Eterodosso
Neurotransmetteur
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Ho aperto un nuovo topic solo per motivi di maggior visibilità, e, anche, perchè stavolta è tutt'un'altra faccenda (a cominciare dall'estetica degli apostrofi).
Se i mod vorranno unirlo al mio precedente, risparmio loro fatica e posto il link: http://www.psychonaut.com/primi-passi/54162-primi-deludenti-passi-nel-mondo-della-psylocibe.html
In più, all'epoca del topic precedente, non avevo ancora accesso a questa sezione, che mi sembra la più appropriata.
Ho cominciato a scrivere questo report mentre ancora l'esperienza era in corso, con abbondanti revisioni a cosa finita, come le frasi fino a qui. Ora comincia il report “dal dentro”. Il risultato finale, forse, sarà disomogeneo e troppo frammentato, ma non l'ho volutamente (quasi) toccato, visto che ho reputato un pregio l'esposizione, anche incoerente, di quanto passava per la mia testa al momento.
Un'indispensabile premessa: sarò più che prolisso, anzi, decisamente debordante. E l'OT sarà talmente regola che, volutamente, e per non inchiavicare (mi è piaciuto il termine, usato non ricordo da chi, nel forum, commentando, in un thread, le continue apparizioni dell'inquietante avatar di Oldbrand che recitava, di continuo, “Edit”) tutto il chilometrico post.
La location è la solita, casa mia (con questo tempo, chi si avventura all'esterno?), l'ora, più o meno, pure, la moglie anche (assente per settimana “in bianco”, visto che, in Trentino, dove si trova ora, ci sono solo gli scarsi residui della neve caduta a novembre, pochi metri quadrati; parlare di “settimana bianca”, quindi, sarebbe un'evidente forzatura, e minchia che gusto a scrivere e ad usare aggettivi apostrofati).
Sono, circa, a due ore e mezzo dall'assunzione di una lemon tek (madonna che schifo, qualche minuto fa ho ceduto all'impulso, che durava perlomeno da una mezz'ora, di vomitare, ed io, come molti altri, odio vomitare; ma amo le parentesi e la punteggiatura) di psylocibe hollandia (15 gr.), opportunamente frullata per dover masticarla meno.
La partenza, dopo il classico quarto d'ora/venti minuti, è stata sempre quella: sbadigli, spossatezza, un po' di instabilità nel camminare, ma poi, di botto, visual multicolori che non vi dico (e non potrei, anche volendo), in costante, lentissimo, movimento, ma un po' sfuocati, e, anche per questo, privi di un qualsivoglia significato comprensibile. Ed “illuminati” da una o più fonti interne dislocate in tutte le direzioni tranne che (e qualcosa vorrà pur dire) in alto. Mi muovevo all'interno di me stesso, o, per meglio dire, delle mie precezioni.
Come temevo, la vomitata ha dato il via alla fase di calo, tant'é vero che sto qui a scrivere. Proverò a rimediare con una canna: avevo pensato, prima ad una “vaporizzata”, ma non so se avrei retto il colpo in gola, e, ora che sono in decisa fase di calo, posso. Prima, no. Mi sono acceso (che frustrazione), a distanza di (penso) 10 minuti l'una dall'altra, un paio di sigarette, ma (e io fumo da tempi immemori) non ho retto che per, massimo, 3 tirate: la puzza di carta bruciata, mai percepita prima, era intollerabile. Sarà stato, anche, effetto della nausea, di cui permane ancora qualche residuo, a livello di stomaco, soprattutto.
Ma, per ora, rimando, in favore del “diritto di cronaca”.
Prima, oltre al montante mal di stomaco, avevano assunto una rilevanza che non avrei mai creduto, alcune circostanze personali. L'essere reiki master, anche se ho abbandonato: era una strada che mi sembrava sterile, pura espansione sensoriale e fenomenologia, corredata da ciarpame teosofico come contorno teorico/spirituale; prima, però, ho “masterizzato”, perdonate il neologismo, gratuitamente (e so che non dovrei dirlo, per non farmi nemici, ma il nick mi protegge; e poi, fuori dai denti, e dal topic, non si può dire “il reiki è amore” e poi farsi pagare, l'amore a pagamento è prerogativa delle troje, ed io non mi sento tale né, tantomeno, aspiro a diventarlo), un paio di persone, di cui una, ancora, quando la incontro, mi chiama “maestro” (ma de che!). E l'essere cintura marrone di tai chi chuan, stile yang. Quando mi muovevo (e, in più momenti, non potevo non muovermi), provavo, come dire, una doppia consapevolezza, l'armonia del movimento fisico in accordo col movimento interno ed il fluire del Chi (mai provato prima, se non in misura molto ridotta). Ma anche dolore: dimenticavo (ma non c'è, purtroppo, reciprocità) la tallonite di cui soffro da un paio di mesi, curata, finora, senza esito. E che non mancava di “sinistrare” (anche se il piede è il destro) la sensazione di pienezza e fluidità del movimento.
Altre circostanze rilevanti: abbastanza stanco. Ho dovuto accompagnare mia moglie che, inizialmente, era partita autonomamente, alle 2 di notte, verso il pullman che l'avrebbe portata in montagna, ma, poi, si è accorta di aver dimenticato una essenziale valigia, e, alle tre di notte, sono dovuto partire a velocità folle verso il punto d'incontro, visto che la consorte, soprattutto (ma non solo) di notte, complice una marcata miopia, non vede una mazza. Sono rientrato alle 4 passate del mattino (no, della notte, il sole mica c'era) e, causa l'adrenalina scatenata dall'aver, colpevolmente, guidato a 150 orari, (attenuante: in autostrada, deserta) ho chiuso occhio verso le 5, per poi svegliarmi, come al solito, alle 7:30, minuto più, minuto meno. E, dopo, le cose da fare erano talmente tante che provare a riaddormentarsi sarebbe stato completamente fuori luogo.
Ma ora, ragazzi, canna: l'effetto del tartufo sta scemando a vista d'occhio, e un po' di nausea permane. Ma ne è valsa la pena, decisamente.
…....................................................................
Ora è il giorno dopo. Riprendo il report.
Quando ho iniziato a rollare, gli effetti erano decisamente in calo, diciamo al 10%. Finita la canna (anzi, anche un po' prima della fine), sbam! Anche troppo. Un'high mai raggiunto (beh, ben poche volte). Ma una reazione fisica molto pesante. Sono andato a stendermi a letto (anche se, “steso”, lo ero già), e mi sono reso improvvisamente conto che stavo sudando freddo. La nausea andava e veniva ad ondate (ed ogni ondata lasciava, dietro di sé, più acqua della precedente) sempre più frequenti, in più una sensazione di malessere fisico generale, ma molto forte. Ho passato almeno 10 minuti in bagno, in prossimità del water, perché i conati di vomito si succedevano sempre più rapidamente, ma anche le contrazioni più forti non servivano a buttar fuori niente. Frequenza cardiaca e respiratoria stavano aumentando (me ne sono reso conto solo dopo, tornata la pace), ed il sudore freddo permaneva. Basta, ho pensato. Sono andato, barcollante, in cucina e, con molto sforzo (camminare e muoversi coerentemente erano un'impresa titanica), ho mandato giù un paio di cucchiaini di zucchero di canna (tanto per restare in tema) con un po' d'acqua per facilitare masticazione ed assorbimento. Non era un “bad trip”, comunque, o, meglio, lo era solo (ma non è poco) a livello fisico. Lo zucchero non mi ha tradito: nel giro di pochi minuti tutti i disagi fisici sono cessati, solo la nausea ha avuto un calo appena più graduale. E, a questo punto, la sinergia tra canabinoidi e psilocina si è piacevolmente scatenata. Avevo sentito, in passato, amici che si dicevano: “Ti è mai successo che una canna facesse risalire l'acido?”, ed è esattamente quello che è successo, anche se di acido non si trattava. Ci speravo, comunque, vista anche una delle esperienze precedenti. I cannabinoidi guidavano la marcia, ma il paesaggio che osservavo aveva una profondità psilocinica. Il “ritmo” era più veloce che nel top psilocinico (in cui era un movimento lentissimo e costante). Ne è scaturita un'introspezione profonda, anche se estremamente concentrata su aspetti particolari. E non tutti personali (che, scusate, tengo per me, coinvolgendo lati caratteriali ed esperienze vissute che ritengo troppo private per essere postate): ad esempio, ho realizzato la radice profonda del significato del numero 8, e, per estensione, dei principi e dell'utilizzo della “vera” numerologia. Ogni numero è un archetipo, che possiamo invocare (nel puro senso etimologico di “chiamare dentro”, in-vocare) quando ne abbiamo bisogno, per ristabilire un equilibrio o per necessità derivata dalle circostanze (vabbé, a ben vedere è la stessa cosa), o se vogliamo “sperimentarlo”, assaporarne le sfumature e le potenzialità di azione e di crescita interiore. Pensare che l'avevo sempre reputata una solenne str..zata (effettivamente, così come viene presentata e diffusa, lo è). Riporto questo non per “fare il figo” o cercare di vestire i panni del “saggio della montagna”, ma, molto semplicemente, per rendere l'idea di quella profondità raggiunta dall'esperienza che, mi sono reso conto rileggendo, non traspariva abbastanza da quanto scritto finora.
Ovviamente, durante tutto questo, ero stramazzato sul letto, e, dopo un tempo imprecisabile, mi sono addormentato (anche perché l'esperienza è iniziata alle 20:15, e, nel frattempo, si era fatta una certa ora, sicuramente più in là dell'1:00, e la stanchezza pregressa c'era tutta).
Nel complesso, un'ottima esperienza, pur se funestata dalla scarsa collaborazione del fisico.
Ora sono giunto ad una conclusione: basta tartufi (mi accontenterò di quello nero, intendo proprio il Tuber Melanosporum, o Tartufo pregiato di Norcia, che coltivo nella mia tartufaia), basta vomitate (mentre fumavo, mi sono accorto che la parete interna dei miei denti era più “adesiva”, meno liscia: era il fottuto acido cloridrico dei succhi gastrici che, nonostante i risciacqui effettuati, aveva dato una bella botta allo smalto, anche se, suppongo, l'avesse data anche al tartaro in perenne formazione), lascio questo tipo di “purificazione” a chi se lo vuol sorbettare. Tanto che ho rinunciato al progetto di ayahuasca che avevo in serbo, pur rimanendo l'intenzione di avere, appena posso, anch'io un incontro con Demetra (mi piace più di Dimitri, anche perché ha delle implicazioni decisamente più profonde, e, per di più, è, coerentemente, un nome femminile) nella sua più cristallina delle manifestazioni terrene.
E per aggiungere ulteriore carne sul fuoco, in frigo sta fremendo nell'attesa di essere utilizzata (ed avverrà a brevissimo), una siringa con spore di Golden Teacher.
Un grazie a chi avrà avuto la pazienza di leggere fin qui.
Se i mod vorranno unirlo al mio precedente, risparmio loro fatica e posto il link: http://www.psychonaut.com/primi-passi/54162-primi-deludenti-passi-nel-mondo-della-psylocibe.html
In più, all'epoca del topic precedente, non avevo ancora accesso a questa sezione, che mi sembra la più appropriata.
Ho cominciato a scrivere questo report mentre ancora l'esperienza era in corso, con abbondanti revisioni a cosa finita, come le frasi fino a qui. Ora comincia il report “dal dentro”. Il risultato finale, forse, sarà disomogeneo e troppo frammentato, ma non l'ho volutamente (quasi) toccato, visto che ho reputato un pregio l'esposizione, anche incoerente, di quanto passava per la mia testa al momento.
Un'indispensabile premessa: sarò più che prolisso, anzi, decisamente debordante. E l'OT sarà talmente regola che, volutamente, e per non inchiavicare (mi è piaciuto il termine, usato non ricordo da chi, nel forum, commentando, in un thread, le continue apparizioni dell'inquietante avatar di Oldbrand che recitava, di continuo, “Edit”) tutto il chilometrico post.
La location è la solita, casa mia (con questo tempo, chi si avventura all'esterno?), l'ora, più o meno, pure, la moglie anche (assente per settimana “in bianco”, visto che, in Trentino, dove si trova ora, ci sono solo gli scarsi residui della neve caduta a novembre, pochi metri quadrati; parlare di “settimana bianca”, quindi, sarebbe un'evidente forzatura, e minchia che gusto a scrivere e ad usare aggettivi apostrofati).
Sono, circa, a due ore e mezzo dall'assunzione di una lemon tek (madonna che schifo, qualche minuto fa ho ceduto all'impulso, che durava perlomeno da una mezz'ora, di vomitare, ed io, come molti altri, odio vomitare; ma amo le parentesi e la punteggiatura) di psylocibe hollandia (15 gr.), opportunamente frullata per dover masticarla meno.
La partenza, dopo il classico quarto d'ora/venti minuti, è stata sempre quella: sbadigli, spossatezza, un po' di instabilità nel camminare, ma poi, di botto, visual multicolori che non vi dico (e non potrei, anche volendo), in costante, lentissimo, movimento, ma un po' sfuocati, e, anche per questo, privi di un qualsivoglia significato comprensibile. Ed “illuminati” da una o più fonti interne dislocate in tutte le direzioni tranne che (e qualcosa vorrà pur dire) in alto. Mi muovevo all'interno di me stesso, o, per meglio dire, delle mie precezioni.
Come temevo, la vomitata ha dato il via alla fase di calo, tant'é vero che sto qui a scrivere. Proverò a rimediare con una canna: avevo pensato, prima ad una “vaporizzata”, ma non so se avrei retto il colpo in gola, e, ora che sono in decisa fase di calo, posso. Prima, no. Mi sono acceso (che frustrazione), a distanza di (penso) 10 minuti l'una dall'altra, un paio di sigarette, ma (e io fumo da tempi immemori) non ho retto che per, massimo, 3 tirate: la puzza di carta bruciata, mai percepita prima, era intollerabile. Sarà stato, anche, effetto della nausea, di cui permane ancora qualche residuo, a livello di stomaco, soprattutto.
Ma, per ora, rimando, in favore del “diritto di cronaca”.
Prima, oltre al montante mal di stomaco, avevano assunto una rilevanza che non avrei mai creduto, alcune circostanze personali. L'essere reiki master, anche se ho abbandonato: era una strada che mi sembrava sterile, pura espansione sensoriale e fenomenologia, corredata da ciarpame teosofico come contorno teorico/spirituale; prima, però, ho “masterizzato”, perdonate il neologismo, gratuitamente (e so che non dovrei dirlo, per non farmi nemici, ma il nick mi protegge; e poi, fuori dai denti, e dal topic, non si può dire “il reiki è amore” e poi farsi pagare, l'amore a pagamento è prerogativa delle troje, ed io non mi sento tale né, tantomeno, aspiro a diventarlo), un paio di persone, di cui una, ancora, quando la incontro, mi chiama “maestro” (ma de che!). E l'essere cintura marrone di tai chi chuan, stile yang. Quando mi muovevo (e, in più momenti, non potevo non muovermi), provavo, come dire, una doppia consapevolezza, l'armonia del movimento fisico in accordo col movimento interno ed il fluire del Chi (mai provato prima, se non in misura molto ridotta). Ma anche dolore: dimenticavo (ma non c'è, purtroppo, reciprocità) la tallonite di cui soffro da un paio di mesi, curata, finora, senza esito. E che non mancava di “sinistrare” (anche se il piede è il destro) la sensazione di pienezza e fluidità del movimento.
Altre circostanze rilevanti: abbastanza stanco. Ho dovuto accompagnare mia moglie che, inizialmente, era partita autonomamente, alle 2 di notte, verso il pullman che l'avrebbe portata in montagna, ma, poi, si è accorta di aver dimenticato una essenziale valigia, e, alle tre di notte, sono dovuto partire a velocità folle verso il punto d'incontro, visto che la consorte, soprattutto (ma non solo) di notte, complice una marcata miopia, non vede una mazza. Sono rientrato alle 4 passate del mattino (no, della notte, il sole mica c'era) e, causa l'adrenalina scatenata dall'aver, colpevolmente, guidato a 150 orari, (attenuante: in autostrada, deserta) ho chiuso occhio verso le 5, per poi svegliarmi, come al solito, alle 7:30, minuto più, minuto meno. E, dopo, le cose da fare erano talmente tante che provare a riaddormentarsi sarebbe stato completamente fuori luogo.
Ma ora, ragazzi, canna: l'effetto del tartufo sta scemando a vista d'occhio, e un po' di nausea permane. Ma ne è valsa la pena, decisamente.
…....................................................................
Ora è il giorno dopo. Riprendo il report.
Quando ho iniziato a rollare, gli effetti erano decisamente in calo, diciamo al 10%. Finita la canna (anzi, anche un po' prima della fine), sbam! Anche troppo. Un'high mai raggiunto (beh, ben poche volte). Ma una reazione fisica molto pesante. Sono andato a stendermi a letto (anche se, “steso”, lo ero già), e mi sono reso improvvisamente conto che stavo sudando freddo. La nausea andava e veniva ad ondate (ed ogni ondata lasciava, dietro di sé, più acqua della precedente) sempre più frequenti, in più una sensazione di malessere fisico generale, ma molto forte. Ho passato almeno 10 minuti in bagno, in prossimità del water, perché i conati di vomito si succedevano sempre più rapidamente, ma anche le contrazioni più forti non servivano a buttar fuori niente. Frequenza cardiaca e respiratoria stavano aumentando (me ne sono reso conto solo dopo, tornata la pace), ed il sudore freddo permaneva. Basta, ho pensato. Sono andato, barcollante, in cucina e, con molto sforzo (camminare e muoversi coerentemente erano un'impresa titanica), ho mandato giù un paio di cucchiaini di zucchero di canna (tanto per restare in tema) con un po' d'acqua per facilitare masticazione ed assorbimento. Non era un “bad trip”, comunque, o, meglio, lo era solo (ma non è poco) a livello fisico. Lo zucchero non mi ha tradito: nel giro di pochi minuti tutti i disagi fisici sono cessati, solo la nausea ha avuto un calo appena più graduale. E, a questo punto, la sinergia tra canabinoidi e psilocina si è piacevolmente scatenata. Avevo sentito, in passato, amici che si dicevano: “Ti è mai successo che una canna facesse risalire l'acido?”, ed è esattamente quello che è successo, anche se di acido non si trattava. Ci speravo, comunque, vista anche una delle esperienze precedenti. I cannabinoidi guidavano la marcia, ma il paesaggio che osservavo aveva una profondità psilocinica. Il “ritmo” era più veloce che nel top psilocinico (in cui era un movimento lentissimo e costante). Ne è scaturita un'introspezione profonda, anche se estremamente concentrata su aspetti particolari. E non tutti personali (che, scusate, tengo per me, coinvolgendo lati caratteriali ed esperienze vissute che ritengo troppo private per essere postate): ad esempio, ho realizzato la radice profonda del significato del numero 8, e, per estensione, dei principi e dell'utilizzo della “vera” numerologia. Ogni numero è un archetipo, che possiamo invocare (nel puro senso etimologico di “chiamare dentro”, in-vocare) quando ne abbiamo bisogno, per ristabilire un equilibrio o per necessità derivata dalle circostanze (vabbé, a ben vedere è la stessa cosa), o se vogliamo “sperimentarlo”, assaporarne le sfumature e le potenzialità di azione e di crescita interiore. Pensare che l'avevo sempre reputata una solenne str..zata (effettivamente, così come viene presentata e diffusa, lo è). Riporto questo non per “fare il figo” o cercare di vestire i panni del “saggio della montagna”, ma, molto semplicemente, per rendere l'idea di quella profondità raggiunta dall'esperienza che, mi sono reso conto rileggendo, non traspariva abbastanza da quanto scritto finora.
Ovviamente, durante tutto questo, ero stramazzato sul letto, e, dopo un tempo imprecisabile, mi sono addormentato (anche perché l'esperienza è iniziata alle 20:15, e, nel frattempo, si era fatta una certa ora, sicuramente più in là dell'1:00, e la stanchezza pregressa c'era tutta).
Nel complesso, un'ottima esperienza, pur se funestata dalla scarsa collaborazione del fisico.
Ora sono giunto ad una conclusione: basta tartufi (mi accontenterò di quello nero, intendo proprio il Tuber Melanosporum, o Tartufo pregiato di Norcia, che coltivo nella mia tartufaia), basta vomitate (mentre fumavo, mi sono accorto che la parete interna dei miei denti era più “adesiva”, meno liscia: era il fottuto acido cloridrico dei succhi gastrici che, nonostante i risciacqui effettuati, aveva dato una bella botta allo smalto, anche se, suppongo, l'avesse data anche al tartaro in perenne formazione), lascio questo tipo di “purificazione” a chi se lo vuol sorbettare. Tanto che ho rinunciato al progetto di ayahuasca che avevo in serbo, pur rimanendo l'intenzione di avere, appena posso, anch'io un incontro con Demetra (mi piace più di Dimitri, anche perché ha delle implicazioni decisamente più profonde, e, per di più, è, coerentemente, un nome femminile) nella sua più cristallina delle manifestazioni terrene.
E per aggiungere ulteriore carne sul fuoco, in frigo sta fremendo nell'attesa di essere utilizzata (ed avverrà a brevissimo), una siringa con spore di Golden Teacher.
Un grazie a chi avrà avuto la pazienza di leggere fin qui.