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Holofractale de l'hypervérité
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Il governo del presidente Enrique Peña Nieto mette al bando le sostanze utilizzate dai “guaritori” diffusi in tutto il paese
PAOLO MANZO
Il governo del presidente messicano Enrique Peña Nieto ha dichiarato guerra agli sciamani. Viene messa, così, in discussione per la prima volta una delle tradizioni più antiche del paese che si rifà alla cultura indigena. Ovvero l’uso di sostanze allucinogene in cerimonie religiose. Ma adesso, nell’ambito di una nuova e - secondo le intenzioni - più drastica politica antidroga, anche queste sostanze saranno messe al bando (alcune già lo sono come il famoso fungo allucinogeno ‘peyote’) tagliando così definitivamente le gambe alle centinaia di sciamani che operano in tutto il Messico. In particolare sotto accusa finisce una delle sostanze più utilizzate nelle cerimonie rituali, la “salvia divinorum”, meglio conosciuta come la “Hierba de los Dioses”, l’erba degli dei, estratta da una potentissima pianta allucinogena, in vendita finora liberamente nei mercati, a circa 8 euro l’etto.
In Messico cresce rapidamente e ovunque e con la stessa facilità la si incontra anche su Internet. Di qui l’allarme delle autorità. “È necessario inserirla nella lista delle sostanze che creano dipendenza e che necessitano dunque di un controllo - spiega Fernando Cano Valle, medico della Conacid, la Commissione nazionale contro le dipendenze - il suo consumo è davvero pericoloso e se usata indiscriminatamente può portare alla morte”. L’erba degli dei si può fumare o ingerire attraverso infusioni ma il risultato è lo stesso: allucinazioni di ogni tipo che per gli sciamani sono terapeutiche mentre per gli scienziati possono essere letali.
I diretti interessati ovviamente protestano e già immaginano interi paesini a rimpiangere le antiche tradizioni che furono e il benessere economico da loro portato. Come è il caso del piccolo villaggio di Huatla de Jiménez, nello stato di Oaxaca, in passato meta di personaggi dello showbiz come i Rolling Stones, i Beatles e perfino Jim Morrison. Qui per anni, infatti, ha operato una “curandera”, María Sabina, che oltre ad usare la salvia divenne famosa per i funghi allucinogeni.
Con il nuovo divieto adesso, al di là delle cerimonie locali, si tagliano le gambe anche ad un nuovo turismo, per lo più europeo e statunitense, che porta sempre più giovani in cerca di esperienze “psichedeliche” mascherate da cerimonie rituali. Anche l’America latina è finita nell’occhio del ciclone negli ultimi mesi per l’uso e l’abuso di un’altra sostanza, l’ayahusca, a causa della quale si sono registrati vari suicidi di giovani in preda ad allucinazioni e ad attacchi psicotici.
Per quanto riguarda il Messico gli sciamani hanno già annunciato una protesta ufficiale. “Per noi è una pianta sacra che usiamo per curare varie malattie. Non la consideriamo affatto una droga”, commenta adirato Magdaleno Flores, sciamano di Huatla che difende la professionalità del settore. “È una conoscenza che abbiamo ereditato dai nostri avi ed è l’unica alternativa per chi non ha soldi né altri mezzi per curarsi”.
La Stampa - Messico, guerra agli sciamani “Troppe droghe nelle cerimonie”
PAOLO MANZO
Il governo del presidente messicano Enrique Peña Nieto ha dichiarato guerra agli sciamani. Viene messa, così, in discussione per la prima volta una delle tradizioni più antiche del paese che si rifà alla cultura indigena. Ovvero l’uso di sostanze allucinogene in cerimonie religiose. Ma adesso, nell’ambito di una nuova e - secondo le intenzioni - più drastica politica antidroga, anche queste sostanze saranno messe al bando (alcune già lo sono come il famoso fungo allucinogeno ‘peyote’) tagliando così definitivamente le gambe alle centinaia di sciamani che operano in tutto il Messico. In particolare sotto accusa finisce una delle sostanze più utilizzate nelle cerimonie rituali, la “salvia divinorum”, meglio conosciuta come la “Hierba de los Dioses”, l’erba degli dei, estratta da una potentissima pianta allucinogena, in vendita finora liberamente nei mercati, a circa 8 euro l’etto.
In Messico cresce rapidamente e ovunque e con la stessa facilità la si incontra anche su Internet. Di qui l’allarme delle autorità. “È necessario inserirla nella lista delle sostanze che creano dipendenza e che necessitano dunque di un controllo - spiega Fernando Cano Valle, medico della Conacid, la Commissione nazionale contro le dipendenze - il suo consumo è davvero pericoloso e se usata indiscriminatamente può portare alla morte”. L’erba degli dei si può fumare o ingerire attraverso infusioni ma il risultato è lo stesso: allucinazioni di ogni tipo che per gli sciamani sono terapeutiche mentre per gli scienziati possono essere letali.
I diretti interessati ovviamente protestano e già immaginano interi paesini a rimpiangere le antiche tradizioni che furono e il benessere economico da loro portato. Come è il caso del piccolo villaggio di Huatla de Jiménez, nello stato di Oaxaca, in passato meta di personaggi dello showbiz come i Rolling Stones, i Beatles e perfino Jim Morrison. Qui per anni, infatti, ha operato una “curandera”, María Sabina, che oltre ad usare la salvia divenne famosa per i funghi allucinogeni.
Con il nuovo divieto adesso, al di là delle cerimonie locali, si tagliano le gambe anche ad un nuovo turismo, per lo più europeo e statunitense, che porta sempre più giovani in cerca di esperienze “psichedeliche” mascherate da cerimonie rituali. Anche l’America latina è finita nell’occhio del ciclone negli ultimi mesi per l’uso e l’abuso di un’altra sostanza, l’ayahusca, a causa della quale si sono registrati vari suicidi di giovani in preda ad allucinazioni e ad attacchi psicotici.
Per quanto riguarda il Messico gli sciamani hanno già annunciato una protesta ufficiale. “Per noi è una pianta sacra che usiamo per curare varie malattie. Non la consideriamo affatto una droga”, commenta adirato Magdaleno Flores, sciamano di Huatla che difende la professionalità del settore. “È una conoscenza che abbiamo ereditato dai nostri avi ed è l’unica alternativa per chi non ha soldi né altri mezzi per curarsi”.
La Stampa - Messico, guerra agli sciamani “Troppe droghe nelle cerimonie”