Ajeje Brazorf
Sale drogué·e
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Racconto di fantasia narrato in prima persona
Decido di provare un cartone di quello che mi era stato venduto come LSD e che invece si è rivelato nbome.
Era una bella giornata di sole ed ero in parco con un'amica, mi ero portato avanti con i lavori che avevo da fare e mi ero tenuto l'agenda vuota apposta per non aver nessun problema.
Sinceramente volevo evitare l'nbome, quindi ho provato prima a mettere in bocca un quartino per provare a riconoscerlo: nessun sapore, eccellente! Dopo qualche minuto che lo tenevo tra labbro e gengiva però la bocca ha iniziato a diventare amara, la lingua era un po' anestetizzata e la mascella era tutto meno che rilassata. Nbome o simile. D'oh!
Ma va beh, ormai ero lì, tanto valeva provare a prendere quanto di buono aveva da offrirmi questa sostanza.
Le prima due ore le passo senza nessun effetto su una panchina a parlare di un po' di tutto con la mia amica, da discorsi banali ad altri più spirituali. A un certo punto i colori assumono una lieve sfumatura violacea, la vista mi si acuisce, e l'enorme orecchino dorato all'orecchio della ragazza mi mostra dei riflessi multicolore palesemente frutto di una distorsione visiva.
Dei cani stanno correndo vicini a noi, e riesco a cogliere il dettaglio dei loro muscoli come nei documentari in slow-motion.
Arriva il momento in cui l'amica mi deve lasciare per andare al lavoro, allora ci alziamo e la accompagno fino al confine del parco. In quel breve percorso continuiamo a parlare, e io capisco quello che dice meglio del solito perché oltre alle parole percepisco alla perfezione il suo stato d'animo attraverso il modificarsi del suo respiro tra una parola e l'altra. Infatti si stava lamentando di un vecchio screzio avuto con il suo capo, da un lato mi diceva che ormai era una cosa superata, dall'altro il respiro era diventato più affannato. In maniera impercettibile, ma quel tanto che bastava per esser colto da me con i sensi amplificati a dismisura. Gliel'ho fatto notare e all'inizio ha provato a negare, poi ha vuotato il sacco e si è arresa all'evidenza
La saluto e mi rendo conto di essere per bene in botta. Quindi ora non dovevo fare altro che godermi quattro passi per il parco cercando magari un punto dove potermi spalmare sul prato lontano da sguardi indiscreti, e siccome quel giorno stavano falciando un po' tutti i prati ho dovuto girare qualche minuto per trovare la posizione ideale.
Mi stendo sotto a un albero, mi rilasso e svuoto un po' la testa. Inizio a percepire in maniera dettagliatissima il mio flusso sanguigno: a partire dal battito più forte del cuore ne seguo il percorso in tutto il corpo, sentendo il flusso diventare sempre più capillare e "formicolante" nelle dita di mani e piedi, per poi tornare indietro fino al cuore e ricominciare il suo ciclo. Mi sono abbandonato a questa sensazione, non mi sono mai sentito così rilassato in vita mia...
Sento il cuore che continua a pulsare ma sale. Non il battito ma proprio il cuore, e lo sento nell'albero alle mie spalle. Ero diventato come una radice, mi stavo fondendo con la natura: una piccola parte depersonalizzata di questo mondo strano e pieno di contraddizioni ma comunque meraviglioso.
Volgo lo sguardo al cielo: le nuvole si moltiplicano, e una porzione di cielo incorniciata da un ramo inizia a mostrarmi alcune geometrie triangolari.
Estasi.
Suona il telefono.
Porca puttana.
Sto organizzando un evento, e pare che nelle ultime ore siano cambiate TUTTE le carte in tavola. Spiego all'amico che aveva chiamato in che condizione fossi in quel preciso istante, chiedendogli di aspettare che fosse sera e l'avrei richiamato io a mente più sobria.
Niente da fare, avevamo le ore contate, dovevo tornare immediatamente a casa. In più lui si incazza perché non ero pronto e scattante bensì con la testa aperta dagli acidi.
Come finisce la chiamata silenzio il telefono, me lo metto in tasca e decido di proseguire nel godermi l'estasi. Il telefono era l'unico anello di congiunzione tra me e il mondo ordinario, e ora che era fuori gioco potevo tornare a non essere più un elemento di questa società ma parte del mondo naturale, almeno per qualche oretta.
Inizio a pensare alla differenza che c'è tra quando si è sobri e quando si è fatti, e mi interrogo sul come definire quella zona grigia che collega questi due mondi. Se c'è qualcosa da apprendere anche da un'improbabile via di mezzo, e nel caso cosa sia effettivamente questa via di mezzo.
Mentre provo a mandare a quel paese il mondo non riesco però a non pensare al mio amico, e al fatto che nonostante i sue duemila gravissimi cazzi personali è comunque lì in prima linea a organizzare questa cosa, che non ci porterà benefit economici ma "solo" la gratitudine di qualche persona. Faccio un breve excursus sul mio rapporto con lui, e gli mando un messaggio in cui lo ringrazio per quello che sta facendo, aggiungendo che il miglior modo che ho per ringraziarlo è di rendermi subito operativo. Da come mi risponde capisco che non è più incazzato, ma anzi si è sciolto. Ho visto in quel semplice botta e risposta una scintilla di vera amicizia, ed era potentissima, più dello stato estatico in cui mi stavo crogiolando fino a quel momento.
Non so quanto sia vero, ma sul momento ho identificato la zona grigia su cui stavo riflettendo proprio nel rapporto speciale che abbiamo con i nostri amici!
La via di mezzo tra il mondo "sobrio ed egoista" e quello "fatto ed interconnesso" potrebbe proprio essere la consapevolezza di far parte sì di un mondo profondamente oscuro, ma di non essere gli unici a lottare ogni giorno in prima linea.
Mi sono alzato e con molta fatica mi son diretto vero l'uscita del parco. Attraversando un pratone il mio corpo ha come vissuto un percorso metaforico tra un mondo "celeste" e quello concreto in cui viviamo quotidianamente:
All'inizio camminavo baldanzoso ed etereo, con il corpo completamente sciolto e libero. Allora mi sono reso conto che avrei potuto destare qualche sospetto, quindi mi sono calato sul volto gli occhiali da sole e ho infilato gli auricolari, quasi come a mimettizzarmi per la vergogna, e da solo comprendevo quanto fosse strano un mondo in cui la gioia va mascherata per non apparire anormali. La camminata sciolta e perfetta è tornata la solita di sempre, e mi si son ripresentati tutti quei dolorini che mi affliggono ogni giorno, figli di traumi incidenti e vizi di postura, in pratica il frutto della vita normale.
Sono passato in poco tempo dall'essere una persona fusa con la natura e serena a una normale e acciaccata.
Il passo si è fatto cadenzato, e le chiavi che avevo in tasca tintinnavano regolarmente contribuendo a darmi l'idea di essere non più libero ma incastrato in qualcosa di militaresco.
Mi son detto: "Dai, aggiungiamo un tocco di ipocrisia..." e ho selezionato "Another brick in the wall" dei Floyd sull'ipod. In pratica la canzone che più di molte esorta a compiere il percorso inverso a quello che avevo appena fatto.
Eppure non riuscivo a farmi schifo, perché la mente era concentrata sul concetto di amicizia in grado di donare una felicità enorme, e l'unico modo per stringere certi legami è chinare la testa e partecipare a quella guerra che è la vita. Un elicottero è passato sopra al parco, e tra il rumore dei rotori, la vegetazione che mi circondava e la musica anni '70 nelle orecchie mi sembrava davvero di far parte di una scena di un film di guerra
Incrocio due bambine che stavano passeggiando e ridendo portando a spasso un cagnolino, dietro di loro tre donne di mezza età truccate e ingioiellate che portavano a spasso un cagnolino passeggiando e ridendo. Sono andato oltre alle sovrastrutture, e ho visto come nonostante la differenza di età e status sociale, quelle signore nel profondo erano esattamente come le bimbe che le stavano precedendo.
Allora ho provato a osservarmi senza sovrastrutture, e ho visto qualcosa di inaspettato che mi costringerà a investire del tempo per rifletterci sopra... Nulla di negativo, ma certamente inaspettato.
Esco dal parco e faccio quel centinaio di metri che mi separa da casa. Sono ancora più di là che di qua e come apro la porta trovo mia madre in salotto, che inizia a tempestarmi di domande. Faccio appello a tutto me stesso per evitare il disastro, lei mi guarda un po' stranita ma alla fine ce la faccio e mi dirigo al piano di sopra. Grazie occhiali da sole! Che senza di loro avrei potuto pure recitare a memoria l'Amleto, ma con due pupille così larghe non avrei ingannato nessuno
Vado in bagno a lavarmi un po' visto che ero sudatissimo, dopodiché mi metto al computer e inizio a gestire prenotazioni, rimborsi, lamentele, pagamenti...
È stato faticosissimo! Lo schermo non la smetteva di muoversi, le mie orecchie sentivano quello che volevano e capivano tutt'altro, mi dovevo segnare su un foglio di carta le cose da fare e man mano cancellarle per capire a che punto fossi. Non stavo capendo un cazzo! Una cosa leggera come lo sbarco in Normandia insomma.
Come ho finito mi sono gettato a letto a godermi il mal di testa peggiore mai provato in vita mia. Tra sforzo mentale e mascella serratissima per tutte quelle ore (con conseguente collo contrattissimo che non mi abbandona da due giorni) era come avere la testa infilata in una morsa! I denti facevano un male cane per quanto li tenevo stretti...
A parte l'esperienza di vita terrificante, ma comunque da raccontare ai nipotini
Il giorno dopo mi son messo a pensare ai due picchi emotivi del viaggio: la serenità di quand'ero fuso col tutto, e la felicità data dall'essenza dell'amicizia.
Ho fatto il grande distinguo tra serenità e felicità, identificando la prima come assenza di turbamenti (tanto in negativo quanto in positivo) e la seconda come una girandola di emozioni.
Ho pensato alle culture più antiche e dedite all'approfondimento della spiritualità per ricongiungersi a un tutto superiore, e ho realizzato che è uno stile di vita molto bello, però troppo facile... chiudersi al mondo per tentare di raggiungere il cielo è fattibile, ma non richiede nessuno sforzo davvero importante. Se è vero che la morte non esiste e che la vita è di passaggio allora questo è uno stile di vita da codardi. Perché la vita è dura, e se realmente facciamo già parte di un qualcosa di superiore allora perché dedicarsi solo a questo pure per i pochi anni che trascorriamo come uomini?
La serenità non potrà portare a una felicità intensa, perché dedicarsi al raggiungimento della serenità ti preclude i picchi e le creste della vita, ed è molto comodo ma molto incompleto.
La felicità invece è un obiettivo difficile, perché prevede scelte spesso radicali e l'accettazione delle regole del gioco. Sarà però in grado di ricompensarci con qualcosa di meraviglioso!
Se la vita è un giro di giostra tanto vale giocare, perché per essere sereni avremo tutta l'eternità.
Se quel giorno avessi lasciato il mondo al di fuori della mia esperienza sarei stato sereno oltre ogni misura, prendendo quello stato di benessere e godendone.
Mi sarei comportato come un monaco che vive per raggiungere l'illuminazione, tralasciando però il brivido della vita.
Tuttavia ho deciso di abbracciare quello che la vita "normale" mi stava proponendo a gamba tesa, e ho sofferto ma ho anche visto una luce luminosissima in un semplice "valà" scritto da un amico. Sono stato in pratica su un ottovolante anziché su di un calesse.
È stata un'esperienza profondamente diversa dall'ultima di cui ho fatto il report, però posso dire che tirandone le somme la conclusione è sempre quella:
La vita è l'arte di aggiungere cose a questo mondo.
La vita è uno spettacolo meraviglioso, e anche quando è negativa dobbiamo viverla appieno, perché anche l'elettricità ha bisogno di una differenza di potenziale per scorrere.
La contemplazione la lascio ai sassi
Vi ringrazio per la lettura e vi lascio il brano che durante il trip ho avuto la necessità di sentire un sacco di volte, e che a modo suo tratta proprio del dualismo serenità/felicità
Qui, per chi non l'avesse presente, il testo per comprenderla oltre che sentirla Mother Lyrics - The Wall Lyrics - Pink Floyd Lyrics
Decido di provare un cartone di quello che mi era stato venduto come LSD e che invece si è rivelato nbome.
Era una bella giornata di sole ed ero in parco con un'amica, mi ero portato avanti con i lavori che avevo da fare e mi ero tenuto l'agenda vuota apposta per non aver nessun problema.
Sinceramente volevo evitare l'nbome, quindi ho provato prima a mettere in bocca un quartino per provare a riconoscerlo: nessun sapore, eccellente! Dopo qualche minuto che lo tenevo tra labbro e gengiva però la bocca ha iniziato a diventare amara, la lingua era un po' anestetizzata e la mascella era tutto meno che rilassata. Nbome o simile. D'oh!
Ma va beh, ormai ero lì, tanto valeva provare a prendere quanto di buono aveva da offrirmi questa sostanza.
Le prima due ore le passo senza nessun effetto su una panchina a parlare di un po' di tutto con la mia amica, da discorsi banali ad altri più spirituali. A un certo punto i colori assumono una lieve sfumatura violacea, la vista mi si acuisce, e l'enorme orecchino dorato all'orecchio della ragazza mi mostra dei riflessi multicolore palesemente frutto di una distorsione visiva.
Dei cani stanno correndo vicini a noi, e riesco a cogliere il dettaglio dei loro muscoli come nei documentari in slow-motion.
Arriva il momento in cui l'amica mi deve lasciare per andare al lavoro, allora ci alziamo e la accompagno fino al confine del parco. In quel breve percorso continuiamo a parlare, e io capisco quello che dice meglio del solito perché oltre alle parole percepisco alla perfezione il suo stato d'animo attraverso il modificarsi del suo respiro tra una parola e l'altra. Infatti si stava lamentando di un vecchio screzio avuto con il suo capo, da un lato mi diceva che ormai era una cosa superata, dall'altro il respiro era diventato più affannato. In maniera impercettibile, ma quel tanto che bastava per esser colto da me con i sensi amplificati a dismisura. Gliel'ho fatto notare e all'inizio ha provato a negare, poi ha vuotato il sacco e si è arresa all'evidenza

La saluto e mi rendo conto di essere per bene in botta. Quindi ora non dovevo fare altro che godermi quattro passi per il parco cercando magari un punto dove potermi spalmare sul prato lontano da sguardi indiscreti, e siccome quel giorno stavano falciando un po' tutti i prati ho dovuto girare qualche minuto per trovare la posizione ideale.
Mi stendo sotto a un albero, mi rilasso e svuoto un po' la testa. Inizio a percepire in maniera dettagliatissima il mio flusso sanguigno: a partire dal battito più forte del cuore ne seguo il percorso in tutto il corpo, sentendo il flusso diventare sempre più capillare e "formicolante" nelle dita di mani e piedi, per poi tornare indietro fino al cuore e ricominciare il suo ciclo. Mi sono abbandonato a questa sensazione, non mi sono mai sentito così rilassato in vita mia...
Sento il cuore che continua a pulsare ma sale. Non il battito ma proprio il cuore, e lo sento nell'albero alle mie spalle. Ero diventato come una radice, mi stavo fondendo con la natura: una piccola parte depersonalizzata di questo mondo strano e pieno di contraddizioni ma comunque meraviglioso.
Volgo lo sguardo al cielo: le nuvole si moltiplicano, e una porzione di cielo incorniciata da un ramo inizia a mostrarmi alcune geometrie triangolari.
Estasi.
Suona il telefono.
Porca puttana.
Sto organizzando un evento, e pare che nelle ultime ore siano cambiate TUTTE le carte in tavola. Spiego all'amico che aveva chiamato in che condizione fossi in quel preciso istante, chiedendogli di aspettare che fosse sera e l'avrei richiamato io a mente più sobria.
Niente da fare, avevamo le ore contate, dovevo tornare immediatamente a casa. In più lui si incazza perché non ero pronto e scattante bensì con la testa aperta dagli acidi.
Come finisce la chiamata silenzio il telefono, me lo metto in tasca e decido di proseguire nel godermi l'estasi. Il telefono era l'unico anello di congiunzione tra me e il mondo ordinario, e ora che era fuori gioco potevo tornare a non essere più un elemento di questa società ma parte del mondo naturale, almeno per qualche oretta.
Inizio a pensare alla differenza che c'è tra quando si è sobri e quando si è fatti, e mi interrogo sul come definire quella zona grigia che collega questi due mondi. Se c'è qualcosa da apprendere anche da un'improbabile via di mezzo, e nel caso cosa sia effettivamente questa via di mezzo.
Mentre provo a mandare a quel paese il mondo non riesco però a non pensare al mio amico, e al fatto che nonostante i sue duemila gravissimi cazzi personali è comunque lì in prima linea a organizzare questa cosa, che non ci porterà benefit economici ma "solo" la gratitudine di qualche persona. Faccio un breve excursus sul mio rapporto con lui, e gli mando un messaggio in cui lo ringrazio per quello che sta facendo, aggiungendo che il miglior modo che ho per ringraziarlo è di rendermi subito operativo. Da come mi risponde capisco che non è più incazzato, ma anzi si è sciolto. Ho visto in quel semplice botta e risposta una scintilla di vera amicizia, ed era potentissima, più dello stato estatico in cui mi stavo crogiolando fino a quel momento.
Non so quanto sia vero, ma sul momento ho identificato la zona grigia su cui stavo riflettendo proprio nel rapporto speciale che abbiamo con i nostri amici!
La via di mezzo tra il mondo "sobrio ed egoista" e quello "fatto ed interconnesso" potrebbe proprio essere la consapevolezza di far parte sì di un mondo profondamente oscuro, ma di non essere gli unici a lottare ogni giorno in prima linea.
Mi sono alzato e con molta fatica mi son diretto vero l'uscita del parco. Attraversando un pratone il mio corpo ha come vissuto un percorso metaforico tra un mondo "celeste" e quello concreto in cui viviamo quotidianamente:
All'inizio camminavo baldanzoso ed etereo, con il corpo completamente sciolto e libero. Allora mi sono reso conto che avrei potuto destare qualche sospetto, quindi mi sono calato sul volto gli occhiali da sole e ho infilato gli auricolari, quasi come a mimettizzarmi per la vergogna, e da solo comprendevo quanto fosse strano un mondo in cui la gioia va mascherata per non apparire anormali. La camminata sciolta e perfetta è tornata la solita di sempre, e mi si son ripresentati tutti quei dolorini che mi affliggono ogni giorno, figli di traumi incidenti e vizi di postura, in pratica il frutto della vita normale.
Sono passato in poco tempo dall'essere una persona fusa con la natura e serena a una normale e acciaccata.
Il passo si è fatto cadenzato, e le chiavi che avevo in tasca tintinnavano regolarmente contribuendo a darmi l'idea di essere non più libero ma incastrato in qualcosa di militaresco.
Mi son detto: "Dai, aggiungiamo un tocco di ipocrisia..." e ho selezionato "Another brick in the wall" dei Floyd sull'ipod. In pratica la canzone che più di molte esorta a compiere il percorso inverso a quello che avevo appena fatto.
Eppure non riuscivo a farmi schifo, perché la mente era concentrata sul concetto di amicizia in grado di donare una felicità enorme, e l'unico modo per stringere certi legami è chinare la testa e partecipare a quella guerra che è la vita. Un elicottero è passato sopra al parco, e tra il rumore dei rotori, la vegetazione che mi circondava e la musica anni '70 nelle orecchie mi sembrava davvero di far parte di una scena di un film di guerra

Incrocio due bambine che stavano passeggiando e ridendo portando a spasso un cagnolino, dietro di loro tre donne di mezza età truccate e ingioiellate che portavano a spasso un cagnolino passeggiando e ridendo. Sono andato oltre alle sovrastrutture, e ho visto come nonostante la differenza di età e status sociale, quelle signore nel profondo erano esattamente come le bimbe che le stavano precedendo.
Allora ho provato a osservarmi senza sovrastrutture, e ho visto qualcosa di inaspettato che mi costringerà a investire del tempo per rifletterci sopra... Nulla di negativo, ma certamente inaspettato.
Esco dal parco e faccio quel centinaio di metri che mi separa da casa. Sono ancora più di là che di qua e come apro la porta trovo mia madre in salotto, che inizia a tempestarmi di domande. Faccio appello a tutto me stesso per evitare il disastro, lei mi guarda un po' stranita ma alla fine ce la faccio e mi dirigo al piano di sopra. Grazie occhiali da sole! Che senza di loro avrei potuto pure recitare a memoria l'Amleto, ma con due pupille così larghe non avrei ingannato nessuno

Vado in bagno a lavarmi un po' visto che ero sudatissimo, dopodiché mi metto al computer e inizio a gestire prenotazioni, rimborsi, lamentele, pagamenti...
È stato faticosissimo! Lo schermo non la smetteva di muoversi, le mie orecchie sentivano quello che volevano e capivano tutt'altro, mi dovevo segnare su un foglio di carta le cose da fare e man mano cancellarle per capire a che punto fossi. Non stavo capendo un cazzo! Una cosa leggera come lo sbarco in Normandia insomma.
Come ho finito mi sono gettato a letto a godermi il mal di testa peggiore mai provato in vita mia. Tra sforzo mentale e mascella serratissima per tutte quelle ore (con conseguente collo contrattissimo che non mi abbandona da due giorni) era come avere la testa infilata in una morsa! I denti facevano un male cane per quanto li tenevo stretti...
A parte l'esperienza di vita terrificante, ma comunque da raccontare ai nipotini

Ho fatto il grande distinguo tra serenità e felicità, identificando la prima come assenza di turbamenti (tanto in negativo quanto in positivo) e la seconda come una girandola di emozioni.
Ho pensato alle culture più antiche e dedite all'approfondimento della spiritualità per ricongiungersi a un tutto superiore, e ho realizzato che è uno stile di vita molto bello, però troppo facile... chiudersi al mondo per tentare di raggiungere il cielo è fattibile, ma non richiede nessuno sforzo davvero importante. Se è vero che la morte non esiste e che la vita è di passaggio allora questo è uno stile di vita da codardi. Perché la vita è dura, e se realmente facciamo già parte di un qualcosa di superiore allora perché dedicarsi solo a questo pure per i pochi anni che trascorriamo come uomini?
La serenità non potrà portare a una felicità intensa, perché dedicarsi al raggiungimento della serenità ti preclude i picchi e le creste della vita, ed è molto comodo ma molto incompleto.
La felicità invece è un obiettivo difficile, perché prevede scelte spesso radicali e l'accettazione delle regole del gioco. Sarà però in grado di ricompensarci con qualcosa di meraviglioso!
Se la vita è un giro di giostra tanto vale giocare, perché per essere sereni avremo tutta l'eternità.
Se quel giorno avessi lasciato il mondo al di fuori della mia esperienza sarei stato sereno oltre ogni misura, prendendo quello stato di benessere e godendone.
Mi sarei comportato come un monaco che vive per raggiungere l'illuminazione, tralasciando però il brivido della vita.
Tuttavia ho deciso di abbracciare quello che la vita "normale" mi stava proponendo a gamba tesa, e ho sofferto ma ho anche visto una luce luminosissima in un semplice "valà" scritto da un amico. Sono stato in pratica su un ottovolante anziché su di un calesse.
È stata un'esperienza profondamente diversa dall'ultima di cui ho fatto il report, però posso dire che tirandone le somme la conclusione è sempre quella:
La vita è l'arte di aggiungere cose a questo mondo.
La vita è uno spettacolo meraviglioso, e anche quando è negativa dobbiamo viverla appieno, perché anche l'elettricità ha bisogno di una differenza di potenziale per scorrere.
La contemplazione la lascio ai sassi

Vi ringrazio per la lettura e vi lascio il brano che durante il trip ho avuto la necessità di sentire un sacco di volte, e che a modo suo tratta proprio del dualismo serenità/felicità