Eterodosso
Neurotransmetteur
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Vorrei raccontarvi le mie prime tre esperienze con i tartufi, tutte avvenute quest'anno nell'arco di un paio di mesi. Come premessa generale, prima di intraprendere questo passo, ho passato giorni a documentarmi su questo ed altri forum, leggendo esperienze, consigli, e quant'altro al riguardo. Così fornito di un mai abbastanza grande bagaglio teorico, ho atteso che mia moglie (proibizionista al massimo grado, vorrebbe che non fumassi neanche tabacco, figuriamoci il resto... e tutto perché, in "tenera età", 18 anni, su per giù, dopo aver fumato una canna ha avuto una "crisi di estraniamento" dalla quale non riusciva a rientrare, e a poco è valso quanto detto dal medico dell'ospedale in cui, non sapendo che pesci pigliare, le sue amiche l'avevano portata, ovvero che non era la sostanza in sé, erano i suoi casini che avevano scelto quell'occasione e quel modo per manifestarsi, e che sarebbe potuto succedere anche dopo un semplice caffé) avesse programmato delle uscite di qualche giorno, per organizzarmi di conseguenza.
1° Esperienza
Sabato 6 luglio 2014, a digiuno dall'ora di pranzo, sono riuscito solo verso le 22:00 ad aprire la busta con i tartufi (Tampanensis, 20 gr.) e ad ingurgitarli, previa lunga masticazione. La location era la più tranquilla possibile, casa mia. Tranquillo anche io, avevo scelto un sabato in modo che, il giorno dopo, non avessi problemi con sveglie oltre l'orario e possibili impatti negativi per quanto riguarda il lavoro. Mastico e rimastico, deglutisco, e aspetto. Nel frattempo, e non era un effetto collaterale della sostanza ma del digiuno forzato, mi era venuta una fame epica.
Dopo un quarto d'ora, cominciano i primi effetti, tutti fisici: mi sentivo stanchissimo, sbadigliavo in continuazione, tanto che ho deciso di sdraiarmi sul divano. Anche perché, durante il secondo quarto d'ora, il mondo era diventato traballante, ed io più del mondo. La vista era un po' shakerata (le cose tremavano un po', guardandole), ma, oltre a questo, niente di più. A quel punto, mi sono ricordato (male, purtroppo) di aver letto, tra i vari consigli, quello di tenersi a portata di mano un po' d'acqua da bere e qualche snack. Qualche snack? Barcollante, ho aperto il frigo e gli ho dato fondo, mangiando di tutto e di più, fino a riuscire a placare il mio stomaco che, complice anche la ventina di grammi che gli erano piovuti dentro, stava, inutilmente, lavorando a pieno regime non rendendosi conto di essere quasi completamente vuoto. E' stato un tragico errore: dopo un'ora ero fresco e pimpante come se non avessi assunto altro che la pseudo-cena che mi ero imbandito. Solo in seguito, sempre consultando esperienze in rete, mi sono reso conto di aver interrotto il viaggio col mio peccato di gola. Peccato, appunto. Ma, mi dissi, non sarebbe finita lì.
2° Esperienza
Dopo una ventina di giorni, altra uscita di mia moglie (mi sembra di essere tornato adolescente, quando ero costretto a fumare di nascosto...), e, stavolta, avevo scelto l'Atlantis, un po' più forte del Tampanensis. Anzi, per l'occasione, il venditore si era sbagliato e mi aveva mandato due confezioni invece di una (al prezzo di una, comunque... che cùlo sfacciato, dirà qualcuno). Decido, comunque, di utilizzare una sola confezione, anche perché, stando alle (prudenti) dichiarazioni del venditore, la dose "di prova" si aggirava sui 4-5 grammi, 10-12 per un trip medio, 15 o più per "skilled psichonauts". E, come la prima volta, ho fatto finta di essere skilled, ed ho cominciato, verso le 21:00, a masticarmi, un po' alla volta per essere sicuro di frantumarli il più possibile e facilitarne, così, l'assorbimento da parte dell'organismo, i miei 20 grammi di Atlantis.
Dopo il solito quarto d'ora, gli effetti erano simili alla volta precedente, un po' più forti, forse, anche se con meno precarietà nei movimenti. Visualmente, oltre alla solita percezione di un mondo circostante in continua vibrazione, gli oggetti in movimento sembravano lasciare una "scia", come dire... un po' come quei filmati in slow motion in cui l'oggetto è seguito da altre immagini parziali dello stesso in dissolvenza. Dopo mezz'ora/tre quarti d'ora, piccola crisi di ipercinetismo: non riuscivo a stare fermo, dovevo assolutamente muovere almeno una parte di me (ho cominciato a muovere le sole braccia, non fidandomi al 100% della mia stabilità fisica, ma tanto bastava a soddisfare lo stimolo). Chiudendo gli occhi, vedevo come del buio in movimento.
E' andato avanti cosi per un'altra mezz'ora abbondante (siamo, quindi, arrivati ad un'ora, un'ora ed un quarto, dall'assunzione), poi, piano piano, tutti questi effetti cominciano ad affievolirsi fino a, praticamente, sparire al chiudersi della seconda ora. Vagamente incavolato e meno vagamente perplesso (dove sono le 4-6 ore di effetto, mi chiedevo), mi sono detto: "Vabbè, a 'sto punto mi sparo una canna, almeno provo a chiudere la serata in bellezza". Ad onor del vero, non ho detto proprio "vabbé", anche se il termine utilizzato iniziava sempre con la V (scusate gli eufemismi, ma ho letto delle reprimende dei moderatori ad interventi in cui venivano utilizzate locuzioni popolari ma volgari, e non volevo correre questo rischio proprio col mio primo thread... anche se, personalmente, ritengo che un po' di turpiloquio, saggiamente usato, sia il miglior condimento, anche retorico, della lingua italiana, ne esalta ed accresce il sapore).
A quel punto, il joint ha fatto, per fortuna, saltare un po' il tappo: il viaggio, anche se atipico, è cominciato. Niente effetti visuali o allucinazioni (né ad occhi aperti, né ad occhi chiusi), apparizioni o figure geometriche, no, niente di tutto questo. Ma una sensazione di unione con l'universo, questa si. Per la cronaca, per fumare mi sono piazzato su una quasi sdraia (diciamo una chaise longue, ovvero una sedia da esterno il plastica con lo schienale reclinabile ed una "estensione" per appoggiare le gambe) sul terrazzo di casa mia, e fumando ammiravo il cielo stellato.
Non ho ben capito, comunque, se l'effetto di picco sia stato quello della cannabis amplificato dalla psylocibe, o quello della psylocibe in parte sbloccato dalla cannabis.
Dopo un paio d'ore dalla canna (quindi, siamo sulle 4 ore abbondanti complessive), è cominciata (di nuovo, direi) la discesa, e sono andato a dormire.
Tutto sommato, un'esperienza piacevole (parlo del finale, ovviamente), abbastanza profonda, ma che mi ha lasciato, come dubbio di fondo, quella di essere, in parte, refrattario al principio attivo. Possibile? Si ha notizia di casi del genere?
Ma passiamo alla
3° Esperienza
6 settembre 2014, mia moglie nuovamente in viaggio (per chiarire, anche se decisamente OT, posso dire che mia moglie ha una passione sviscerata per il ciclismo - mentre io, in bici, il risultato più grosso che ho ottenuto è stato, anni fa, di lussarmi una spalla - e per la montagna - che, francamente, odio abbastanza: capita, così, che mia moglie parta per escursioni o raduni ciclistici amatoriali senza pretendere, per fortuna, che io la segua, anzi, dandomi modo di approfittare della sua assenza per dare fondo a tutte le mie "perversioni"). La seconda busta di Atlantis, sigillata e sotto vuoto, è stata, e non potevo fare altrimenti senza dover fornire spiegazioni che non sarei stato in grado di trovare, malamente conservata in un cassetto, anziché in frigo. Al buio, certo, senza sensibili variazioni di temperatura, che non era neanche troppo elevata. Ma non erano certo i 2-4 gradi consigliati.
Proprio per questo (anzi, anche per questo, visto l'esito dei tentativi precedenti) ho pensato bene di far precedere l'assunzione dell'Atlantis da quella di Peganum Harmala. Avevo letto, in diversi interventi, che la ruta siriaca raddoppia/quadruplica gli effetti della psylocibina/psilocina, ed ho pensato che valesse la pena di tentare. Quindi, sempre verso le 21:00, sempre a casa mia, sempre a digiuno dall'ora di pranzo (ed avendo, nel frattempo, lavorato e, poi, praticato un'oretta di Tai Chi, mi sono ficcato in bocca circa 4 gr. di semi di Peganum, che ho cominciato, con diligenza, a masticare il più possibile mentre portavo fuori il cane (eh si, ogni tanto bisogna unire l'utile al dilettevole). Il sapore non è poi così disgustoso come ho letto in giro, solo un po' acre il retrogusto. E, comunque, non avevo neanche idea che 4 grammi fossero una dose che costringe ad un quarto d'ora o più di masticazione, riempendoti quasi la bocca.
Poi, dopo mezz'ora/tre quarti, ho aperto la confezione di Atlantis ed ho ricominciato a far andare le mandibole. Nonostante la non ottimale conservazione, non ho notato differenze né nel gusto (che, per essere sincero, non era granché neanche le 2 volte precedenti) né nell'aspetto. Ma negli effetti, si, purtroppo. L'iter, per la prima ora, ha rispecchiato quello delle precedenti esperienze, senza, però, ipercinetismo, e con l'effetto "slow motion" più forte. Passata questa ora, già ricominciava la discesa, accompagnata, però, stavolta, da conati di vomito dovuti, senza dubbio, ai semi di ruta. Ho giocato il tutto per tutto rollando un joint che speravo, come in precedenza, salvifico, ma niente. Niente di niente. In capo a tre ore, era rimasto soltanto lo stomaco a soqquadro, tanto che ho faticato a non vomitare sul serio (E che *****, pensavo, ora ci manca solo di vanificare tutto buttando fuori quello che, invece, fa effetto, quando lo fa, solo stando dentro...).
E questo è quanto. Ragazzi, che faccio? Lascio (perdere) o raddoppio (la dose)? Ogni consiglio non può che essere ben accetto, come pure ogni critica, soprattutto alla metodologia. Tendenzialmente sono un tipo tenace e testardo, ma, francamente, ripetere esperienze come queste (salvando, in parte, la seconda) comincia a sembrarmi inutile o, quantomeno, poco attraente.
Spero, comunque, chee quanto ho scritto (e quanto scriverà chi vorrà interventire) possa servire a qualcun altro (oltre me).
1° Esperienza
Sabato 6 luglio 2014, a digiuno dall'ora di pranzo, sono riuscito solo verso le 22:00 ad aprire la busta con i tartufi (Tampanensis, 20 gr.) e ad ingurgitarli, previa lunga masticazione. La location era la più tranquilla possibile, casa mia. Tranquillo anche io, avevo scelto un sabato in modo che, il giorno dopo, non avessi problemi con sveglie oltre l'orario e possibili impatti negativi per quanto riguarda il lavoro. Mastico e rimastico, deglutisco, e aspetto. Nel frattempo, e non era un effetto collaterale della sostanza ma del digiuno forzato, mi era venuta una fame epica.
Dopo un quarto d'ora, cominciano i primi effetti, tutti fisici: mi sentivo stanchissimo, sbadigliavo in continuazione, tanto che ho deciso di sdraiarmi sul divano. Anche perché, durante il secondo quarto d'ora, il mondo era diventato traballante, ed io più del mondo. La vista era un po' shakerata (le cose tremavano un po', guardandole), ma, oltre a questo, niente di più. A quel punto, mi sono ricordato (male, purtroppo) di aver letto, tra i vari consigli, quello di tenersi a portata di mano un po' d'acqua da bere e qualche snack. Qualche snack? Barcollante, ho aperto il frigo e gli ho dato fondo, mangiando di tutto e di più, fino a riuscire a placare il mio stomaco che, complice anche la ventina di grammi che gli erano piovuti dentro, stava, inutilmente, lavorando a pieno regime non rendendosi conto di essere quasi completamente vuoto. E' stato un tragico errore: dopo un'ora ero fresco e pimpante come se non avessi assunto altro che la pseudo-cena che mi ero imbandito. Solo in seguito, sempre consultando esperienze in rete, mi sono reso conto di aver interrotto il viaggio col mio peccato di gola. Peccato, appunto. Ma, mi dissi, non sarebbe finita lì.
2° Esperienza
Dopo una ventina di giorni, altra uscita di mia moglie (mi sembra di essere tornato adolescente, quando ero costretto a fumare di nascosto...), e, stavolta, avevo scelto l'Atlantis, un po' più forte del Tampanensis. Anzi, per l'occasione, il venditore si era sbagliato e mi aveva mandato due confezioni invece di una (al prezzo di una, comunque... che cùlo sfacciato, dirà qualcuno). Decido, comunque, di utilizzare una sola confezione, anche perché, stando alle (prudenti) dichiarazioni del venditore, la dose "di prova" si aggirava sui 4-5 grammi, 10-12 per un trip medio, 15 o più per "skilled psichonauts". E, come la prima volta, ho fatto finta di essere skilled, ed ho cominciato, verso le 21:00, a masticarmi, un po' alla volta per essere sicuro di frantumarli il più possibile e facilitarne, così, l'assorbimento da parte dell'organismo, i miei 20 grammi di Atlantis.
Dopo il solito quarto d'ora, gli effetti erano simili alla volta precedente, un po' più forti, forse, anche se con meno precarietà nei movimenti. Visualmente, oltre alla solita percezione di un mondo circostante in continua vibrazione, gli oggetti in movimento sembravano lasciare una "scia", come dire... un po' come quei filmati in slow motion in cui l'oggetto è seguito da altre immagini parziali dello stesso in dissolvenza. Dopo mezz'ora/tre quarti d'ora, piccola crisi di ipercinetismo: non riuscivo a stare fermo, dovevo assolutamente muovere almeno una parte di me (ho cominciato a muovere le sole braccia, non fidandomi al 100% della mia stabilità fisica, ma tanto bastava a soddisfare lo stimolo). Chiudendo gli occhi, vedevo come del buio in movimento.
E' andato avanti cosi per un'altra mezz'ora abbondante (siamo, quindi, arrivati ad un'ora, un'ora ed un quarto, dall'assunzione), poi, piano piano, tutti questi effetti cominciano ad affievolirsi fino a, praticamente, sparire al chiudersi della seconda ora. Vagamente incavolato e meno vagamente perplesso (dove sono le 4-6 ore di effetto, mi chiedevo), mi sono detto: "Vabbè, a 'sto punto mi sparo una canna, almeno provo a chiudere la serata in bellezza". Ad onor del vero, non ho detto proprio "vabbé", anche se il termine utilizzato iniziava sempre con la V (scusate gli eufemismi, ma ho letto delle reprimende dei moderatori ad interventi in cui venivano utilizzate locuzioni popolari ma volgari, e non volevo correre questo rischio proprio col mio primo thread... anche se, personalmente, ritengo che un po' di turpiloquio, saggiamente usato, sia il miglior condimento, anche retorico, della lingua italiana, ne esalta ed accresce il sapore).
A quel punto, il joint ha fatto, per fortuna, saltare un po' il tappo: il viaggio, anche se atipico, è cominciato. Niente effetti visuali o allucinazioni (né ad occhi aperti, né ad occhi chiusi), apparizioni o figure geometriche, no, niente di tutto questo. Ma una sensazione di unione con l'universo, questa si. Per la cronaca, per fumare mi sono piazzato su una quasi sdraia (diciamo una chaise longue, ovvero una sedia da esterno il plastica con lo schienale reclinabile ed una "estensione" per appoggiare le gambe) sul terrazzo di casa mia, e fumando ammiravo il cielo stellato.
Non ho ben capito, comunque, se l'effetto di picco sia stato quello della cannabis amplificato dalla psylocibe, o quello della psylocibe in parte sbloccato dalla cannabis.
Dopo un paio d'ore dalla canna (quindi, siamo sulle 4 ore abbondanti complessive), è cominciata (di nuovo, direi) la discesa, e sono andato a dormire.
Tutto sommato, un'esperienza piacevole (parlo del finale, ovviamente), abbastanza profonda, ma che mi ha lasciato, come dubbio di fondo, quella di essere, in parte, refrattario al principio attivo. Possibile? Si ha notizia di casi del genere?
Ma passiamo alla
3° Esperienza
6 settembre 2014, mia moglie nuovamente in viaggio (per chiarire, anche se decisamente OT, posso dire che mia moglie ha una passione sviscerata per il ciclismo - mentre io, in bici, il risultato più grosso che ho ottenuto è stato, anni fa, di lussarmi una spalla - e per la montagna - che, francamente, odio abbastanza: capita, così, che mia moglie parta per escursioni o raduni ciclistici amatoriali senza pretendere, per fortuna, che io la segua, anzi, dandomi modo di approfittare della sua assenza per dare fondo a tutte le mie "perversioni"). La seconda busta di Atlantis, sigillata e sotto vuoto, è stata, e non potevo fare altrimenti senza dover fornire spiegazioni che non sarei stato in grado di trovare, malamente conservata in un cassetto, anziché in frigo. Al buio, certo, senza sensibili variazioni di temperatura, che non era neanche troppo elevata. Ma non erano certo i 2-4 gradi consigliati.
Proprio per questo (anzi, anche per questo, visto l'esito dei tentativi precedenti) ho pensato bene di far precedere l'assunzione dell'Atlantis da quella di Peganum Harmala. Avevo letto, in diversi interventi, che la ruta siriaca raddoppia/quadruplica gli effetti della psylocibina/psilocina, ed ho pensato che valesse la pena di tentare. Quindi, sempre verso le 21:00, sempre a casa mia, sempre a digiuno dall'ora di pranzo (ed avendo, nel frattempo, lavorato e, poi, praticato un'oretta di Tai Chi, mi sono ficcato in bocca circa 4 gr. di semi di Peganum, che ho cominciato, con diligenza, a masticare il più possibile mentre portavo fuori il cane (eh si, ogni tanto bisogna unire l'utile al dilettevole). Il sapore non è poi così disgustoso come ho letto in giro, solo un po' acre il retrogusto. E, comunque, non avevo neanche idea che 4 grammi fossero una dose che costringe ad un quarto d'ora o più di masticazione, riempendoti quasi la bocca.
Poi, dopo mezz'ora/tre quarti, ho aperto la confezione di Atlantis ed ho ricominciato a far andare le mandibole. Nonostante la non ottimale conservazione, non ho notato differenze né nel gusto (che, per essere sincero, non era granché neanche le 2 volte precedenti) né nell'aspetto. Ma negli effetti, si, purtroppo. L'iter, per la prima ora, ha rispecchiato quello delle precedenti esperienze, senza, però, ipercinetismo, e con l'effetto "slow motion" più forte. Passata questa ora, già ricominciava la discesa, accompagnata, però, stavolta, da conati di vomito dovuti, senza dubbio, ai semi di ruta. Ho giocato il tutto per tutto rollando un joint che speravo, come in precedenza, salvifico, ma niente. Niente di niente. In capo a tre ore, era rimasto soltanto lo stomaco a soqquadro, tanto che ho faticato a non vomitare sul serio (E che *****, pensavo, ora ci manca solo di vanificare tutto buttando fuori quello che, invece, fa effetto, quando lo fa, solo stando dentro...).
E questo è quanto. Ragazzi, che faccio? Lascio (perdere) o raddoppio (la dose)? Ogni consiglio non può che essere ben accetto, come pure ogni critica, soprattutto alla metodologia. Tendenzialmente sono un tipo tenace e testardo, ma, francamente, ripetere esperienze come queste (salvando, in parte, la seconda) comincia a sembrarmi inutile o, quantomeno, poco attraente.
Spero, comunque, chee quanto ho scritto (e quanto scriverà chi vorrà interventire) possa servire a qualcun altro (oltre me).