di ciclotimia (sbalzi di umore).
Il gruppo di persone che aveva camminato in mezzo alla natura ha dato risposte differenti rispetto a quelle segnate 90 minuti prima, dimostrando di avere avuto una diminuzione sostanziale delle 'riflessioni negative' e anche il test medico-scientifico ha supportato la tesi: nella zona cerebrale interessata era diminuita l'attività neurale.
Questo può aprire nuove frontiere nello studio di attività che utilizzino l'immersione nella natura come terapia. È dimostrato che l'urbanizzazione (il 50% della popolazione del pianeta vive in città) è una delle cause che ha portato all'aumento del numero di persone che soffrono di disturbi mentali.
La letteratura scientifica che si occupa dei vantaggi per la salute (mentale e fisica) procurati da una prolungata 'esposizione' al paesaggio naturale è in crescita. Sembra che basti guardare una fotografia per pochi secondi per percepirne già i benefici. È una recente ricerca di Kate Lee e alcuni colleghi dell'Università di Melbourne pubblicata su Environmental Psychology. Se interrompiamo un compito che ci mette in difficoltà
con un 'micro-break' di 40 secondi trascorsi a guardare l'immagine di un giardino verde, le nostre performance miglioreranno. Dunque, la natura da un lato ci aiuta a liberare la mente da pensieri negativi, dall'altro ci aiuta a recuperare l'attenzione e la concentrazione.