Iquelo
Glandeuse Pinéale
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- 24/12/14
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LOCATION: Ristorante
Padre:<<Michi, scendi dalla sedia, mangia la pasta>>
Michi:<<No, non ne voglio più>>
Madre:<<Ok, non mangiarla, ma scendi immediatamente dalla sedia>>
Michi:<<No, voglio andare fuori>>
La madre a quel punto si alza è gli da uno schiaffo (lui per fortuna ride) e poi girandosi verso il marito dice:<<Paolo, dagli il cellulare>>
Padre:<<Tieni, gioca ma stai fermo>>
Il piccolo Michi prende l'amatissimo smartphone, si siede composto, apre il suo gioco preferito, abbassa la testa e da quel momento non parla e non si muove più. Quello che ancora non sapete è che Michi ha solo tre anni.
Lo so, lo so. Penserete:"E' il secondo thread che scrive, già ci ha annoiato con libertà, anarchia, Stato, antropologia e bla bla bla... Ora vorrebbe pure farci la morale anarchico-comunista-naturista-perbenista sull'alienazione da tecnologia? Perché, lui in questo momento dov'è, non è davanti a un computer?"
No, no, ragazzi, è molto di più. Arriverà presto il momento in cui vi parlerò della mia esperienza con la noce moscata alla vigilia di Natale , dei miei sogni lucidi, dell'autoipnosi...Ma ora, a poche ore di distanza dalla scena che vi ho narrato sopra e con una tisana allo zenzero tra le mani, voglio condividere con voi i pensieri che da quel momento in poi, durante questo piacevole pranzo di famiglia, mi sono passati per la testa.
La cosa che più mi ha colpito è l'incredibile scena del bimbo che cambia completamente umore non appena prende tra le mani la distrazione e, subito dopo, l'accanimento che gli attraversa il corpo quando perde, quando sbaglia. Però non si sta più alzando dalla sedia, non sta più ridendo, non sta più urlando, non chiede di uscire e mentre gioca la zia lo imbocca. Ergo, i genitori sono tranquilli, hanno fatto il loro dovere, lui sta mangiando e sta facendo il bravo. Lo hanno EDUCATO.
Quindi, se all'inizio pensavate che fosse semplicemente una "morale anarchico-comunista-naturista-perbenista sulla tecnologia", adesso potete ricredervi. E' molto peggio.
Il secondo pensiero è stato questo: ho pensato spesso di voler prendere un cane, però poi penso: ho il tempo, la voglia e la volontà di portarlo fuori, curarlo, dargli da mangiare e farlo stare meglio di come sta ora senza la mia presenza? La risposta a questa domanda è stata sempre NO. Vien da se che alla fine il cane non l'ho mai preso, e ne sono pure felice, perché se decido di prendere un'animale vuol dire che dovrò farlo stare bene, e non prenderlo per la mia unica soddisfazione. Ora, perché la gente non fa lo stesso ragionamento con i figli? E non è un ragionamento facile da fare, perché è un bambino a cui siamo tutti molto legati, è un ragionamento che andava fatto molto prima. A parte il pensiero un po' provocatorio, il succo del discorso è che il confine tra l'educazione e la snaturazione di un figlio è estremamente sottile, siamo noi a decidere, almeno inizialmente, su quale sentiero deve crescere e io penso che, oltre a fargli fare esperienze, fargli sperimentare la vita, insegnargli ciò in cui crediamo e proteggerlo, meno mettiamo le mani nella sua crescita meglio è.
A tutto questo si lega la riflessione finale che ho fatto: stiamo affrontando forse un processo di denaturalizzazione? Mi spiego meglio. Ognuno di noi ha delle emozioni e degli istinti, alcuni più facili da controllare e altri meno, alcuni più frequenti da bambini che nel tempo si attenuano, altri più frequenti crescendo. Ora, immergendoci in questa vita frenetica fatta da divieti e da teorie sulle buone maniere, da bombardamenti di informazioni disturbanti e che influenzano molto il nostro modo vivere e di vedere il mondo, forse stiamo frenando troppo i nostri istinti e le nostre emozioni, diventando molto spesso superficiali e spenti (restando in tema con il thread, anche quello materno/paterno è un istinto). E non solo, riversiamo anche il nostro stress e il nostro nuovo modo di essere nei nostri figli frenando le loro di emozioni e influenzando in negativo la loro crescita.
Tutto qui, avevo bisogno di scrivere queste quattro righe e di condividerle con qualcuno. Pace a tutti.8)
Padre:<<Michi, scendi dalla sedia, mangia la pasta>>
Michi:<<No, non ne voglio più>>
Madre:<<Ok, non mangiarla, ma scendi immediatamente dalla sedia>>
Michi:<<No, voglio andare fuori>>
La madre a quel punto si alza è gli da uno schiaffo (lui per fortuna ride) e poi girandosi verso il marito dice:<<Paolo, dagli il cellulare>>
Padre:<<Tieni, gioca ma stai fermo>>
Il piccolo Michi prende l'amatissimo smartphone, si siede composto, apre il suo gioco preferito, abbassa la testa e da quel momento non parla e non si muove più. Quello che ancora non sapete è che Michi ha solo tre anni.
Lo so, lo so. Penserete:"E' il secondo thread che scrive, già ci ha annoiato con libertà, anarchia, Stato, antropologia e bla bla bla... Ora vorrebbe pure farci la morale anarchico-comunista-naturista-perbenista sull'alienazione da tecnologia? Perché, lui in questo momento dov'è, non è davanti a un computer?"
No, no, ragazzi, è molto di più. Arriverà presto il momento in cui vi parlerò della mia esperienza con la noce moscata alla vigilia di Natale , dei miei sogni lucidi, dell'autoipnosi...Ma ora, a poche ore di distanza dalla scena che vi ho narrato sopra e con una tisana allo zenzero tra le mani, voglio condividere con voi i pensieri che da quel momento in poi, durante questo piacevole pranzo di famiglia, mi sono passati per la testa.
La cosa che più mi ha colpito è l'incredibile scena del bimbo che cambia completamente umore non appena prende tra le mani la distrazione e, subito dopo, l'accanimento che gli attraversa il corpo quando perde, quando sbaglia. Però non si sta più alzando dalla sedia, non sta più ridendo, non sta più urlando, non chiede di uscire e mentre gioca la zia lo imbocca. Ergo, i genitori sono tranquilli, hanno fatto il loro dovere, lui sta mangiando e sta facendo il bravo. Lo hanno EDUCATO.
Quindi, se all'inizio pensavate che fosse semplicemente una "morale anarchico-comunista-naturista-perbenista sulla tecnologia", adesso potete ricredervi. E' molto peggio.
Il secondo pensiero è stato questo: ho pensato spesso di voler prendere un cane, però poi penso: ho il tempo, la voglia e la volontà di portarlo fuori, curarlo, dargli da mangiare e farlo stare meglio di come sta ora senza la mia presenza? La risposta a questa domanda è stata sempre NO. Vien da se che alla fine il cane non l'ho mai preso, e ne sono pure felice, perché se decido di prendere un'animale vuol dire che dovrò farlo stare bene, e non prenderlo per la mia unica soddisfazione. Ora, perché la gente non fa lo stesso ragionamento con i figli? E non è un ragionamento facile da fare, perché è un bambino a cui siamo tutti molto legati, è un ragionamento che andava fatto molto prima. A parte il pensiero un po' provocatorio, il succo del discorso è che il confine tra l'educazione e la snaturazione di un figlio è estremamente sottile, siamo noi a decidere, almeno inizialmente, su quale sentiero deve crescere e io penso che, oltre a fargli fare esperienze, fargli sperimentare la vita, insegnargli ciò in cui crediamo e proteggerlo, meno mettiamo le mani nella sua crescita meglio è.
A tutto questo si lega la riflessione finale che ho fatto: stiamo affrontando forse un processo di denaturalizzazione? Mi spiego meglio. Ognuno di noi ha delle emozioni e degli istinti, alcuni più facili da controllare e altri meno, alcuni più frequenti da bambini che nel tempo si attenuano, altri più frequenti crescendo. Ora, immergendoci in questa vita frenetica fatta da divieti e da teorie sulle buone maniere, da bombardamenti di informazioni disturbanti e che influenzano molto il nostro modo vivere e di vedere il mondo, forse stiamo frenando troppo i nostri istinti e le nostre emozioni, diventando molto spesso superficiali e spenti (restando in tema con il thread, anche quello materno/paterno è un istinto). E non solo, riversiamo anche il nostro stress e il nostro nuovo modo di essere nei nostri figli frenando le loro di emozioni e influenzando in negativo la loro crescita.
Tutto qui, avevo bisogno di scrivere queste quattro righe e di condividerle con qualcuno. Pace a tutti.8)