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Sale drogué·e
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Stimolatoda un commento di Samorini sulla Datura, sono andato a rileggermi questa (poco conosciuta) proprietà di alcune piante, ve la presento:
ALLELOPATIA
L'allelopatia o antagonismo radicale è un fenomeno che interviene molto frequentemente nella competizione interspecifica e intraspecifica tra le piante nell'agroecosistema, per cui una pianta rilascia nel terreno, a seguito del metabolismo della stessa, sostanze (cd. metaboliti secondari) che inibiscono la crescita e lo sviluppo di piante concorrenti. Tali sostanze si comportano perciò come fitotossine radicali (amigdalina dal pesco e florizina dal melo).
L'allelopatia riduce pertanto la competizione interspecifica, perché diminuisce o elimina altre piante potenzialmente competitrici nella disponibilità delle risorse (nutrienti, acqua, luce). D'altro canto, negli ultimi anni l'allelopatia è considerata come quel fenomeno che inibisce o incrementa la crescita delle piante (hormesis).
Sotto l'aspetto tecnico è considerato un fenomeno negativo nei casi di reimpianto, in quanto fa parte del complesso di fenomeni alla base della stanchezza del terreno: a causa della presenza di tossine radicali, diverse specie da frutto, in particolare le drupacee, manifestano sintomi di sofferenza quando viene reimpiantato un frutteto in successione ad uno della stessa specie. Sotto un altro aspetto, il fenomeno è invece utile negli impianti ad alta densità, in quanto la minore competizione permette una riduzione della distanza tra le file. (wikipwdia)
L'allelopatia riguarda il fenomeno dell'effetto nocivo dell'uno sull'altro, questo in termini generali, le prime teorie furono stese da Teofrasto nel 300 a.C.
Verificandosi molti meccanismi di interferenza, identificare specificatamente tali meccanismi non è semplice, sono stati effettuati studi per verificare l’efficacia dei singoli composti rilasciati dalle piante e i rispettivi effetti sinergici in simbiosi con i fattori ambientali.
A complicare tutto esiste l’interferenza tra l’allelopatia e la competizione tra le varie essenze vegetali, tanto è vero che alcuni reputano opportuno indicare con l’interferenza l’effetto globale tra l’allelopatia e la competizione che interagiscono sinergicamente tra di loro.
L’allelochimia è in fase di studio come sostitutivo degli antiparassitari nelle coltivazioni industriali introducendo il presunto composto allelochimico nell’apparato radicale in maniera che venga trasportato dalla pianta “ospite” alla pianta “bersaglio” da eliminare, il punto critico sta nel pasaggio da una pianta all’altra in quanto la ritenzione, il trasporto, la trasformazione e l’influenza dei vari composti chimici presenti nel suolo o prodotti dalla pianta bersaglio hanno un effetto che è ancora oggetto di studi.
Un esempio certo sono l’orzo e lo stramonio che rilasciano alcaloidi in grado di inibire la crescita di alcune essenze “bersaglio”.
(Allelopatia delle piante [Archivio] - Mondodiscus - Forum)
Alcuni alberi più noti che mostrano allelopatia sono: Acer negundo, Ailanto, Magnolia grandiflora, Thuja plicata,
Platano, Eucalipto, Callistemon, Cistus, Verbena, Salvia (solo alcune varietà),Vitex;
bisogna aspettarsi che alcune piante, non tutte, non si svilluppino accanto a queste.Sebbene sia improbabile che un solo arbusto o gruppo di piante uccidano i loro vicini con l'allelopatia, a volte
non si riesce a far crescere nient'altro in una coltivazione intensiva di Cistus o in un' aiuola di Verbena e
Lantana".
Qui un'interssante presentazione:
[h=3]Il ruolo dell'allelopatia nel controllo delle piante infestanti[/h]www.avanzi.unipi.it/comunicazione/convegni/...tec.../ercoli.pd
ALLELOPATIA
L'allelopatia o antagonismo radicale è un fenomeno che interviene molto frequentemente nella competizione interspecifica e intraspecifica tra le piante nell'agroecosistema, per cui una pianta rilascia nel terreno, a seguito del metabolismo della stessa, sostanze (cd. metaboliti secondari) che inibiscono la crescita e lo sviluppo di piante concorrenti. Tali sostanze si comportano perciò come fitotossine radicali (amigdalina dal pesco e florizina dal melo).
L'allelopatia riduce pertanto la competizione interspecifica, perché diminuisce o elimina altre piante potenzialmente competitrici nella disponibilità delle risorse (nutrienti, acqua, luce). D'altro canto, negli ultimi anni l'allelopatia è considerata come quel fenomeno che inibisce o incrementa la crescita delle piante (hormesis).
Sotto l'aspetto tecnico è considerato un fenomeno negativo nei casi di reimpianto, in quanto fa parte del complesso di fenomeni alla base della stanchezza del terreno: a causa della presenza di tossine radicali, diverse specie da frutto, in particolare le drupacee, manifestano sintomi di sofferenza quando viene reimpiantato un frutteto in successione ad uno della stessa specie. Sotto un altro aspetto, il fenomeno è invece utile negli impianti ad alta densità, in quanto la minore competizione permette una riduzione della distanza tra le file. (wikipwdia)
L'allelopatia riguarda il fenomeno dell'effetto nocivo dell'uno sull'altro, questo in termini generali, le prime teorie furono stese da Teofrasto nel 300 a.C.
Verificandosi molti meccanismi di interferenza, identificare specificatamente tali meccanismi non è semplice, sono stati effettuati studi per verificare l’efficacia dei singoli composti rilasciati dalle piante e i rispettivi effetti sinergici in simbiosi con i fattori ambientali.
A complicare tutto esiste l’interferenza tra l’allelopatia e la competizione tra le varie essenze vegetali, tanto è vero che alcuni reputano opportuno indicare con l’interferenza l’effetto globale tra l’allelopatia e la competizione che interagiscono sinergicamente tra di loro.
L’allelochimia è in fase di studio come sostitutivo degli antiparassitari nelle coltivazioni industriali introducendo il presunto composto allelochimico nell’apparato radicale in maniera che venga trasportato dalla pianta “ospite” alla pianta “bersaglio” da eliminare, il punto critico sta nel pasaggio da una pianta all’altra in quanto la ritenzione, il trasporto, la trasformazione e l’influenza dei vari composti chimici presenti nel suolo o prodotti dalla pianta bersaglio hanno un effetto che è ancora oggetto di studi.
Un esempio certo sono l’orzo e lo stramonio che rilasciano alcaloidi in grado di inibire la crescita di alcune essenze “bersaglio”.
(Allelopatia delle piante [Archivio] - Mondodiscus - Forum)
Alcuni alberi più noti che mostrano allelopatia sono: Acer negundo, Ailanto, Magnolia grandiflora, Thuja plicata,
Platano, Eucalipto, Callistemon, Cistus, Verbena, Salvia (solo alcune varietà),Vitex;
bisogna aspettarsi che alcune piante, non tutte, non si svilluppino accanto a queste.Sebbene sia improbabile che un solo arbusto o gruppo di piante uccidano i loro vicini con l'allelopatia, a volte
non si riesce a far crescere nient'altro in una coltivazione intensiva di Cistus o in un' aiuola di Verbena e
Lantana".
Qui un'interssante presentazione:
[h=3]Il ruolo dell'allelopatia nel controllo delle piante infestanti[/h]www.avanzi.unipi.it/comunicazione/convegni/...tec.../ercoli.pd