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Holofractale de l'hypervérité
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[h=1]PERCHÉ VEDIAMO QUEL CHE VEDIAMO QUANDO SIAMO IN ACIDO[/h]Di Brian Anderson
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Sono passate tre ore da quando hai mangiato due spessi cartoni di altissima qualità, e l'LSD sta davvero spingendo. Te ne accorgi perché tutto e tutti intorno a te sembrano strani e diventa sempre peggio. Non è la tua prima volta, ma chi vuoi prendere in giro? Non sei il re dell’acido. Sei solo l’ennesima macchietta nella fauna variegata di psiconauti che di tanto in tanto lasciano annegare il cervello nell'acido.
Sei elettrico. Il tuo cervello è un continente solo parzialmente mappato. Il tuo occhio mentale sta spazzando equazioni ingarbugliate e complesse, test, e vicoli ciechi logici, e continuerà a farlo per le prossime 10 ore, forse di più. Sei immerso in frattali senza fondo e alveari. Ti arrampichi su grate e declivi alti come montagne, e ora invece stai seguendo il contorno della filigrana e di ricami del Rifugio del Tempo. Separi il rumore dall’aria, cazzo, spargendo detriti sonici su di te come una specie di strano rituale. Ti guardi le mani e vedi che sono sciolte in una poltiglia carnosa. Ti giri verso il tuo compagno, un amico fidato che ora sembra vomitare fuoco per scacciare un branco di folletti robot mangia-caviglie. Le pareti stanno respirando, ne sei sicuro. Stai viaggiando.
Queste sono solo alcune delle visioni ad occhi aperti, illusioni e percezioni profonde malate che colorano gli strani, lunghi, a volte dolorosamente sublimi viaggi nella Fattoria delle Risate. Sei più o meno a un terzo del cammino ed è come se non avessi nemmeno battuto una volta le ciglia (per non parlare di quello che potresti aver odorato o addirittura assaggiato a questo punto della tua odissea interiore). Quel che non è chiarissimo è il perché: acidi, DMT, psilocibina, mescalina, ayahuasca, qualsiasi cosa. Quando ti fai, perché i tuoi occhi ricevono certi stimoli visivi piuttosto che altri? Perché alcuni oggetti quotidiani appaiono strani o più fragili di altri? Perché giuri sulla tua vita di vedere cose—oggetti, persone, le forze della natura—che invece non vedresti mai se non fossi all'apice del viaggio?
Per scoprirlo, dai una bella occhiata alla tua faccia quando sei fatto. Quel che potresti vedere è che il perché di una bella onda allucinatoria è intenso e vitale come il cosa, le visioni stesse—forse ancora di più. Ma perché? Perché vediamo quel che vediamo quando siamo in acido?
È un enigma che ci accompagna da quando gli uomini hanno iniziato ad alterarsi gli stati di coscienza deliberatamente con sostanze chimiche, vale a dire dall’inizio della storia dell’uomo. Ancora oggi, anche con capacità sempre maggiori di comprensione del cervello, continua a confondere e intrigare scienziati, ricercatori, chimici amatoriali e appassionati psiconauti, in egual misura. Per citare solo uno dei numerosi studi sulla psichedelia, il quesito "perché vediamo quelle cose quando usiamo sostanze psichedeliche" è al centro di un saggio (ecco il pdf), pubblicato nell’agosto del 2000 sul giornale della Royal Society, che si è concentrato sulla “strabiliante” esperienza visiva delle allucinazioni geometriche.
Uno sguardo al titolo, "Geometric visual hallucinations, Euclidean symmetry and the functional architecture of striate cortex" [“Allucinazioni visive geometriche, simmetria euclidea e l’architettura funzionale della corteccia striata”], e agli autori, tra cui matematici dalle università di Utah, Chicago e Houston, oltre a ricercatori del Salk Institute for Biological Studies e del National Institutes of Health, e appare subito chiaro che per capire il perché, esattamente, vediamo quel che vediamo (o che crediamo di vedere) dobbiamo fare affidamento tanto sulla geometria di base, quanto su neurologia, psicofarmacologia e sulle scienze cognitive in genere.
D’accordo, forse non proprio geometria di base. È una questione non da poco. Sei pratico di teoria della perturbazione di Rayleigh-Schrodinger o di analisi sulla stabilità non lineare secondo la riduzione di Liapunov-Schmidt? Perché se non sei un asso della matematica e non sei nemmeno in acido, pensare a queste faccende può darti l’impressione di essere strafatto di LSD.
Non voglio dire che il saggio non meriti una lettura attenta, o che quel che sto per estrapolare gli renda giustizia. Ma l’idea è che nel discorso sulle costanti che modellano le forme, usando numeri e teorie della forma, i ricercatori hanno ipotizzato l’esistenza di “schemi di connessione” tra la retina, la corteccia visiva e i suoi circuiti neuronali, che servono da fonte da cui spillare le classiche visioni psichedeliche.
Alla fine, i ricercatori hanno scoperto una stretta relazione tra costanti delle forme, quei disegni geometrici regolarmente osservati in stati di alterazione, e le forme pianificate o i contorni degli oggetti visti dall’alto. Questi risultati dipendono dalla “speculazione dettagliata” della connettività laterale della corteccia visiva, attività cerebrale al centro della nostra capacità di riconoscere un oggetto e i suoi contorni, e il modo in cui si relaziona ad altri oggetti.
Così, emergeva una curiosa possibilità. Se “i meccanismi corticali con cui si generano le allucinazioni geometriche” sono veramente ospitati nella corteccia visiva, scrivono i ricercatori, sembra plausibile che gli stessi meccanismi responsabili delle visioni geometriche, tipiche della pischedelia, siano simili a quelli che permettono agli uomini di comprendere i contorni e i confini. È tutta un'altra prospettiva.
Ma non credetemi sulla parola. Leggete il saggio. È un viaggio.
Ed è solo uno degli studi. E anche se è certamente vero che le voci secondo cui siamo all’inizio di un rinascimento psichedelico nel 2013 possono non suonare così pazze—Rick Doblin, capo della Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies, mi ha detto di recente che la ricerca sulla psichedelia “sta fiorendo”—è tuttora difficile ottenere gran parte degli psicotropi per scopi di ricerca. Ed è per questo che dobbiamo fare tesoro degli studi che abbiamo, come "The Visual Components of a Psychedelic Experience".
"The Visual Components" è piuttosto esaustivo, ma senza tutto il gergo scientifico che potrebbe allontanare i non addetti ai lavori. L’articolo—che deve nondimeno essere preso con le pinze, come faremmo con qualsiasi altro compendio online sulla conoscenza delle droghe—fa ordine tra LSD, LSA, psilocibina, DMT, ayahuasca, mescalina, bufotenina, 5meoDMT, AMT, armina, armalina, MDA e le classi chimiche 2Cx e DOx e li divide a seconda dei componenti visivi e cognitivi dell’esperienza psichedelica.
Quindi, anche semplificando un po' il contenuto dell'articolo, è interessante notare le diverse sfumature di quel che crediamo di sapere su quello che vediamo quando siamo in trip.
VISIONE ACCENTUATA
Vedi: aumento acume visivo, miglioramento delle percezione dei colori e dei disegni. Bisognerà pure iniziare da qualche parte, no?
LEGGERA DISTORSIONE
Ovvero, “Distorsione o alterazione visiva”. La fase successiva include svarioni visivi, come si vede in Breathing Wall di Bill Meyers-Riggs, una rappresentazione abbastanza intensa dell’effetto di scivolamento con alta resa dei dettagli, e i suoi quattro sottotipi: 1. modificazione, 2. respirazione, 3. scioglimento, 4. scorrimento. Lo scivolamento visivo può manifestarsi su quattro diversi canali di intensità visiva: periferica, diretta, distinta e tutti questi insieme.
Ad accompagnare questo secondo livello di percezioni visive ci sono cambi di colore, di percezioni di profondità, di capacità di ostacolare la luce (trasparente, traslucido, opaco e tutti questi insieme), ripetizione simmetrica di una texture, e un effetto di scomposizione noto come taglio dello scenario.
MATEMATICA MENTALE
Il terzo livello è parte integrante del sopracitato studio sulla geometria visiva. È a questo punto che arriva la geometria visiva; nelle sue varie ripetizioni, dalla meno drammatica e incomprensibile fino alla più profonda, che include rumori immaginari, movimento e colore, geometrie parzialmente definiti e geometrie definite, geometrie tridimensionali, percezioni fisiche e i “Livello 7A” e “7B”—che sono rispettivamente, “esposizione alla totalità della struttura neurologica” e “esposizione ai meccanismi interni della coscienza umana”. Puoi già vedere il picco del tuo viaggio all'orizzonte.
VEDERE L’INESISTENTE
La fine. L’ultima fase è allucinatoria: immaginazione, trasformazioni, allucinazioni (ce ne sono di quattro tipi: entità autonome; paesaggi, scenari e scenografie; concetti; trame e storie).
Per i non iniziati, è quasi impossibile provare a immaginare quel che si vede in acido. I tentativi di replicare l’esperienza psichedelica stanno diventando un po’ un’industria di nicchia dell'internet (vedete per esempioTexture Breathing di Form Constant, all’inizio del post).
Ma vedete, non ce n'è bisogno. È cominciato da sole tre ore, ricordate, e forse fareste meglio a ricordarvi quanto fatto notare dal neurologo e psiconauta Oliver Sacks nel suo libro Musicophilia. “Ogni atto di percezione,” scrive Sacks, “è in qualche misura un atto di creazione, e ogni atto di memoria è in qualche misura un atto di immaginazione.”
Se la forma della psichedelia del futuro è già tutta nella nostra testa, be’, stiamo attenti.
Perché vediamo quel che vediamo quando siamo in acido | VICE Italia
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Sono passate tre ore da quando hai mangiato due spessi cartoni di altissima qualità, e l'LSD sta davvero spingendo. Te ne accorgi perché tutto e tutti intorno a te sembrano strani e diventa sempre peggio. Non è la tua prima volta, ma chi vuoi prendere in giro? Non sei il re dell’acido. Sei solo l’ennesima macchietta nella fauna variegata di psiconauti che di tanto in tanto lasciano annegare il cervello nell'acido.
Sei elettrico. Il tuo cervello è un continente solo parzialmente mappato. Il tuo occhio mentale sta spazzando equazioni ingarbugliate e complesse, test, e vicoli ciechi logici, e continuerà a farlo per le prossime 10 ore, forse di più. Sei immerso in frattali senza fondo e alveari. Ti arrampichi su grate e declivi alti come montagne, e ora invece stai seguendo il contorno della filigrana e di ricami del Rifugio del Tempo. Separi il rumore dall’aria, cazzo, spargendo detriti sonici su di te come una specie di strano rituale. Ti guardi le mani e vedi che sono sciolte in una poltiglia carnosa. Ti giri verso il tuo compagno, un amico fidato che ora sembra vomitare fuoco per scacciare un branco di folletti robot mangia-caviglie. Le pareti stanno respirando, ne sei sicuro. Stai viaggiando.
Queste sono solo alcune delle visioni ad occhi aperti, illusioni e percezioni profonde malate che colorano gli strani, lunghi, a volte dolorosamente sublimi viaggi nella Fattoria delle Risate. Sei più o meno a un terzo del cammino ed è come se non avessi nemmeno battuto una volta le ciglia (per non parlare di quello che potresti aver odorato o addirittura assaggiato a questo punto della tua odissea interiore). Quel che non è chiarissimo è il perché: acidi, DMT, psilocibina, mescalina, ayahuasca, qualsiasi cosa. Quando ti fai, perché i tuoi occhi ricevono certi stimoli visivi piuttosto che altri? Perché alcuni oggetti quotidiani appaiono strani o più fragili di altri? Perché giuri sulla tua vita di vedere cose—oggetti, persone, le forze della natura—che invece non vedresti mai se non fossi all'apice del viaggio?
Per scoprirlo, dai una bella occhiata alla tua faccia quando sei fatto. Quel che potresti vedere è che il perché di una bella onda allucinatoria è intenso e vitale come il cosa, le visioni stesse—forse ancora di più. Ma perché? Perché vediamo quel che vediamo quando siamo in acido?
È un enigma che ci accompagna da quando gli uomini hanno iniziato ad alterarsi gli stati di coscienza deliberatamente con sostanze chimiche, vale a dire dall’inizio della storia dell’uomo. Ancora oggi, anche con capacità sempre maggiori di comprensione del cervello, continua a confondere e intrigare scienziati, ricercatori, chimici amatoriali e appassionati psiconauti, in egual misura. Per citare solo uno dei numerosi studi sulla psichedelia, il quesito "perché vediamo quelle cose quando usiamo sostanze psichedeliche" è al centro di un saggio (ecco il pdf), pubblicato nell’agosto del 2000 sul giornale della Royal Society, che si è concentrato sulla “strabiliante” esperienza visiva delle allucinazioni geometriche.
Uno sguardo al titolo, "Geometric visual hallucinations, Euclidean symmetry and the functional architecture of striate cortex" [“Allucinazioni visive geometriche, simmetria euclidea e l’architettura funzionale della corteccia striata”], e agli autori, tra cui matematici dalle università di Utah, Chicago e Houston, oltre a ricercatori del Salk Institute for Biological Studies e del National Institutes of Health, e appare subito chiaro che per capire il perché, esattamente, vediamo quel che vediamo (o che crediamo di vedere) dobbiamo fare affidamento tanto sulla geometria di base, quanto su neurologia, psicofarmacologia e sulle scienze cognitive in genere.
D’accordo, forse non proprio geometria di base. È una questione non da poco. Sei pratico di teoria della perturbazione di Rayleigh-Schrodinger o di analisi sulla stabilità non lineare secondo la riduzione di Liapunov-Schmidt? Perché se non sei un asso della matematica e non sei nemmeno in acido, pensare a queste faccende può darti l’impressione di essere strafatto di LSD.
Non voglio dire che il saggio non meriti una lettura attenta, o che quel che sto per estrapolare gli renda giustizia. Ma l’idea è che nel discorso sulle costanti che modellano le forme, usando numeri e teorie della forma, i ricercatori hanno ipotizzato l’esistenza di “schemi di connessione” tra la retina, la corteccia visiva e i suoi circuiti neuronali, che servono da fonte da cui spillare le classiche visioni psichedeliche.
Alla fine, i ricercatori hanno scoperto una stretta relazione tra costanti delle forme, quei disegni geometrici regolarmente osservati in stati di alterazione, e le forme pianificate o i contorni degli oggetti visti dall’alto. Questi risultati dipendono dalla “speculazione dettagliata” della connettività laterale della corteccia visiva, attività cerebrale al centro della nostra capacità di riconoscere un oggetto e i suoi contorni, e il modo in cui si relaziona ad altri oggetti.
Così, emergeva una curiosa possibilità. Se “i meccanismi corticali con cui si generano le allucinazioni geometriche” sono veramente ospitati nella corteccia visiva, scrivono i ricercatori, sembra plausibile che gli stessi meccanismi responsabili delle visioni geometriche, tipiche della pischedelia, siano simili a quelli che permettono agli uomini di comprendere i contorni e i confini. È tutta un'altra prospettiva.
Ma non credetemi sulla parola. Leggete il saggio. È un viaggio.
Ed è solo uno degli studi. E anche se è certamente vero che le voci secondo cui siamo all’inizio di un rinascimento psichedelico nel 2013 possono non suonare così pazze—Rick Doblin, capo della Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies, mi ha detto di recente che la ricerca sulla psichedelia “sta fiorendo”—è tuttora difficile ottenere gran parte degli psicotropi per scopi di ricerca. Ed è per questo che dobbiamo fare tesoro degli studi che abbiamo, come "The Visual Components of a Psychedelic Experience".
"The Visual Components" è piuttosto esaustivo, ma senza tutto il gergo scientifico che potrebbe allontanare i non addetti ai lavori. L’articolo—che deve nondimeno essere preso con le pinze, come faremmo con qualsiasi altro compendio online sulla conoscenza delle droghe—fa ordine tra LSD, LSA, psilocibina, DMT, ayahuasca, mescalina, bufotenina, 5meoDMT, AMT, armina, armalina, MDA e le classi chimiche 2Cx e DOx e li divide a seconda dei componenti visivi e cognitivi dell’esperienza psichedelica.
Quindi, anche semplificando un po' il contenuto dell'articolo, è interessante notare le diverse sfumature di quel che crediamo di sapere su quello che vediamo quando siamo in trip.
VISIONE ACCENTUATA
Vedi: aumento acume visivo, miglioramento delle percezione dei colori e dei disegni. Bisognerà pure iniziare da qualche parte, no?
LEGGERA DISTORSIONE
Ovvero, “Distorsione o alterazione visiva”. La fase successiva include svarioni visivi, come si vede in Breathing Wall di Bill Meyers-Riggs, una rappresentazione abbastanza intensa dell’effetto di scivolamento con alta resa dei dettagli, e i suoi quattro sottotipi: 1. modificazione, 2. respirazione, 3. scioglimento, 4. scorrimento. Lo scivolamento visivo può manifestarsi su quattro diversi canali di intensità visiva: periferica, diretta, distinta e tutti questi insieme.
Ad accompagnare questo secondo livello di percezioni visive ci sono cambi di colore, di percezioni di profondità, di capacità di ostacolare la luce (trasparente, traslucido, opaco e tutti questi insieme), ripetizione simmetrica di una texture, e un effetto di scomposizione noto come taglio dello scenario.
MATEMATICA MENTALE
Il terzo livello è parte integrante del sopracitato studio sulla geometria visiva. È a questo punto che arriva la geometria visiva; nelle sue varie ripetizioni, dalla meno drammatica e incomprensibile fino alla più profonda, che include rumori immaginari, movimento e colore, geometrie parzialmente definiti e geometrie definite, geometrie tridimensionali, percezioni fisiche e i “Livello 7A” e “7B”—che sono rispettivamente, “esposizione alla totalità della struttura neurologica” e “esposizione ai meccanismi interni della coscienza umana”. Puoi già vedere il picco del tuo viaggio all'orizzonte.
VEDERE L’INESISTENTE
La fine. L’ultima fase è allucinatoria: immaginazione, trasformazioni, allucinazioni (ce ne sono di quattro tipi: entità autonome; paesaggi, scenari e scenografie; concetti; trame e storie).
Per i non iniziati, è quasi impossibile provare a immaginare quel che si vede in acido. I tentativi di replicare l’esperienza psichedelica stanno diventando un po’ un’industria di nicchia dell'internet (vedete per esempioTexture Breathing di Form Constant, all’inizio del post).
Ma vedete, non ce n'è bisogno. È cominciato da sole tre ore, ricordate, e forse fareste meglio a ricordarvi quanto fatto notare dal neurologo e psiconauta Oliver Sacks nel suo libro Musicophilia. “Ogni atto di percezione,” scrive Sacks, “è in qualche misura un atto di creazione, e ogni atto di memoria è in qualche misura un atto di immaginazione.”
Se la forma della psichedelia del futuro è già tutta nella nostra testa, be’, stiamo attenti.
Perché vediamo quel che vediamo quando siamo in acido | VICE Italia