m.hirst (2000)
hariportato i dati etnobotanici rela*tivi a questa pianta,riguardanti gli indovini (
amagqirha)
della tribù dei Xhosa che vivono in Sud Africa (Eastern Cape), dovela pianta è considerata come una radice medicinale (
ubulawu)
con il nome
diundlela ziimhlophe,
cioè “vie bianche”. La radice è un dono (
usipho)
degli antenati ed è parte delle offerte fatte durante i riti diiniziazione degli indovini. Ma l’uso più importante è comeoneirogeno nell’adde*stramento degli indovini e dei guaritorinovizi (per lo più donne), sotto forma di radice polverizzata. Ilprin*cipale effetto sarebbe la produzione di sogni lucidi e ancheprofetici, riportati dai novizi agli indovini che li guidano durantel’iniziazione. In particolare, ci sa*rebbero due tipi diesperienze oniriche; la prima è ca*ratterizzata da elementisimbolici e riguarda temi della vita del sognatore, mentre la secondaè più distinta*mente profetica, con immediata e direttarelazione a esperienze personali del sognatore. Tutte le varietà di
ubulawu
ingerite producono sogni lucidi e differiscono nelle immaginioniriche indotte, a seconda del luogo in cui crescono; quelle checrescono vicino al fiume, nei prati o nella foresta indurrannorispettiva*mente sogni associati al fiume, ai prati o allaforesta. L’ingestione della radice è l’unico vero principio perstabilire se una persona sia veramente chiamata dagli antenati perdiventare un indovino o no. Solo il prescelto sognerebbe, mentre lepersone normali po*trebbero ingerire la radice anche in grandequantità, senza però avere alcun sogno. Inoltre, solo gli indovi*niXhosa possono identificare, raccogliere e utilizzare la pianta. Inparticolare, il luogo di raccolta è mostrato all’indovino in unsogno in cui l’intera pianta è cir*condata da una luce bianca;il mattino successivo, l’in*dovino la raccoglierà nel luogoche ha visto proprio in sogno.
Perquanto riguarda le sperimentazioni, alcuni dati sono riportati da
hirst
(
id.).
Durante un pomerig*gio, egli ingerì a digiuno 200-250 mg diradice polve*rizzata in acqua; il gusto era leggermente amaro.Dopo circa 20 minuti, vide linee di luce di fronte a lui, comeriflessi luminosi sulla superficie in movimento del*l’acqua diun fiume, e l’esperimento terminò un’ora più tardi, senzaeffetti fisici collaterali Nelle prime ore del mattino successivo, sisvegliò all’improvviso, tre*mante e affannato; aveva avuto ilsogno più vivido della sua vita (ricordato ancora chiaramente 25anni dopo), caratterizzato da un contenuto mitico e da un significatoprofetico. Egli non ha mai riportato altera*zioni del suo statoordinario di veglia. In un altro caso, dopo avere masticato unpiccolo pezzo di radice, un professore di Farmacia dell’Universitàdi Rhodes spe*rimentò deboli effetti, con percezione di ombre eco*lori astratti. In più, due studenti specializzandi inpsi*cologia ingerirono negli anni ‘70 grandi quantità diradice ottenuta da un indovino Xhosa, ma dopo vari tentativi nonriuscirono a sognare.
Recentemente,il sottoscritto ha realizzato alcuni sag*gi con la radicepolverizzata, assumendola in differen*ti quantità durante ilpomeriggio o immediatamente prima di dormire. I risultati sono diseguito riportati.
Con100 mg ingeriti nel pomeriggio, dopo 15-20 minuti si sono manifestatii primi effetti. Sono apparse ombre ai lati del campo visivo, seguiteda fosfeni (punti brillanti che emergevano rapidamente dal cielo).Poi, vi è stata la percezione in lontananza di qualcosa di simile auna foschia azzurra che lentamente si dileguava. La durata totaledell’esperimento fu di circa 1 ora e durante la notte non vi furonosogni particolari. Con l’ingestione di 60 mg prima di dormire, dopomezz’ora si è registrata la percezione di alcuni punti brillanti edi alcune linee rette luminose. Durante le prime fasi del sonno, leimmagini mentali sembravano un po’ più intense del solito, conpercezione di motivi geometrici, di cui alcuni colorati o inmovimento. Il mattino successivo non vi sono stati ricordi di sogniparticolari. Impiegando 200 mg prima di dormire, dopo mezz’ora sisono percepite alcune linee luminose isolate e ondulate e alcunevaghe ombre, insieme ad alcune deboli variazioni dell’intensitàdella luce riflessa. Vi è stata anche una leggera intensificazionedell’immaginazione mentale prima di addormentarsi (percezione diforme inusuali e di reticoli), ma nessun sogno significativo.
Considerandoche la valutazione dell’attività oneirogena non è semplice elimitandoci ai limitati esperimenti sopra riportati, si potrebbe direche la pian*ta possa essere considerata essenzialmente come unopsichedelico molto leggero, senza effetti fisici collaterali. Ilfatto che negli ultimi casi citati non sono stati registrati sogniparticolari, solo un leggero incre*mento nella produzione diimmagini ipnagogiche quando la radice è stata ingerita prima didormire, potrebbe essere relazionato al fatto che il contestocul*turale ed emozionale non era significativo, come nel casoriportato da
hirst.
Pressogli Xhosa, la pianta è usata come medicina emetica e anche percurare la pazzia; infatti, la radice macinata è posta in acqua eviene data a bere al pazien*te; alla fine, “egli si calmerà einizierà a parlarti” (id. ).
Attualmente,
S.capensis
non è una pianta molto conosciuta. I dati farmacologici disponibilisono ancora scarsi e il principio attivo (uno o più) è ancorasconosciuto; i membri della famiglia a cui appartiene produconoantocianine, pinitolo e saponine triterpeniche e il principio attivopotrebbe essere ipoteticamente rappresentato da uno di questi ultimicomposti
(id.).
In alcune analisi chimiche preliminari mediante cromatografia sustrato sottile, non è stato evidenziato nessun composto“psicotropicamente” rilevante
(appendino
2003).